Antonella Clerici a TvBlog: “Ovunque mi porterà la mia barca, l’importante è uscire dal porto e rischiare…”
Dare un senso alla vita può condurre alla follia, ma una vita senza senso è l’inquietudine e il vano desiderio è una barca che anela il mare eppur lo teme. Partiamo dalla poesia “George Gray” tratta dall’antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters per introdurvi l’intervista che Antonella Clerici ci ha concesso. Un colloquio
Dare un senso alla vita può condurre alla follia,
ma una vita senza senso è l’inquietudine
e il vano desiderio è una barca
che anela il mare eppur lo teme.
Partiamo dalla poesia “George Gray” tratta dall’antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters per introdurvi l’intervista che Antonella Clerici ci ha concesso. Un colloquio a tutto campo che, partito dai suoi esordi su di una televisione locale milanese, ci ha poi condotto al successo del momento, quel “Ti lascio una canzone” che ha riportato ai fasti di un tempo il sabato sera di RaiUno fino a concludersi sulle pagine di uno dei libri più belli mai scritti. Un percorso essenziale che ci restituisce un Antonella piena di gioia, di sentimento, di passione per il proprio lavoro. Un’ Antonella che si racconta, a cuore aperto e con la sincerità che la contraddistingue, al nostro TvBlog. Buona lettura.
Dalla laurea in giurisprudenza al successo del sabato sera su RaiUno, ci racconti il il tuo percorso professionale?
Laureata a 23 anni in giurisprudenza con 110 alla statale di Milano. In quel periodo avevo già iniziato a lavorare a Telereporter (televisione privata di Milano, ndr).
Grande scuola quella delle tv private. Mi truccavo da sola, mi preparavo i testi ed andavo in onda. Facevo un po’ di tutto dal telegiornale allo sport agli annunci dei programmi. Andavo alle conferenze stampa, facevo alcune domande e poi montavo il pezzo.
Dall’immensa galleria di Youtube ecco Antonella proprio dai teleschermi di Telereporter nella veste di annunciatrice:
Dall’immensa galleria di Youtube ecco Antonella proprio dai teleschermi di Telereporter nella veste di annunciatrice:
Poi c’è l’ingresso in Rai
Si, sono entrata in Rai a 23 anni come libera professionista, mai stata dipendente per mia precisa scelta. Primo contratto nel 1986 nella terza rete sperimentale con il programma “Semaforo giallo” assieme a David Riondino che andava in onda d’estate. Poi da Milano ho fatto “Oggi sport” quindi “Dribbling” , “Domenica sprint”. Mi sono occupata di tutti i più grandi eventi sportivi di quel periodo. Ricordo con grande piacere l’olimpiade di Barcellona nel 1992, un esperienza davvero straordinaria.
Nel 1997 passi dai programmi sportivi di Rai2 al grande contenitore del mattino di RaiUno “Unomattina”
Unomattina è stata una grande scuola, si faceva veramente di tutto. In quell’edizione chiesi di essere affiancata da Maurizio Losa (allora giornalista del Tg1, ndr) perché desideravo un giornalista serio. Volevo che il programma avesse più un taglio giornalistico. Quell’edizione ebbe un grande successo, i nostri due caratteri si amalgamavano benissimo. L’anno successivo poi arrivò Luca Giurato con cui mi trovai ugualmente molto bene.
Poi ci furono due edizioni di Domenica in…
Si ho fatto Domenica in, un anno con Fabrizio Frizzi ed uno con Carlo Conti. Non mi sono mai trovata molto bene perché mi sono sentita sempre ai margini di quei programmi. Ma non per Carlo o Fabrizio, con cui ho degli ottimi rapporti, come con tutti i miei colleghi. In verità non sono brava a fare l’ospite, io mi sento più a mio agio a condurre. Ecco perchè non mi vedete spesso ospite in altre trasmissioni.
Nel 2000 c’è la parentesi a Mediaset con il programma del mezzogiorno “A tu per tu” con Maria Teresa Ruta …
Io volevo fare un programma di cucina ed insistevo in questo senso con Giorgio Gori (allora direttore di Canale5, ndr) perché a mezzogiorno la gente mangia ed io adoro mangiare. Lui non ha creduto nel progetto, aveva già sotto contratto Maria Teresa Ruta e voleva che facessimo una cosa insieme. Ci ha fatto fare un programma che a me non apparteneva per niente, non riesco a fare la conduzione a due se non per grandi eventi. Io poi, con Maria Teresa mi sono trovata benissimo dal punto di vista umano, era proprio il programma che non era adatto a me. Mi sento anche negata per i quiz e per i reality, al contrario mi trovo benissimo a condurre i talent show ed i people show.
Poi il ritorno su RaiUno con la “Prova del cuoco” come è nata l’idea di questo programma e come te la sei cucita addosso?
La prova del cuoco è il mio grande amore. Partita in sordina alle 11 e 30 del mattino sotto la direzione di Agostino Saccà, fu poi Fabrizio Del Noce a portarlo a mezzogiorno. Il format era solo la gara dei cuochi, poi ho costruito attorno, assieme al mio gruppo di autori, tutto quello che vedete adesso in onda: dall’idea della scuola di cucina assieme ad Anna Moroni, ai battibecchi con Bigazzi, fino alle canzoncine per i bambini. E’ il programma a cui sono più legata.
