Amarcord 2008 – Intervista a Carlo Bixio
Amarcord 2008. Carlo Bixio è il produttore che più di tutti sta riscuotendo i maggiori successi con le fiction a lunga serialità indifferentemente su Rai e Mediaset. Sta per partire su Canale 5 la terza attesissima stagione de I Cesaroni mentre sta proseguendo con successo su Raiuno la nuova Tutti pazzi per amore e in
Amarcord 2008. Carlo Bixio è il produttore che più di tutti sta riscuotendo i maggiori successi con le fiction a lunga serialità indifferentemente su Rai e Mediaset. Sta per partire su Canale 5 la terza attesissima stagione de I Cesaroni mentre sta proseguendo con successo su Raiuno la nuova Tutti pazzi per amore e in tutto questo non va dimenticato il seguito del Medico in Famiglia con tanti personaggi storici. Ecco perchè ho pensato di riproporre l’intervista a lui realizzata, personaggio che non si concede facilmente alla stampa, quindi una piccola chicca per tutti voi lettori.
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Nei giorni scorsi abbiamo intervistato Carlo Bixio, il produttore di serie di successo come I Cesaroni e Un Medico in Famiglia. L’intervista è stata l’occasione anche per ripercorrere la carriera di Bixio. Pubblichiamo oggi la prima parte, domani la seconda.
Per i nostri lettori che non conoscono Carlo Andrea Bixio, possiamo dare una piccola carta d’identità? Lei nasce come discografico, ricordiamo per esempio il successo di Pippo Franco “Mi scappa la pipì papà”. Cosa l’ha spinta ad entrare nel mondo della produzione di fiction e intrattenimento?
“L’incapacità del mondo della discografia di prevedere il crollo delle vendite pur constatando che la tecnologia e i nuovi media sarebbero stati pericolosi alleati. Così, non si è investito in radio e TV, esponendosi ai ricatti ed agli attacchi di chi non ha avuto voglia di rispettare il lavoro degli autori, degli editori e dei discografici.
Ho fatto in tempo però, da editore e discografico, a ricevere dischi d’oro per: Djamballa (il dio serpente), Profondo rosso dei Goblin, Gamma di Enrico Simonetti, Metti una sera a cena di Morricone, che ottenne oltre al Disco d’Oro, il Premio di Qualità, Kalimba de Luna (Tony Esposito), Mi scappa la pipì papà (Pippo Franco), Gomma Gomma (Luca e Manuela), Giù la testa (Ennio Morricone), Mamma (Pavarotti), La notte vola (Lorella Cuccarini), Bolero (Francis Lai) e perfino un successo dance: I can stand it.All’epoca il disco d’oro veniva riconosciuto a chi vendeva un milione di copie certificate; oggi ne bastano diecimila! Posso dire con orgoglio di aver portato la mia società al primo posto nelle hit parade di Italia, Francia e Stati Uniti per 107 settimane.
In quegli anni firmai tre importanti esclusive: con la Titanus, con l’Euro International Film e infine con la Rizzoli. Ed il gruppo ottenne così la leadership nel genere colonne sonore. Iniziammo così le fortunate collaborazioni con registi di fama internazionale.
Ma soprattutto ho fatto in tempo a godere del privilegio di avere un padre speciale, sia come uomo che come genio creativo. La canzone italiana è mia parente stretta. Infatti, Cesare Andrea Bixio, mio padre, è stato anche il “papà” della canzone italiana, componendo le più belle e famose melodie dagli anni ’20 fino agli anni ’50.”
Che ricordi ha di Gianni Ravera, suo socio in Publispei e colui che la fondò nel 1974?
“Un grande ed immenso rispetto per le sue innate doti di organizzatore e grande talent-scout. Ci capiva davvero. Gianni Ravera è in parte responsabile del mio graduale spostamento di ruolo.
Eppure, come è strana la vita. Gianni e Marco Ravera, suo figlio, colpiti entrambi prematuramente da una malattia devastante. Fino a pochi giorni prima di morire li ho visti lavorare per ciò che era loro più cara: la musica. Per me è stato come veder spegnere il primo atto della mia vita.”
Tra le produzioni di intrattenimento realizzate da Publispei c’è stato anche un Festival di Sanremo che ottenne ascolti oggi impensabili. Quale ritiene possa essere la sua ricetta per rilanciarlo? Come vede il ritorno di Paolo Bonolis alla conduzione?
“L’Italia è ormai parte dell’Europa. Il festival di San Remo è stata un esperienza interessante e detenere il record di ascolto ancora imbattuto mi rende orgoglioso.
