Sanremo 2009 – Ripescati Al Bano e Sal Da Vinci nella serata del “fottuto” genio pop di Bonolis
Perdonate il francesismo, ma Bonolis è un fottuto genio dell’intrattenimento pop. E lo dico con il modo di dire di un rocker, perché Bonolis, probabilmente, è anche rock. Nella serata in cui, nonostante i ritardi, si consuma uno degli atti più belli di omaggio alla musica nostrana, c’è però anche spazio per la gara. E
Perdonate il francesismo, ma Bonolis è un fottuto genio dell’intrattenimento pop. E lo dico con il modo di dire di un rocker, perché Bonolis, probabilmente, è anche rock. Nella serata in cui, nonostante i ritardi, si consuma uno degli atti più belli di omaggio alla musica nostrana, c’è però anche spazio per la gara. E quindi, parliamone subito.
Il televoto ripesca Al Bano e Sal Da Vinci. A dimostrazione del fatto che il televoto è femminile, over 45, del centrosud. Questa la gara, di cui bisognava rendere conto. Per il resto, c’è di che dissertare, e nonostante l’ora vale la pena di farlo.
Mi prendo una licenza, nel titolo di questo post, licenza che deriva in realtà da uno scambio di chat con uno dei redattori di TvBlog, nel commentare questa terza serata del Festival. Il genio pop di Bonolis, che si merita l’appellativo di cui sopra, in segno di omaggio, è tale da riuscire a piazzare sul palco dell’Ariston, con la scusa dei padrini per le nuove proposte, gente del calibro di Ornella Vanoni, Lucio Dalla, Riccardo Cocciante, Battaglia-Fornaciari-Vandelli, Gino Paoli, Pino Daniele, Riccardo Cocciante. Tutti nella stessa serata. Tutti, in qualche modo, anche se indirettamente, in gara. Gente che a Sanremo, diversamente, ci sarebbe venuta forse per fare un giro al casinò o un bagno in riviera.
Ma, e qui viene il genio maledetto, della gara questa sera importava ben poco, diciamocelo. Tant’è che i big sono stati relegati all’ultima interminabile mezz’ora, e per il resto, spazio alle esibizioni dei big ospiti, che si sono divertiti e hanno fatto divertire il pubblico in sala e a casa, omaggiando, sì, la musica nostrana. Quella che dovrebbe essere al centro di una kermesse come quella sanremese.
Bonolis ha portato sul palco la musica che gli piace, dice. E, be’, io dico che ha fatto bene. A portare tutto il cucuzzaro degli ospiti (come li chiama lui), a portare The Easy Stars – All Star, con il loro reggae che rivisita i Pink Floyd (The Dub Side Of The Moon), a trasformare Sanremo rendendo la gara secondaria in maniera palese, non subdola. A insistere nel rendere Sanremo un evento televisivo, prima che musicale, e poi a creare l’evento musicale all’interno di quello televisivo.
Del resto, questa sera c’era il televoto. E si è visto com’è andata.
Per finire in bellezza, però, un evento televisivo dovrebbe essere supportato da una messa in scena degna di tal nome. Invece, purtroppo, scenografia, luci e regia, sempre uguali, sempre monotone, non aiutano e alla terza sera di totali ben illuminati e primi piani no, di giri di steady e sbracciate, di stacchi frettolosi, francamente, ci si annoia un po’. E si rimpiangono sia Beldì sia Gino Landi.