Arriviamo ai prime time “Adesso sposami”, “Il ristorante”, “Il treno dei desideri”. Con quale di questi tre hai i ricordi più belli?
Il treno dei desideri. La cosa bella del treno era la realizzazione di sogni leggeri, simpatici anche divertenti; cosa meno riuscita nell’ultima edizione. Lì è stato un errore andare contro C’è posta per te, inoltre abbiamo insistito troppo sui casi tristi. Al contrario,mi ricordo quando vennero le ballerine del Moulin Rouge, mi son divertita tantissimo a vestirmi come loro e a ballare con loro. Era un programma leggero ma di sentimento.
Veniamo ora all’attuale successo del sabato sera di RaiUno “Ti lascio una canzone” che in prime time raduna 8 milioni di telespettatori. Quando te l’hanno proposto ti aspettavi un successo di queste dimensioni?
Io non lo volevo fare perché ero stanca e venivo da un esperienza come il treno molto faticosa. Fu Fabrizio Del Noce ad insistere e devo dire che in quel caso ha avuto ragione. Si è rilevato un successo da subito e quest’anno c’è stato il boom. Poi abbiamo portato su RaiUno molto pubblico giovane. In verità all’inizio c’era un’altra idea che non mi piaceva, poi Roberto Cenci che oltre ad essere il regista, è anche l’ideatore del programma, mi ha proposto questa cosa e siamo partiti. Lui conosce perfettamente questi bambini, canta con loro, lima ogni dettaglio è davvero bravissimo ed è una fortuna per un conduttore lavorare con professionisti di questo calibro, perché oltre che essere bravi a confezionare un gran prodotto ti aiutano alleggerendo il tuo lavoro. Il concetto di “Ti lascio una canzone” è proprio nel titolo, cioè i grandi cantanti di un tempo lasciano la loro canzone ai ragazzi di oggi. Infatti i brani sono volutamente un po’ retrò, perché il succo è proprio questo,tramandare le canzoni del passato ai giovani che non le conoscono. Trovo per esempio bellissimo che un successo senza tempo come “Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco venga cantato dai questi ragazzi
Riascoltiamo dalla sesta puntata di “Ti lascio una canzone” Gianluca Ginoble e Manuela Rinaldi proprio nella canzone di Luigi Tenco “Mi sono innamorato di te” :
Quali sono a tuo giudizio gli ingredienti del successo di questo programma?
Il talento di questi ragazzi e la semplicità ne fanno un programma d’immediata comprensione. Io non credo che la gente abbia voglia di star li a capire le regole di un programma. Sabato scorso ho rivisto Ernestino Schinella, che è il bambino che ha avuto l’esposizione mediatica più grande di tutti i partecipanti dello scorso anno e l’ho trovato ancora più semplice di tanti altri bambini. Questa è la risposta migliore a coloro che criticano il programma.
Hai voluto festeggiare la gioia della tua maternità scrivendo il libro “Cucciolo di mamma” . Ci parli del libro e di come è nato?
L’idea è nata dalla Mondadori. Ci sono le foto di questi cuccioli di animali, molto carini accompagnate da frasi dolci e divertenti sul rapporto fra madri e figli. Mi piaceva l’idea perchè molto tenera. E’ un libro per i bambini e non solo, anche per far capire come il mondo della natura in realtà sia molto vicino al nostro. In fondo l’amore materno è un amore universale.
Come testimoniano i tantissimi commenti positivi che accompagnano sempre un articolo che ti riguarda sul nostro TvBlog, sei molto amata dal pubblico televisivo. Come ti senti di rispondere a tutta questa dimostrazione di affetto?
Ringrazio tutti davvero. Io sono una lettrice accanita di TvBlog, tutte le mattine la prima cosa che faccio è leggervi. Devo dire che anche i vostri lettori nei commenti si dimostrano molto attenti e conoscitori della televisione. Anche per esempio nelle vostre analisi auditel si addentrano nelle disamine delle curve di ascolto e della contro programmazione. Si vede che sono ragazzi che capiscono di televisione. Mi piace moltissimo leggere i commenti come mi piace cercare di capire chi c’è dietro a tutti quei nickname, li conosco tutti e trovo che sono molto coerenti con le loro idee.
Chiudiamo questa intervista con un classico: Cosa c’è nel domani professionale di Antonella Clerici?
Ovunque sarà il mio destino, spero di continuare a fare questo lavoro con la passione che ho sempre avuto, perché io questo mestiere, che faccio da 25 anni lo amo davvero. Il mio primo interlocutore resta sempre la Rai e credo che dopo la fine di “Ti lascio una canzone” ci vedremo assieme per discutere. Poi io sposo i versi di questa poesia tratta dall’antologia di Spoon River:
Dare un senso alla vita può condurre alla follia,
ma una vita senza senso è l’inquietudine
e il vano desiderio è una barca
che anela il mare eppur lo teme.
Quindi ovunque mi porterà questa barca, l’importante è uscire dal porto, rischiare, mettersi in gioco poi i risultati verranno…
Grazie davvero ad Antonella per l’intervista che ci ha concesso ed ovunque sarà il suo futuro un grandissimo in bocca al lupo da TvBlog!