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Diari Kids, lo spin-off di Tv Diari sulla pelle dei teen

Dal 1 ottobre è arrivato su Sky DeA Kids, un nuovo canale per bambini edito dalla De Agostini e qui presentato dalla nostra Francesca Camerino. Il suo merito principale è di poter proporre quotidianamente sul satellite alcuni dei propri cartoni più cult, come Heidi, Anna dai Capelli Rossi e L’Ape Maia, ancora contesi dalle generaliste

6 Dicembre 2008 12:25

diarikids

Dal 1 ottobre è arrivato su Sky DeA Kids, un nuovo canale per bambini edito dalla De Agostini e qui presentato dalla nostra Francesca Camerino. Il suo merito principale è di poter proporre quotidianamente sul satellite alcuni dei propri cartoni più cult, come Heidi, Anna dai Capelli Rossi e L’Ape Maia, ancora contesi dalle generaliste nonché spesso in edicola.

Peccato che, sintonizzandosi sul canale alla ricerca di una programmazione rassicurante, si faccia una scoperta devastante. DeA Kids, infatti, alterna – come cattiva abitudine di molti teen-channel – cartoni per bambini a programmi di intrattenimento autoprodotti, che farebbero strabuzzare gli occhi persino a un genitore progressista per l’alta diseducatività dei contenuti proposti.

tommaso deakidsDa una costola di Tv Diari, reality del gruppo Espresso andato in onda nel 2006 su All Music, è nato Diari Kids, una produzione Magnolia. Stessa formula, stesso meccanismo di partecipazione con una variante aberrante: i diaristi sono diventati bambini dagli 8 ai 14 anni. Ogni giorno scrivono un capitolo della loro vita a portata di webcam, atteggiandosi come divetti della tv e piegandosi con fare smaliziato alle logiche da reality. A decretare, infatti, la permanenza dei loro video di presentazione è il famigerato pubblico sovrano, presumibilmente composto da coetanei invidiosi che vorrebbero essere al loro posto (per fortuna almeno votano gratis sul web e non tramite televoto).

alex diarikidsNella puntata su cui mi sono sintonizzato ieri c’era una ragazzina che reagiva in modo indispettito alla sua eliminazione, con pose da diva maltrattata. Al suo posto è entrato in gara uno sbarbatello, con il poster di Eminem nella stanza e un look completamente omologato al cliché del rapper. Diceva di non poter fare a meno dei cappelli, che la sua vita è la musica e che già scriveva canzone sue con la voglia di inciderle un giorno. Con aria da figo dell’hip-pop, invitava i ragazzi a farlo restare in gara per poterlo conoscere meglio. Collegandomi sul sito scopro che la prima edizione di Diari Kids si è conclusa e lo ha incoronato vincitore. Nel video pubblicato sulla sua scheda “Alex” si presenta così:

“Sto ascoltando Caparezza, uno dei più grandi rapper italiani. Per me il rap è uno stile di vita, complicato, che viene dalla strada, dall’antichità degli anni ’90, degli anni ’80. Per me è una cosa anche concreta. Per me mi fa sentire che ci sono anch’io, per me il rap mi fa capire che ho una voce in capitolo. Il rap puoi parlare di tutti, del parchetto, del tuo quartiere. Ti dà l’opportunità di parlare di tutto il mondo. Puoi sfottere, puoi sfotterti, puoi parlare di te, puoi parlare di altro, puoi fare tutto quello che vuoi. Io sono un rapper italiano ma sono pentito, vorrei essere un rapper americano perché il rap americano è molto diverso rispetto a quello italiano. Quello italiano è una lenticchia. Io quante volte passeggio per la strada e vedo gli altri che mi guardano male, perché mi vesto da barbone, da uno che vive in strada. Ma il rap è questo. Voi ridete di me perché sono diverso. Io rido di voi perché siete tutti uguali. Io sono orgoglioso dello stile di vita che ho, ho trovato una famiglia che mi permette di avere questo stile di vita. Per me il rap è la vita che io vivo. Peace”.

Ora non si tratta di essere bigotti, ma fortemente delusi da un marchio editoriale che, nel sito ufficiale, titola:

Un mondo dedicato ai bambini divertente, stimolante, educativo.

Un marchio a cui un genitore si affida, abbonandosi al satellite anche per un’offerta più mirata all’intrattenimento dei propri figli. E invece, usando Heidi come alibi, si sostengono produzioni dall’alto tasso commerciale, che sfruttano l’immagine dei più piccoli per aumentare la visibilità del canale. Né più né meno di quanto si sia fatto con Ernestino Schinella su RaiUno, con la differenza che lì si mandava in prima serata un talento precoce del canto mentre qui si fa un reality sulla pelle dei bambini. E per di più non in una rete generalista, dove c’è la scusa del facile ascolto.