In ogni caso il Festival non può perdere la caratteristica di gara canora. Quello che non capisco è il motivo per il quale solo gli artisti italiani debbano sfidarsi tra loro. Il Festival dovrebbe assumere una dimensione più internazionale. Il confronto con gli autori e gli artisti esteri darebbe nuova linfa e originalità alla gara canora. Inoltre consegnare tutto il Festival nelle mani di un solo presentatore in qualche modo lo limita. Finisce per essere un’appendice delle sue trasmissioni. “
La stagione appena trascorsa è stata di grandi successi per la Publispei. Si aspettava un tale riscontro di pubblico e soprattutto su quale serie aveva scommesso alla vigilia?
“Naturalmente I Cesaroni. Io però non scommetto mai sul successo, ma su idee e persone che lo rendono possibile. Per questo la nostra società investe in ricerca ancora prima della realizzazione del prodotto.”
Ci racconta come è nato il successo del Medico in Famiglia, prodotto in onda su Telecinco e poi approdato con enorme successo in Rai? Fu proposto anche a Mediaset?
“La prima serie fu pagata dalla Rai come un programma di seconda serata. Costò a me ben 3 miliardi in più di quanto la Rai mi riconobbe, ma in quel momento decisi di investire nel mio nuovo lavoro di produttore di fiction.
Medico in famiglia è stato il serial di maggior successo nella storia della TV italiana. Più di 2 miliardi di spettatori hanno seguito le 182 puntate e le repliche finora andate in onda. La ricetta del successo? Sceneggiatori adatti alla commedia italiana, registi giovani ed attori tutti ben scelti che venivano da esperienze diverse.
Una curiosità: in Spagna, paese d’origine del format, la fiction si chiama Medico de familia. In Italia lo abbiamo chiamato Medico in famiglia. Una locuzione che ha rafforzato il concetto di Family rispetto all’Hospital, della versione spagnola.
La nostra visione ci ha dato ragione: la versione italiana di Medico è entrata nella top ten delle fiction europee al 4° posto (fonte Eurofiction).”
Il successo dei Cesaroni di quest’anno dimostra quanto il filone della commedia in questo momento funzioni in televisione. Ha in previsione di portare nuovi prodotti sullo stesso stile in Italia?
“Stiamo lavorando ai progetti serali del 2010/2011. Ragioniamo così: il più grande momento del Cinema italiano è stato quello della commedia all’italiana. Da lì sono usciti Sordi, Manfredi, Tognazzi, Vianello, Gassman, la Vitti ecc.. Quel pubblico non va più al cinema ma guarda la TV. Allora riconquistiamoli con la stessa ricetta.
E’ valso per I Cesaroni e per Medico in famiglia e varrà in futuro per i nuovi prodotti seriali Publispei. ”
Come è nata l’idea di realizzare un film sulla storia di Eva e Marco? E come mai la decisione di trasmetterlo in contemporanea in 18 sale cinematografiche italiane cosa accaduta anche per Sin Tetas in Spagna?
“Realizzeremo presto un film con Matteo Branciamore ed Alessandra Mastronardi. Per ora lo stiamo scrivendo e le riprese cominceranno tra circa 6 mesi, ma sarà totalmente sganciato dall’andamento della serie, è un’altra cosa. Altra storia è stata la proiezione al cinema dell’ultima puntata de I Cesaroni: hanno riempito le sale in tutta Italia creando un fenomeno di aggregazione con i nostri protagonisti.”
Si era parlato anche di un film di Un Medico in Famiglia. Come mai non è stato più realizzato?
“E’ vero. Le richieste economiche degli attori, allora, lo hanno reso impossibile. Vedremo se, come per Sex end the city riusciremo a farlo in chiusura serie. “
Come ha preso l’idea di trasmettere “I Cesaroni” nell’ultima parte solo un’ora a settimana all’americana trainando poi “Un Ciclone in Famiglia” ma calando negli ascolti?
“E’ stata un’idea del palinsesto, ma i tempi ed il modo non sono stati di mio gradimento. “
Si sta girando la terza serie de “I Cesaroni”. Abbiamo visto come si è conclusa la seconda e letto qualche anticipazione di cast. Ci può dare qualche altra notizia in merito?
“Le novità su I Cesaroni non verranno svelate nemmeno nella conferenza stampa. Buona parte delle notizie diffuse sono inattendibili. Gireremo diversi finali per non perdere la sorpresa.”
Secondo lei non sarebbe forse meglio trasmettere le serie sempre con un episodio per volta, in modo da non sprecare il prodotto in poco tempo (+ giornate a settimana) e fidelizzare di più lo spettatore magari con prodotti più vicini tra loro?
“Bisognerebbe calibrare meglio la pubblicità. Non si possono inserire 19 minuti di pubblicità in una trasmissione di 50 minuti. Il pubblico gradisce oggi, ma non è detto che resista domani.
