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Zapatero da il via libera all’offerta Pay sul Digitale spagnolo

Magari per noi italiani sarà incredibile, comprensibilmente visto il modo in cui la “rivoluzione digitale” è stata portata avanti nel nostro paese, ma la notizia di oggi è che il parlamento spagnolo ha approvato (su proposta del governo) la legge che da la possibilità agli operatori del digitale terrestre di partire con le loro offerte

18 Settembre 2009 16:30

Magari per noi italiani sarà incredibile, comprensibilmente visto il modo in cui la “rivoluzione digitale” è stata portata avanti nel nostro paese, ma la notizia di oggi è che il parlamento spagnolo ha approvato (su proposta del governo) la legge che da la possibilità agli operatori del digitale terrestre di partire con le loro offerte pay. La decisione arriva dopo che La Sexta, facente parte del gruppo Mediapro, aveva già strappato nello scorso aprile i diritti tv per la trasmissione di alcuni eventi sportivi alla pay tv satellitare DigitalPlus del gruppo Prisa (fra gli altri editore de El Pais) ed ha già creato il proprio canale dedicato al calcio.

Dicevamo della “stranezza” per noi italiani che abbiamo associato naturalmente la transizione verso il Digitale Terrestre introdotto dalla Legge Gasparri con l’offerta pay di Mediaset Premium. In Spagna, al contrario, il passaggio al Digitale ha corso più velocemente dal punto di vista della copertura (tanto che lo switch-off è stato anticipato alla fine del 2010), senza per questo che si verificasse una moltiplicazione di canali e con i vari gruppi impegnati nel digitalizzazione senza la garanzia di poterne trarre almeno inizialmente un profitto.

Dopo l’approvazione della legge ognuno potrà partire con una propria offerta e in pole position, altra grossa differenza, ci sono ben 5 competitor (Net TV, La Sexta, Antena 3, Veo e Telecinco) contro i due italici (Mediaset Premium e il sostanzialmente invisibile Dahlia Tv). L’opposizione al governo socialista di Zapatero non ha gradito l’iter accelerato per la legge e aveva chiesto l’inserimento del provvedimento nella più ampia “legge Generale Audiovisiva”, ma gli interessi economici in gioco e la volontà di introdurre una concorrenza a DigitalPlus hanno suggerito al parlamento la decisione di approvare comunque il provvedimento.