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I vent’anni di Blob venti giorni dopo

Una ventina di giorni fa (il 17 aprile, per la precisione) si celebravano, un po’ in sordina, a dire il vero, i vent’anni di Blob. Vent’anni non sono pochi per un programma televisivo – trattandosi di Blob, il corsivo è d’obbligo, ne converrete – ed è giusto dedicare spazio, anche se dopo qualche tempo, al

7 Maggio 2009 09:10


Una ventina di giorni fa (il 17 aprile, per la precisione) si celebravano, un po’ in sordina, a dire il vero, i vent’anni di Blob. Vent’anni non sono pochi per un programma televisivo – trattandosi di Blob, il corsivo è d’obbligo, ne converrete – ed è giusto dedicare spazio, anche se dopo qualche tempo, al genetliaco. Il pretesto ce lo offre Film Tv che esce in edicola con una bella intervista a enrico ghezzi (tutto minuscolo: è così che preferisce vedersi scritto, il papà di Blob) a firma Mauro Gervasini.

Nell’intervista, che spazia dal ricordo di James Graham Ballard, recentemente scomparso a Philip Dick, per tornare a trattare, ovviamente, temi che riguardano la creatura, Blob, appunto. Dice ghezzi:

Blob è figlio di una composizione alchemica. All’inizio era un passaggio, una sorta di mutazione di un’altra trasmissione intitolata Schegge, che aveva dato come frutto fin troppo maturo, altra cosa di cui sono fiero, Vent’anni prima, una striscia quotidiana durante la quale per tutto il 1988 abbiamo mandato in onda un montaggio sommario dei sommarissimi telegiornali del 1968, in bianco e nero ovviamente, dello stesso giorno. Secondo me era un programma di fantascienza, una sperimentazione pura. Un giorno Angelo Guglielmi mi chiama e mi comunica un’intuizione in realtà di suo figlio, quella di fare la stessa cosa ma con le news del giorno prima. Io ero perplesso, perché già allora l’unica cosa continuamente replicata in televisione erano proprio le news, ed è un paradosso perché i Tg erano e sono di una tale pochezza, di una tale arretratezza, che ripeterli è assurdo

Ma nonostante le perplessità, il programma vede la luce, prima solo con filmati RAI, poi anche con Mediaset, che mai – lo ricorda lo stesso ghezzi – ha protestato per la cannibalizzazione dei suoi programmi:

C’è stato da subito un silente patto di non belligeranza, in base al quale Antonio Ricci ha potuto usare materiale di repertorio RAI. I soli problemi sono venuti un paio di volte da produttori cinematografici, perché abbiamo montato in modo spregiudicato trailer e sequenze di loro film, ma i contenziosi si sono risolti concedendo qualche spazio pubblicitario.


In definitiva, un programma sperimentale e rivoluzionario, che fa della tecnica del montaggio un mezzo per esaltare la satira mediante l’accostamento di immagini e parole sapientemente selezionate dal flusso delle messe in onda, un programma che ancora oggi, dopo vent’anni, è sperimentale e rivoluzionario, è diventato una sorta di istituzione della nostra televisione.

Finiremo su Blob è diventato linguaggio, sia televisivo e metatelevisivo, sia quotidiano – un po’ come sei su Scherzi a parte, ma con un altro tessuto socio-culturale, senza nulla togliere alla nobile arte della candid camera -, a testimonianza del successo di un programma che fa della sua forza il non essere sottoposto a alcun controllo censorio. Temuto? Tollerato? O forse semplicemente troppo intelligente per essere capito da chi potrebbe deciderne una censura? Non lo sapremo mai, ma intanto possiamo continuare a godercelo.

[Sito ufficiale di Blob]

Rai 3