Probabilmente la fascia di prima serata è diventata troppo frammentata e se io lavorassi ad un palinsesto farei proprio il contrario, cercando fedeltà con prodotti di qualità dallo spirito commerciale. Un buon compromesso potrebbe verificarsi con puntate da 70 minuti.”
Rispetto ad altre case di produzione, lei è uno dei pochi che lavora in egual proporzione per Rai e Mediaset. Quali sono le richieste differenti delle due aziende nel momento in cui le commissionano una nuova serie?
“Sostanzialmente le richieste sono le stesse con una differenza: Mediaset (Canale 5) ha un pubblico più giovane e Rai 1 uno zoccolo duro composto da un pubblico più maturo. La novità è che Sky Italia tende ad appropriarsi di una parte del pubblico di Mediaset. A sua volta Canale 5 ricerca il pubblico di Rai 1 per non perdere ascolti.
In sostanza, per ora spetta a noi, produttori indipendenti, interpretare la tendenza del mercato.”
Tanti telespettatori chiedono il ritorno del Medico e dai giornali si apprende che la nuova serie è alle porte. A quando l’inizio delle riprese e a grandi linee la messa in onda? Lunetta Savino, sarà presente solo in alcune puntate? E Kabir Bedi e la famiglia indiana?
“La nuova serie di Medico è alle porte. Inizieremo a girarla a novembre e prevede il ritorno in buona parte degli attori originari. ”
Nelle sue serie emerge spesso una battuta tormentone come “Una parola è troppa e due sono poche” (Nonno Libero nel Medico) e “Che amarezza” (Zio Cesare nei Cesaroni). E’ una scelta voluta in partenza o nascono spontanee durante le riprese?
“E’ frutto di una mia richiesta rivolta spesso a sceneggiatori ed attori per focalizzare meglio il carattere di un personaggio. Sono particolari che generano l’affezione del pubblico e li fanno sentire più veri. “
Lino Banfi, Christian De Sica e Claudio Amendola, tre grandi attori italiani che sono stati protagonisti delle sue serie. Con quale ha lavorato meglio? Con chi dei tre si sente più legato?
“Tre grandi attori. Tre diversi legami.
Con Lino Banfi abbiamo un sodalizio professionale che dura da più di 30 anni tra fiction e programmi TV. Ci comprendiamo e ci rispettiamo. Banfi è diventato sempre più un grande attore svestendosi dei suoi tradizionali panni comici tradizionali per entrare in maniera ironica nel sociale. Ha bisogno ora di interpretare una grande storia dal respiro internazionale.
Claudio Amendola è un tir, un trascinatore. Ci vediamo poco, ma nei momenti giusti, guardandoci negli occhi, capiamo molto di più di quanto ci possiamo dire a parole.
Christian De Sica è come un parente stretto. La storia cominciò tra un grande compositore, mio padre, e un grande attore, suo padre. Vittorio De Sica cantò per primo “Parlami d’amore Mariù” e anche Christian, appena può, la canta. Ed infine Mariù è stata dedicata da mio padre a mia madre Mary! E’ una catena di affetto. ”
Tra i prodotti di fiction da lei realizzati con Lino Banfi c’è stato il successo di Il Padre delle Spose, nato da un’idea dello stesso Banfi che trattava l’argomento scabroso dell’omosessualità. Ha avuto all’inizio qualche ostruzionismo dalla rete o da qualche associazione?
“Le reti conoscono i prodotti Publispei. I miei direttori artistici ed editoriali sanno come trattare gli argomenti più complicati con garbo e senza offendere i sentimenti delle persone. Ecco, i sentimenti. Ne parliamo solo ora ed invece sono presenti in tutte le nostre fiction. ”
Ci può anticipare qualche titolo di fiction che vedremo nei palinsesti Rai e Mediaset nei prossimi mesi Cesaroni e Medico a parte?
“Stiamo girando per Rai 1 una commedia sentimentale dal titolo provvisorio “Questo è amore” scritto da Ivan Cotroneo e Monica Rametta, diretto da Riccardo Milani ed interpretato da Stefania Rocca, Emilio Solfrizzi e Neri Marcorè.
Per Mediaset stiamo sviluppando 2 progetti serali. “
Per concludere, La fiction italiana è in buona salute? Come vede il panorama italiano da qui a 10 anni?
“In ottima salute, direi. Anzi è pronta per un salto nelle case d’Europa, un po’ come il salto de “I Cesaroni”. Sono certo che tra 10 anni la domanda sarà questa: La fiction europea è in buona salute?“
La ringrazio per la collaborazione prestataci e in bocca al lupo per le sue attivita professionali (Share)