Home Notizie Europa 7: la tv che continua a non esserci

Europa 7: la tv che continua a non esserci

All’epoca vi avevamo informato, tempestivamente, sulla conclusione della vicenda di Europa 7. Il canale dell’editore Francesco Di Stefano, vincitore della concessione per trasmettere il suo canale televisivo con copertura nazionale nel 1999 (a discapito di Rete 4), sarebbe dovuto partire, finalmente, il 1 luglio scorso. Proprio per “liberare” le frequenze si era resa necessaria la

4 Luglio 2009 04:14

All’epoca vi avevamo informato, tempestivamente, sulla conclusione della vicenda di Europa 7. Il canale dell’editore Francesco Di Stefano, vincitore della concessione per trasmettere il suo canale televisivo con copertura nazionale nel 1999 (a discapito di Rete 4), sarebbe dovuto partire, finalmente, il 1 luglio scorso. Proprio per “liberare” le frequenze si era resa necessaria la risintonizzazione di RaiUno di cui vi avevamo parlato e che è stata completata in questi giorni, ma Europa 7 è rimasta fedele al suo slogan: “la tv che non c’è“.

La decisione di non partire arriva direttamente da Di Stefano, l’editore è convinto che la “soluzione”, annunciata il 12 dicembre 2008 dal sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle comunicazioni Paolo Romani, sia di fatto un’altra truffa, l’ennesima beffa, ai suoi danni. Come ricorderete nell’ambito di una razionalizzazione delle frequenze imposta dalla Comunità Europea dopo che la Conferenza Internazionale di Ginevra aveva fissato nuovi standard per l’etere dei paesi membri, era “spuntato” lo spazio per Europa 7, la frequenza UHF 8 era stata così assegnata.

L’imprenditore ha rispedito al mittente questa proposta, preannunciando di stare per adire nuovamente alle vie legali, perché sostiene che la famigerata frequenza non garantisce la “copertura nazionale” di cui una tv ha bisogno per evitare il “fallimento entro sei mesi“:

Noi dal ‘99 abbiamo diritto a tre canali, l’unico modo per avere una rete nazionale in analogico. Ora si pretende che noi, con una sola frequenza messa a disposizione, facciamo una rete nazionale. È una cosa impossibile tecnicamente. La stessa Rai dice che alla ricanalizzazione sono interessati 14 milioni di utenti. Noi, con un solo canale, non dovremmo superare 10-12 milioni di utenti. Le frequenze che ci spettavano non le abbiamo, quindi non si parte. Non possiamo fare una rete locale, che non è vista a Bologna, Milano, Torino, Napoli, Catania.


Per l’editore si tratta di un’autentica trappola, un meccanismo teso ad estromettere la già danneggiata Europa 7 dal mercato radiotelevisivo. Cominciare a trasmettere su una frequenza, peraltro insufficiente e non rispondente ai criteri della concessione vinta nel ’99, a distanza di 10 anni e nel bel mezzo di un passaggio dall’analogico al digitale che si concluderà nel 2012, sarebbe un suicidio economico.

L’impressione è che dopo quest’ulteriore strappo Europa 7 difficilmente sarà mai un canale nazionale, anche tenendo conto che il provvedimento che consentiva a Di Stefano di trasmettere dal 1 luglio prevede il termine, inderogabile, di iniziare le diffusione del canale entro il 30 giugno 2011, vale a dire un anno prima del definitivo switch-off verso il digitale.