Home Notizie MI ASSOCIO E RILANCIO SU PINTER, QUANDO LA TV NON E’ TRASH

MI ASSOCIO E RILANCIO SU PINTER, QUANDO LA TV NON E’ TRASH

La morte di Harold Pinter mi colpisce e mi associo a quel che ha scritto Malaparte. Se batto le dita sui tasti è perchè la sua morte, al di là del Nobel che ricevette, suggerisce qualche riflessione sulla televisione quando ancora non era finita nel trash. Chi mi segue, sa che considero il trash senza

25 Dicembre 2008 21:52

La morte di Harold Pinter mi colpisce e mi associo a quel che ha scritto Malaparte. Se batto le dita sui tasti è perchè la sua morte, al di là del Nobel che ricevette, suggerisce qualche riflessione sulla televisione quando ancora non era finita nel trash. Chi mi segue, sa che considero il trash senza spocchia e prevenzioni, convinto come sono da anni che ieri si giudicavano spazzatura le farse dei comici (compreso Totò) e poi le e li si rivalutava dopo anni, trasformando la spazzatura in pepite d’oro. Il trash può essere un humus nel quale passano infinite cose, l’importante è essere attrezzati per capire e non fare, come si dice, di tutta l’erba un fascicolo da archivio delle lagnanze,e basta.

Dunque, intervengo perchè ho conosciuto Pinter a Londra dove mi ero recato a vedere spettacoli e film ma soprattutto per carpire qualche segreto del mestiere ai dirigenti e ai creativi della BBC. Erano gli ultimi anni Settanta. Conoscevo il teatro di Pinter e i suoi lavori cinematografici come sceneggiatore, tra questi ultimi i film da me amatissimi di Joseph Losey, “Il servo” (1962) e “The go between” (1970); poi leggerò anche la sceneggiatura tratta da Marcel Proust scritta per Luchino Visconti, film che non si fece. Fra i testi per la scena, prediligevo “Il calapranzi” (1957), “Il guardiano” (1959), “No Man’s Land” (1974), “Tradimenti” (1978). Pinter era un incrocio di vivaci talenti personale e di duttilità mentale, un uomo dell’avanguardia ma anche un autore capace di fare tutte le cose, comprese quelle non ostinatamente imbevute di avanguardia a ogni costo.

Fu Pinter che mi introdusse alla BBC e a chi lavorava alla ricerca creativa. Capii subito che la situazione londinese non aveva nulla in comune con quella italiana. A parte le collaborazioni dirette di Pinter ai programmi, la BBC di quel tempo stava molto attenta ai valori della scrittura e del racconto per la scena. Insieme a Pinter, c’erano a contribuire molti altri fra cui Joe Orton- che mi è capitato di citare propro in un commento recente su Tv Blog sempre a proposito di creatività e di linguaggi. Orton- a cui Stephen Frears (altro collaboratore della tv) ha dedicato il film “Prick up”, la biografia dello scrittore finita con un’atroce morte a martellate da parte del compagno- era stato scoperto nei teatri e valorizzato dalla tv che aveva commissionato e trasmesso drammi e commedie, tra cui “La ruffiana sulla scala”.

Ecco uno dei punti di cui parlammo con Pinter: l’attenzione alla pagina scritta inventata per la scena e il set, reinventata per la radio e la tv. Nel rispetto della libertà degli autori che, in quegli anni, sulla scia dei “giovani arrabbiati” di Londra, John Osborne ad esempio, stimolavano e cambiavano lo spettacolo, le proposte culturali inglesi.
“Alza le chiappe da dietro la scrivania”, erano le parole che circolavano tra Pinter e i signori della BBC, ovvero portare le chiappe (e il resto) in quei luoghi dove si sperimentava, si facevano proposte curiose, si agitavano idee, nascevano autori-promesse.

Da quelle conservazioni ed esperienze londinesi sono passati anni e le chiappe anche là si muovono di meno ma, al confronto, quelle dei nostri capi addetti alla innovazione sono avvitate sulle poltrone e lì fanno ogni sorta di evacuazione. Sono sicuro che, pragmatico-idealista com’era, Pinter, noto per le sue prese di posizioni politiche cariche di sfide, continuerebbe a dire che il problema delle chiappe si associa a quello delle teste, per cui sarebbe il caso di tenere conto di questa lezione, non tanto perchè viene da un grande autore premio Nobel quanto perchè rispecchia una situazione che va peggiorando.

La tv oggi sta ferma e aspetta che il mondo (inteso come possibili talenti) vada a fare provini su provini da loro, provini che spesso non servono a un tubo e sono buoni-benchè spesso finti- per essere riciclati e strappare al pubblico qualche faticosa risata di sarcasmo. Ieri, ricorda Pinter, c’erano le idee e i capi e capetti andavano loro a far prove per capire e avvicinare i talenti; oggi dilaga il provinismo, seminterrato (titolo di una commedia proprio di Pinter) o sottoscala del trashismo acuto.
ITALO MOSCATI