Conduttori (3) – L’uomo àncora in tv da noi non ci sarà mai?
Sta arrivando sugli schermi dei cinema l’ultimo film di Ron Howard(ricordate? il biondino di “Happy days”) intitolato Frost/Nixon-Il duello. Se ne dice un gran bene, vedi Cineblog.Il film è dedicato a un personaggio televisivo, l’anchor man, l’uomo àncora della tv, David Frost che intervistò il presidente Richard Nixon costretto a dimettersi nel 1974 dalla carica
Sta arrivando sugli schermi dei cinema l’ultimo film di Ron Howard(ricordate? il biondino di “Happy days”) intitolato Frost/Nixon-Il duello. Se ne dice un gran bene, vedi Cineblog.
Il film è dedicato a un personaggio televisivo, l’anchor man, l’uomo àncora della tv, David Frost che intervistò il presidente Richard Nixon costretto a dimettersi nel 1974 dalla carica per lo scandalo del Watergate denunciato da due giornalisti del “Washington Post”, Carl Bernstein e Bob Woodward che scrissero un libro sulla vicenda.
Dal libro nel 1977 venne ricavato una pellicola di Alan J.Pakula, interpreti Robert Redford e Dustin Hoffman.
Perchè il film di Ron Howard riveste una importanza centrale anche per noi, nel campo delle nostre televisioni che sono colme di interviste (il loro pane e companatico)e hanno sì giornalisti di nome al centro delle polemiche ma non hanno mai avuto un uomo àncora? Eppure sono anni che Bruno Vespa, Michele Santoro, Emilio Fede,Enrico Mentana, Maurizio Costanzo, un pò meno Giovanni Floris, vanno in onda, hanno spazi a profusione, possono chiamare molti (non tutti) nelle loro trasmissioni senza ricevere stop o peggio rifiuti consolidati.
Il solo nome che gli studiosi hanno osato fare, come anchor man, è stato quello di Enzo Biagi, ma era un anchor di tipo un pò speciale,più portato alle ricostruzioni di cronaca e al dialogo, e non un personaggio di attrarre a se solo simpatie ma un vasto e indiscusso consenso. Era e si presentava come un umile cronista ma quell’umile suonava forse eccessivo.
Chi ha visto il film di George Clooney presentato alla 62^ Mostra del cinema di Venezia, “Good luck and good morning”, sa chi era Edward R.Murrow, un popolare anchor della tv americana insieme a Dan Rather, Walter Cronkite,Tom Shales, Barbara Walters e pochi altri; nell’agosto del 2005 morì uno degli ultimi eroi della categoria, Peter Jennings, ucciso dalla malattia a soli 67 anni.
“Good luck and good morning”- il saluto che Murrow rivolgeva regolarmente al suo pubblico al termine del suo programma- era un saluto che aveva creato una sintonia straordinaria fra l’anchor durante la seconda guerra mondiale e negli anni della commissione MacArthur, quella che rovinò persone e carriere per l’accusa spessissimo infondata di adesione al comunismo. Murrow denunciò la commissione e la sua campagna che ebbe un’eco in tutto il mondo: persino Charlie Chaplin fu costretto a lasciare l’America.
Qual era il compito, la funzione, l’abilità di un anchor? Era, in sintesi, quella di essere davvero un ponte tra opinione pubblica, tv, politica, stampa, paese, mondo. Un ponte liscio e scorrevole nel linguaggio, solido nella preparazione, sereno e inflessibile nel cercare la verità, senza interrogare o de-legittimare i personaggi intervistati o cambiare le carte in tavola. Qualcosa che noi, nelle tv di ieri e di oggi, non abbiamo mai conosciuto e non conosceremo mai.
Perchè? Per una semplice ragione: le tv sono modellate dal retroterra dei partiti che continuano, nonostante le denuncie della lottizzazione, nonostante le promesse ( e gli spergiuri), a designare i loro fiduciari . Questi non potranno mai e poi mai essere degli anchor men, ovvero personaggi magari convinti delle loro opinioni, un pizzico settari, duri, poco flessibili, ma preparati, pronti a sfruttare ogni opportunità con stile e rispetto dell'”avversario” o del dirimpettaio dello studio di cui “non” sono i padroni ma sono i corretti, liberi gestori.
Sono dei professionisti delle navigazioni nell’etere o nel digitale. Abili. Inventivi. Sublimi. Mistici. Capaci di equilibri “geniali” fra conformisti e anticonformisti. Vedremo? Novità all’orizzonte?
Poi c’è un’altra cosa, da mettere qui nel finale. Proprio nei giorni in cui aspettiamo “Frost/Nixon-Il duello” Renzo Arbore è andato alla università della Sapienza di Roma per incontrare gli studenti. Stimo Arbore e mi permetto di segnalare un mio scritto sul “goliardo” Renzo pubblicato su “Drammaturgia. It” e in un libro pubblicato delle edizioni Smeraldo: si tratta di un “goliardo”, più difetti che pregi (tanto per tenere il suo tono scherzoso), che dice non di rado cose giuste. Come quando, nell’incontro alla Sapienza, ha messo a fuoco un altro dei motivi per cui non abbiamo e non avremo mai l’anchor man-magari figura d’altri tempi. Il motivo è che gli aspiranti tali, i conduttori, i condux (come li ho chiamati in “Viziati 2”) sono abilissimi nelle “paraculaggini”.
Il fattore paraC in questo caso rivela qualcosa di davvero strardinario. Ovvero, la capacità dei nostri condux, o
qualcosa di meno, di saper sfruttare qualsiasi occasione per stare a galla, dalle strategie di provocazione a colpi di botti e fuochi d’artificio all’intervento dei superiori che stanno al gioco (per arginare le proteste della casta politica), al vittimismo, al rilancio della satira che fa comodo, all’uso di personaggi e casi a ruota dei reality.
Beh, andiamo al cinema, andiamo a trovare Ron Howard. Qui gli “happy days”, su questo piano, non arriveranno mai. Stiamo certi.
ITALO MOSCATI