Isteria da auditel: le fiction tutte di lunedì. Massimo Ghini: “Come se dovessi recitare Neruda in discoteca”
Quanti programmi di qualità ci risulta complicato seguire perché posizionati in settori strategici per ragioni di auditel? Mi spiego: al momento, uno dei giorni della settimana più agguerriti dal punto di vista dell’accalappiamento dello spettatore, sabato a parte, è il lunedì sera. X Factor da una parte, Grande Fratello dall’altra: il reality show della Marcuzzi
Quanti programmi di qualità ci risulta complicato seguire perché posizionati in settori strategici per ragioni di auditel? Mi spiego: al momento, uno dei giorni della settimana più agguerriti dal punto di vista dell’accalappiamento dello spettatore, sabato a parte, è il lunedì sera.
X Factor da una parte, Grande Fratello dall’altra: il reality show della Marcuzzi sbanca tutte le settimane e la Rai prova a rosicchiare punti piazzando sulla Rete principale programmi forti dal richiamo tenace. Fiction come Il Bene e il Male, “Puccini” e compagnia bella hanno provato a smuovere qualcosa nel fondale sabbioso e immoto dello share italiano.
Adesso è la volta del tv-movie “Sui tuoi passi”, con Massimo Ghini, anch’esso destinato ad essere trasmesso fatalmente di lunedì, cioè a partire dal prossimo 9 marzo, in concomitanza con programmi ben più radicati e commerciali. C’est la vie, si dirà, e infatti così è, se vi pare e pure se non vi pare, perché le eminenze grigie del tubo catodico ne sanno una più del diavolo e allora tanto vale tacere e chinare il capo davanti cotanta esigenza di profitto.
Però, certo, il dubbio viene: questo tentativo disperato di frammentazione dell’auditel è anche una condanna per chi volesse seguire i propri talent e reality show preferiti del lunedì, senza doversi alambiccare per fare la spola anche con le fiction di successo. Può succedere: certo è che lo spettatore medio del Grande Fratello difficilmente potrà incuriosirsi alla storia di Giacomo Puccini, ma non è detto. Poco probabile non vuol dire impossibile. L’impressione è che sul campo di battaglia dei numeri televisivi, qualche volta ci finiscano riversi e morti pure i gusti dello spettatore, il quale è destinato ad accontentarsi di una programmazione schizofrenica in cui moltissime delle cose di maggiore richiamo vengono accumulate tutte negli stessi giorni.
“E’ come se mi invitassero in discoteca a leggere Neruda. Come se mi facessero correre i cinque metri con cinque chili di peso al piede. La collocazione del film in un altro giorno per me sarebbe stata migliore, spero di non leggere solo numeri il giorno dopo sui giornali. Mi piacerebbe che si guardasse alla qualità: abbiamo dato tutti l’anima per fare questo film. Con ‘Raccontami’ ho battuto il Grande Fratello, ma in quel caso si trattava di una serie”.
Sono le parole, amarissime, di Massimo Ghini, protagonista de “Sui tuoi passi” e inedito portavoce di una schiera di addetti ai lavori, destinata ad infoltirsi, stufa di vedere il proprio lavoro certificato solo in base ad algebra e matematica.
Numeri, appunto.
Numeri e isteria: naturalmente è comprensibile. In gioco ci sono fette preziose di spazi pubblicitari, c’è il buon nome dell’azienda, c’è l’orgoglio dei responsabili, ci sono dei direttori di rete che si giocano il posto, c’è la qualità del palinsesto. Però, alla fine, sono solo i numeri che contano: la fiction “Puccini”, abbiamo visto, è stata accusata dagli appassionati di essere un guazzabuglio di imprecisioni, leggerezze e indecorosi luoghi comuni. Eppure ha avuto grandissimo risalto dal punto di vista dell’auditel: dunque cosa verrà ricordato? Verranno presi da una parte gli autori e rimproverati a dovere per la mancanza assoluta di zelo, oppure verranno festeggiati con cotillons e ballerine di danza del ventre? Molto probabilmente la seconda. Perché la televisione è una specie di salto nell’iperspazio in cui idee e intuizioni perfettamente letterarie, creative, artistiche, vengono centrifugate e fuoriescono sottoforma di numeri primi e grafici cartesiani.
E’ la scoperta dell’acqua calda, naturalmente: con la novità che, da qualche tempo a questa parte, anche gli stessi attori e registi cominciano a storcere il naso di fronte a una collocazione strategica che sacrificherà ogni giudizio estetico e tecnico sul loro prodotto a favore di quello asetticamente numerico di una curva d’ascolto.