CONDUTTORI (2): PIERO ANGELA, L’ULTIMA COLONNA
Vedo del movimento tra il cavallo di viale Mazzini e le vetrate del palazzo Rai. Guardo meglio. Ecco, riconosco la persona che cerca di farsi strada tra la piccola folla che si è radunata. Tento un saluto con un richiamo da lontano. Mi vede, non mi vede. Non so. La persona fa un cenno, una
Vedo del movimento tra il cavallo di viale Mazzini e le vetrate del palazzo Rai. Guardo meglio. Ecco, riconosco la persona che cerca di farsi strada tra la piccola folla che si è radunata. Tento un saluto con un richiamo da lontano. Mi vede, non mi vede. Non so. La persona fa un cenno, una mano leggera che si alza sulla sua e le altre teste. Io l’ho riconosciuto, lui forse no. Non gli telefonerò. Nè gli manderò un biglietto. Gli scrivo attraverso Tv Blog, all’inizio del 2009.
L’anno appena fatto falò nelle televisioni delle Feste – alberi, fuochi d’artificio, “culi e tette” come qui è stato scritto, e tanta retorica, mi permetto di aggiungere-è stato importante per il numero uno di casa Angela, mentre il figlio Alberto mette i piedi nelle sue orme (Guzzanti junior o Marcorè hanno smesso di prenderlo per i fondelli). Importante perchè nel 2008 Piero ha compiuto 80 anni che sono stati festeggiati con la misura del Signor Torinese Per Bene, cioè lo stesso Piero che conosco da anni e con il quale siamo stati qua e là, ad esempio all’Università di Teramo davanti a un folto pubblico di studenti, a parlare di tv e della figura del conduttore televisivo.
Gli 80 anni hanno coinciso con un risultato di ascolto del 30 dicembre alto: SuperQuark Speciale dedicato alla città di Troia ha raggiunto i 4milioni e 700mila spettatori per uno share del 19.75; mentre il concorrente su Canale 5, la bella fiction “Il capo dei capi” in replica lo ha avvicinato con risultati di poco inferiori. Due motivi, età e ascolti, per tornare su una figura nota e celebrata, e forse per questo destinata ad essere e a rimanere (come sta accadendo da qualche tempo) in un cono d’ombra sia perchè si dà per scontato il suo successo, sia perchè le sue trasmissioni sono ben presenti nei palinsesti Rai e funzionano.
Eppure la storia di Piero e delle sue trasmissioni non sempre sono state accettate. Le si lodava, se le si lodava, in nome di una tv di qualità, tema sfuggente e ipocrita che ormai non viene più neanche rianimato. Le si accettava a denti e neuroni stretti perchè il conduttore nelle sue proposte metteva un razionalismo che veniva giudicato eccessivo, insomma lo si accusava di insensibilità per l’invisibile, diciamo così. Poi anche queste critiche si sono affievolite e sono, spero, sparite.
Il contesto delle televisioni- colmo di emotività spazzatura, di trash, di notizie raccontate con eccessi ed effetti- fa sì che si sia capito che proprio questo contesto è il regno dell’invisibile che può essere fronteggiato solo con un pensiero lucido, sereno, acuto e razionale, cioè lontano dalle superstizioni mediatiche.
Il ruolo di Angela è stato ed è fondamentale. In una puntata di “Viziati 1” invece di usare la parola “conduttori” usavo quella sarcastica di “condux”, con un chiaro riferimento all’autoritarismo che certi conduttori di successo praticano regolarmente, con le conseguenze che sappiamo.
Ecco perchè, in questi primi giorni del 2009, mi sono deciso a citare quell’incontro a distanza con Piero. Ci sono troppi dux nei media mentre lui ci ricorda che la vera chiave del successo è stare in video a lungo e conquistarsi quell’attendibilità dei grandi anchormen (ricordate il film “Good night and good luck?”). I presenzialismi hanno molte facce. C”è il marzullismo, sogno incubo di ogni notte; c’è l’angelismo (ma la parola va letta in riferimento al titolo di un altro film “Non siamo angeli” ) che è piacere della prima e seconda serata. Non dirò in nome della qualità (parola che riempie le bocche della casta tv) ma in nome di quel franco e gradevole col pubblico all’insegna di una pacata capacità di convincere. Ai dux resta la protervia linguacciuta del saluto romano introiettato più per simpatia virtuale che per conoscenza di quel che fu tal saluto nell’Italia pretelevisiva.
ITALO MOSCATI