Home Un medico in famiglia Un Medico in Famiglia funziona anche senza Nonno Libero. Lino Banfi si offende: “I Martini non sono una bella famiglia”

Un Medico in Famiglia funziona anche senza Nonno Libero. Lino Banfi si offende: “I Martini non sono una bella famiglia”

Un Medico in Famiglia serve sempre, come già qui si scriveva durante la scorsa perdibilissima edizione. E dispiace che la proposta più bella per una domenica sera con i propri cari stia per rinunciare alla sua storica collocazione a cause delle solite manovre di palinsesto: ci rimetterà sicuramente. La sesta stagione, che potremmo definire una

pubblicato 5 Ottobre 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 22:24

Un Medico in Famiglia serve sempre, come già qui si scriveva durante la scorsa perdibilissima edizione. E dispiace che la proposta più bella per una domenica sera con i propri cari stia per rinunciare alla sua storica collocazione a cause delle solite manovre di palinsesto: ci rimetterà sicuramente. La sesta stagione, che potremmo definire una versione deluxe del marchio, è riuscita nuovamente a far breccia negli italiani, raggiungendo picchi stratosferici di sette milioni. E questo fa sperare sulle buone vecchie tradizioni che non muoiono mai, su un prodotto “pulito” ma non necessariamente bigotto, che rinuncia ai toni sempliciotti da sitcom per approfondire il racconto popolare dalle vene drammatiche.

Il merito, a opinabile parere di chi scrive, va soprattutto a Margot Sikabonyi e alla storyline che ruotano intorno alla sua Maria, ormai dottoressa in Medicina e ragazza modello dai sani principi. Chi dice che per forza la serietà sia sinonimo di buonismo? La ragazza si fa strada tra i potentati mafiosi dell’Università – troppo spesso censurati – e una carriera come specializzata al fianco del suo compagno, un bentrovato Guido Zanin ancora più brillante grazie alla crescita artistica di Pietro Sermonti. I due riescono, in questo modo, a raccontare un’altra generazione, quella dei trentenni di belle speranze che fa da collante tra il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza dei più piccoli e quello dei capifamiglia. Quando si dice, un nucleo familiare allargato e trasversale.

Il ritorno di Scarpati – papà Lele ha inizialmente messo a tutti un po’ di malinconia, perché il rivederlo spodestare nonno Libero alla guida della famiglia rendeva l’idea del “vecchietto dove lo metto”, una sorta di scaricabile dell’anziano e del suo insostituibile valore. Eppure la fiction ha continuato a “campare” lo stesso con un cast storico d’eccezione e le ottime new-entry. Non a caso il buon Lino Banfi, che ritroveremo guarda caso domani sera come “guest star” (contro l’ultima de L’Onore e il Rispetto 3), sembra esserci rimasto male per la sua epurazione (inizialmente consensuale, perché il budget non bastava per due star come lui e il figlio putativo nella fiction). E recrimina come non mai sulle pagine del Sorrisi e Canzoni Tv:

“I Martini non sono proprio una bella famiglia, anzi è una famiglia di casinisti. E’ sgretolata. Sul nonno per esempio sono cadute troppe responsabilità, con un padre assente per dieci anni… Io sono per la famiglia unica. Ora ho tanti altri progetti, tra cui quello di lavorare nella mia casa di produzione al fianco di mia figlia Rosanna”.

Forse non è un caso che nonno Libero rinneghi la sua famiglia da quando lo ha “relegato” in Puglia, mentre negli anni in cui era tutto sulle sue spalle – e lui si era emancipato dall’Allenatore nel Pallone – le responsabilità “etiche” non sembravano pesargli. Anzi.

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