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Come si parla di San Remo negli Stati Uniti: intervista di Billboard a Paolo Bonolis

San Remo 2009 non ha confini ed e’ arrivato anche negli Stati Uniti. Certo non ne parlano al telegiornale della sera o sul New York Times, ma ho trovato un’interessante intervista realizzata a Paolo Bonolis ieri, 17 febbraio (probabilmente a margine della conferenza stampa) e pubblicata sul sito internet del celebre settimanale musicale americano Billboard.Ve

di corbetz
19 Febbraio 2009 11:30


bonolis paolo sanremo scale 2009San Remo 2009 non ha confini ed e’ arrivato anche negli Stati Uniti. Certo non ne parlano al telegiornale della sera o sul New York Times, ma ho trovato un’interessante intervista realizzata a Paolo Bonolis ieri, 17 febbraio (probabilmente a margine della conferenza stampa) e pubblicata sul sito internet del celebre settimanale musicale americano Billboard.

Ve la riporto integralmente di seguito, in italiano (sempre per la serie “come ci vedono all’estero”). Il servizio e’ a cura di Mark Worden, corrispondente dall’Italia per la testata e notiamo (di nuovo) come vi siano alcune imprecisioni e inesattezze.

La 59esima edizione del Festival di San Remo inizia stasera (17 febbraio) e andra’ in onda per cinque serate sul canale di stato principale Rai 1. Nella gara canora, i 16 concorrenti includono Dolcenera, Patty Pravo, Francesco Renga, mentre gli artisti internazionali contano su nomi come Kate Perry e Annie Lennox. Quest’anno il conduttore e direttore artistico e’ Paolo Bonolis, che e’ una delle personalita’ piu’ popolari della televisione italiana, sebbene il suo background non abbia molto a che vedere con la musica. Bonolis ha gia’ presentato il suo primo Festival nel 2005 ed e’ ritornato dopo 4 anni di assenza. Ha raccontato quindi a Billboard le sfide affrontate nella preparazione di questo evento popolare e controverso. L’intervista a Bonolis subito dopo il salto.

Billboard: Ha ammesso che non seguiva Sanremo fino a qualche anno fa. Quindi cosa l’ha attirata al Festival?
Bonolis: L’occasione di essere in grado di costruire qualcosa come direttore artistico. L’evento in se’ era secondario: la prima considerazione che ho fatto e’ di essere in grado di creare l’intero “pacchetto-Festival”, dall’inizio alla fine, in termini di parole, immagini e musica. Il 2005 e’ stato il nostro primo viaggio. Sono passati 4 anni da allora e sono cambiate molte cose. Io stesso sono cambiato e la situazione e’ completamente differente. Cio’ che piu’ mi ha affascinato e’ stato l’essere in grado di creare qualcosa che riflette un tema ben preciso, in particolare la musica.

Che cosa e’ cambiato dal 2005?
La mia percezione della realta’ e’ (parzialmente) cambiata. Sono cambiato io in quattro anni e questi cambiamenti si sono manifestati anche sul format.

Quali saranno le principali caratteristiche del format di quest’anno?
La principale e’ che cercheremo di fare un Festival piu’ contemporaneo, introducendo un concorso online per gli artisti piu’ giovani. Il Festival stesso offrira’ grandi nomi della storia musicale italiana, che fungeranno da “mentori” per gli artisti emergenti e canteranno anche insieme in una delle serate del Festival. Ci sara’ inoltre maggiore enfasi sulla gara stessa. Ogni canzone sara’ presentata in modo diverso, con una propria coreografia e scenografia.

Per molti anni, l’industria discografica italiana si e’ lamentata del fatto che, sebbene Sanremo generi un ascolto televisivo notevole e un ritorno pubblicitario sopra la media, le etichette ne ricavano ben poco beneficio, in termini di vendite. Si sentono come se “procurassero la materia prima” mentre sono altre le organizzazioni a ricavarne i reali vantaggi.
La televisione costituisce un importante trampolino di lancio, ma Sanremo non riesce a determinare il successo o il fallimento di una canzone. Sanremo e’ un bel palcoscenico, ma sono i singoli cantanti che devono sapere come “spiccare il volo”. Se Sanremo ha fallito in passato ad aiutare la musica, questo e’ stato spesso dovuto al fatto che al Festival non sono arrivate buone canzoni. E quando ci sono in giro brani di qualita’, spesso preferiscono evitare Sanremo e non so perche’. E’ il cane che si morde la coda. Sicuramente Sanremo ha bisogno di essere presentato in modo tale da porre enfasi sulla musica in modo tale che sia l’industria discografica a portare le canzoni al Festival e non viceversa.

Negli ultimi anni, le relazioni del festival con la FIMI e l’industria discografica si sono logorate. Com’e’ la situazione quest’anno?
Eccellenti. Sono al loro servizio nella speranza di costruire il miglior trampolino di lancio per la loro musica. Hanno fatto le loro scelte e sono stati generosi con noi, cosi’ come noi lo saremo con loro quando si trattera’ di presentare la loro musica.

C’e’ un grande interesse per Sanremo all’estero per diversi motivi, il piu’ importante dei quali sono i grandi ascolti televisivi delle cinque serate. Vede Sanremo come una sorta di istituzione nazionale?
Sanremo non e’ un’istituzione, e’ una tradizione. Se e’ stato al centro dell’attenzione per oltre 50 anni, questo significa che deve avere uno stretto legame con gli italiani. E’ un evento che ha grandi potenzialita’ per gli artisti, ma se la musica non e’ all’altezza, come l’uva raccolta per il vino, non e’ colpa del Festival.

Accettare di essere il direttore (artistico) di Sanremo e’ indubbiamente una sfida. Crede di aver messo a rischio la sua reputazione avendo accettato questo incarico?
Sono in TV da 28 anni. Non faccio “sfide”, faccio programmi tv. Una sfida implica la presenza degli avversari e io non cerco persone da affrontare. Ho solo colleghi che fanno programmi mentre io faccio i miei. A volte l’ascolto premia loro, a volte premia me. La cosa importante e’ che i programmi che faccio io, siano fatti con il cuore. Non penso di stare rischiando la mia carriera, sono personalmente molto sereno. Dopo 28 anni non credo di dover dimostrare al pubblico che sono in grado di fare televisione.