Melrose Place 2009 – Il pilot fa acqua dalla piscina. Sempre per colpa di Beverly Hills (90210)
Non si può tornare azzardatamente sulla scena del crimine, partendo da subito con un illustre delitto in piena regola, e sperare che qualcuno ci capisca qualcosa. Melrose Place 2.0, come lo chiamano in rete per distinguerlo dal precedente – anche per questioni di ordine pratico – è un vero pasticcio per chiunque. Per i nostalgici
Non si può tornare azzardatamente sulla scena del crimine, partendo da subito con un illustre delitto in piena regola, e sperare che qualcuno ci capisca qualcosa. Melrose Place 2.0, come lo chiamano in rete per distinguerlo dal precedente – anche per questioni di ordine pratico – è un vero pasticcio per chiunque. Per i nostalgici dell’omonima serie tv degli anni ’90, che provano a ricostruire i tasselli ma con gran fatica e avranno tutti estrazioni socio-anagrafiche differenti. E per l’improbabile target giovanile che dovesse ora sintonizzarvisi, a maggior ragione sulla teen CW. C’è solo una diciottenne nel cast, per ora la più defilata, mentre a dominare la scena sono personaggi tra i venti e i trent’anni, condomini dello stesso indimenticato stabile con piscina, al numero civico 4616.
Diremmo subito, noi scafati telemaniaci senz’anima di nuova generazione, che sembrano perfetti per il cast di un reality show. Anonimi, prevedibili, quasi ipocriti nell’interessarsi reciprocamente alle proprie vite. Il sequel di Melrose Place suona come una vendetta un po’ artefatta e si presta a una sorta di degradazione narrativa proprio per colpa del genere più “banalizzante” della tv. Quel fascino della prima volta “adamitica”, di vedere sintonizzate sullo schermo vite intrecciate di persone diverse, piene di storie da raccontare e di segreti dietro le pareti domestiche, è diventato il plot più abusato del Big Brother, per cui la sindrome da “vite spiate” è ormai routine. Non a caso anche nel nostro Paese Alessia Marcuzzi citò Melrose Place come concept-feticcio, subito fallito, dell’ottava edizione, fatta di case comunicanti e di vicini da casa forzati.
E un fallimento non a caso è stato anche Melrose Place come ascolti. Negli States, visto il rischio di troncare un investimento così ambizioso, parlano di debutto soft (2.3 milioni di spettatori) e, siccome tutto il mondo è paese, contano di risollevarsi a posteriori con la storia del target di riferimento. Nello specifico, la fascia di riferimento del network è quella delle donne dai 18 ai 34 (2.5/7%), per cui si è posizionato dietro solo al Big Brother di CBS, ma in cui ha battuto Privileged. Corsi e ricorsi della tv, da lassù il buon produttore Aaron Spelling starà constatando l’eterno destino di questa serie, ovvero di arrivare seconda a Beverly Hills, che al debutto della seconda stagione di 90210 recupera rispetto allo scorso inverno, con il valore in milioni più alto (2.6) dal 6 gennaio 2009.
Già su Italia1, negli anni ’90, Melrose fu spacciata per sorella maggiore (zitella) del telefilm cult di una generazione, con l’handicap della seconda serata quando gran parte dei giovani si erano già stufati. E così si costruì un pubblico tutto suo, non scrollandosi mai di dosso l’etichetta di serie cadetta. Addirittura poi passò per breve tempo su Rete4, denunciando la progressiva crescita anagrafica del suo cast come del pubblico di riferimento.
Il famoso “pasticcio”, però, nasce tutto da qui: allora Melrose ci mise un po’ per ingranare, complice un inizio alla mercé di Kelly, David, Donna e Steve che fecero da cross-over per il traino. E’ solo con l’arrivo di personaggi storici e carismatici come la perfida Amanda e la psicopatica Kimberly che la serie costruì la sua identità sull’intrigo e il colpo di scena. Misteri, disastri, incendi, sequestri e morti mozzafiato sono solo alcuni degli ingredienti di punta del telefilm, che poi hanno ispirato titoli odierni come Desperate Housewives per citarne uno.
Nel primo episodio della new edition, partita martedì sera negli Usa, abbiamo ritrovato “solo” due (per ora) veterani indimenticati come Sidney (una Laura Leighton sopravvissuta benissimo all’usura del tempo) e Michael (sempre viscido nei panni di Thomas Calabro). Sidney è stato uno degli amori tormentati di Michael, assieme a Kimberly (interpretato dalla magistrale Marcia Cross – Bree di Desperate Housewives) e la prima moglie Jane (Josie Bissett).
Ora manco a dirlo Michael e Sidney si ritrovano con un coinvolgimento emotivo duro a morire ma con un piccolo particolare: Sidney l’avevamo data praticamente per morta (come ricordano anche i colleghi di Blogapuntate). E anche in questo caso non se la passa tanto bene. Misteri della sceneggiatura.
Una sceneggiatura molto affrettata, forse troppo persino per un pilot, che denuncia il proprio limite quando copre i vuoti del racconto con soundtrack a go go. Della serie, ancor prima di raccontarvi cos’hanno da dire questi personaggi, li rendiamo già idoli da Youtube. Per ora notiamo un cast mediamente anonimo, sia per storie che non riescono a ingranare da subito (cosa sempre successa a Melrose) sia per il lato forzatamente corale di un pilot che va come un treno.
C’è la coppia perfetta che vorrebbe colmare il vuoto lasciato da Billy ed Alison, la manager stronza alla Amanda – di cui si attende disperatamente l’arrivo – che però è bisessuale perché oggi fa più glam. E poi il cuoco maledettamente virile come il bel Jake inseparabile dalla sua motocicletta. Ognuno aveva bisogno di un clone, visto che l’età passa per tutti. Ma una domanda sorge spontanea: questo prodotto dall’effetto patchwork ha un futuro?