“Password”, Fede e l’inchiesta non pervenuta
“Passwor*d” di Emilio Fede, in onda ieri dopo la nostra presentazione, ha dimostrato che il giornalismo può lasciare il segno. Piene, infatti, sono le pagine di cronache che raccontano straordinari feedback di un programma che rimarrà nella storia del nostro Paese. Bene. Ora prendete quello che ho scritto, è fingete che non l’abbia mai detto.“Passwor*d”,
“Passwor*d” di Emilio Fede, in onda ieri dopo la nostra presentazione, ha dimostrato che il giornalismo può lasciare il segno. Piene, infatti, sono le pagine di cronache che raccontano straordinari feedback di un programma che rimarrà nella storia del nostro Paese. Bene. Ora prendete quello che ho scritto, è fingete che non l’abbia mai detto.
“Passwor*d”, trasmissione di presunta inchiesta e di presunta informazione, pare uno sciopero dell’Associazione dei giornalisti italiani venuta bene. Lo studio ricorda i collegamenti con Felice Caccamo sullo sfondo di Posillipo, ma non è ugualmente divertente.
Spieghiamo meglio: la telecamera fissa sulla torre di controllo dell’aeroporto di Fiumicino a Roma che diventa sfondo dello studio virtuale (in tempo di crisi, si sa…) era quasi come inquadrare un muro, che dì lì forse sarebbe passato almeno un insetto curioso e a suo modo speciale.
Quando vediamo il servizio dedicato agli stupratori romeni rei di aggressione verso due ragazzi alla Caffarella di Roma (picchiato uno, violentata l’altra) , il giornalista fa la cosa più doverosa: chiedere alla gente al parco cosa ne pensa (“Secondo voi” docet), andare in una scuola vicina per intervistare gli studenti. Una capatina dalle forze dell’ordine che dovrebbero occuparsi di monitorare queste zone, no eh? Nemmeno per idea. L’oblio ottenuto dalla (finta) disperata ricerca di uno scoop.
Introducendo il servizio dedicato alla casa di degenza di persone in stato comatoso della “Casa dei risvegli” di Bologna, che opera nuove terapie sperimentali e si occupa della riabilitazione delle persone uscite dallo stato comatoso, dice:
“Non è il caso Eluana che ci porta al servizio”.
Ah, ma guarda il caso. Perché Fede non voleva essere polemico, tra l’altro dopo aver portato alla luce il suo personale sospetto che la morte di Eluana e la pubblicazione del libro di Peppino Englaro (sempre a Chiambretti Night) potrebbe non essere una coincidenza.
Insomma, un giornalismo fondato sull’abilità di cronisti che manco a Topolinia. Concludiamo con una domanda: se giornalismo “orientato” dev’essere, perché non spendere mezzi e risorse per confezionare un programma che indaghi (seriamente) sul dramma dell’attuale Sinistra italiana, tema molto caldo e interessante? Perché non andare sul campo a mostrare quali sono gli effetti pratici, visibili e documentabili, delle politiche dell’attuale governo?
La risposta c’è già, ed è sintomatica del ragionamento la sua lettura delle mail del pubblico ridotta a dei bisbigli: Passwor*d nasce per occupare uno spazio con tanti asterischi (gli ennesimi), senza rendere le lettere visibili. Perché l’informazione, a volte, non deve dire nulla.