La televisione sta cambiando: Abc in crisi, la Bbc investe sul Web. Come sarà il futuro?
Qualche giorno fa, in occasione della cerimonia degli Oscar, avevamo parlato della crisi della Abc. Discorso analogo per la ancor più storica Bbc: il declino economico mondiale ha investito anche la più grande emittente britannica. A rischio sono i piani di sviluppi e oltre 3000 posti di lavoro: in sostanza, come per molte altre situazioni
Qualche giorno fa, in occasione della cerimonia degli Oscar, avevamo parlato della crisi della Abc. Discorso analogo per la ancor più storica Bbc: il declino economico mondiale ha investito anche la più grande emittente britannica. A rischio sono i piani di sviluppi e oltre 3000 posti di lavoro: in sostanza, come per molte altre situazioni aziendali, è il futuro tout court ad essere in bilico.
Mancano investimenti, mancano entrate, mancano progetti, manca la speranza: per questo la Bbc, dall’alto dei suoi vertici, sta pensando di investire pesantemente, per quanto possibile, sulle nuove tecnologie, su Internet, sulla Web Tv, come ha già fatto la nostra Rai, e quant’altro. In sostanza, sempre di più, sembra che la rivalità Internet/televisione – e anche di questo avevamo già parlato con anticipo – sia destinata a diventare un connubio.
La Bbc, attiva dal 1922 come operatore radiofonico, è tra le più conservatrici emittenti mondiali, capaci di restare simile a se stessa per lunghe generazioni. La recessione economica sta cambiando anche questo vecchio concetto: diffondere i propri contenuti tramite i mezzi più disparati, quali telefonino, laptop, videogiochi, Internet sta diventando la prassi. Una delle ultime “novità” è l’I-Player, ossia il contenitore digitale che mette a disposizione materiale audiovisivo per sette giorni dopo la messa in onda. Ma non sono certo tutte qui le novità interessanti. Come dichiarato anche da Erik Huggers, capo dei Future Media della Bbc, l’azienda britannica, per rilanciare i propri contenuti, ha deciso di guardare perfino all’Italia:
“Su Bbc4 – dice il dirigente – stiamo mandando in onda il commissario Montalbano che anche qui da noi è un successo. La tecnologia digitale permette al pubblico di scambiarsi impressioni e commenti. E’ un esempio di ‘social tv’, ovvero di social network tipo Facebook applicato al mezzo televisivo. E’ questa l’interattività che rende il pubblico protagonista e gli dà il controllo di ciò che vede”.
Tutto ciò ha significato un repulisti all’interno dell’organigramma aziendale. Circa 3000 posti di lavoro da tagliare, appunto, e una larga assunzione di personale specializzato in Internet.
Come può capitare tutto questo “adeguarsi” alle nuove tecnologia e alle nuove esigenze? La risposta è semplice e non farà piacere all’italiano medio, il quale aggrotta sempre la fronte quando si tratta di parlarne: il canone. Quello della Bbc, signori miei, è circa il doppio di quello nostro, altro che storie, altro che Bonolis. Oltremanica si paga di più, molto di più: il ricavo annuale è di 3,9 miliardi di euro l’anno, contro il milione e mezzo italiano. Cosa significa questo? Molto semplice: la Bbc può fare a meno della pubblicità, potendo in questo modo unire le necessità di “auditel” con quelle della inevitabile sperimentazione. Non sono tutte rose. Queste sono le parole di Caroline Thomson, chief operating officer dell’emittente:
“La recessione ci colpisce in vari modi. E’ vero, riceviamo molti soldi dal canone. Ma se aumenta la disoccupazione aumenterà il numero di persone che lo evade. Con la crisi inoltre scenderanno i ricavi pubblicitari di Bbc Worldwide. E vendere immobili per finanziare l’innovazione è già e sarà un’impresa sempre più ardua”.
Che futuro sarà per la televisione?