Il trash della D’Urso ” a tutti i costi” fa riflettere: non era solo colpa di Paola Perego?
Partiamo dal presupposto che TvBlog non ha padroni né padrini, facili bersagli o conduttori intoccabili. Abbiamo accolto con molto entusiasmo la nuova avventura domenicale di Barbara D’Urso, forte di un eccezionale carisma dimostrato in daytime. La conduttrice ha sempre alternato varie fasi nella sua carriera, passando dalle tronfie esuberanze degne di una vamp al top
Partiamo dal presupposto che TvBlog non ha padroni né padrini, facili bersagli o conduttori intoccabili. Abbiamo accolto con molto entusiasmo la nuova avventura domenicale di Barbara D’Urso, forte di un eccezionale carisma dimostrato in daytime. La conduttrice ha sempre alternato varie fasi nella sua carriera, passando dalle tronfie esuberanze degne di una vamp al top ai momenti difficili, che l’hanno vista accettare qualche retrocessione pur di non fermarsi. E’ successo ai tempi dei reality flop in prime time, dopo i quali si è “piegata” umilmente alla levataccia mattutina per rivitalizzare la sua immagine. Da quest’anno non ne ha più bisogno e le occhiaie le lascia a Federica Panicucci.
La D’Urso viene da due stagioni vincenti, che l’hanno vista regina dei Record in prime time e trionfatrice nella sfida di una conduttrice donna al timone delle daily news. Quest’anno la sua nuova scommessa si chiama Domenica Cinque e, alla vigilia del debutto, la Barbarella nazionale ci aveva promesso un contenitore gioioso e mai trash (litigando per questo con “la parte in causa” Paola Perego). Peccato che anche lei non abbia saputo resistere alla tentazione e, diciamo la verità, se l’è anche un po’ cercata.
Domenica Cinque, che per ora non brilla di appeal anche negli ascolti, sta scontando – così come Mattino e Pomeriggio Cinque – la mancanza del Grande Fratello. Nei periodi in cui il reality riposa il chiacchiericcio dei salotti di Canale 5 è costretto ad alimentare da sè motivi di polemica seriale, per assicurarsi un indotto sensazionalista di sicura presa sul pubblico. La differenza tra i gossip a regola d’arte del Gf e quelli dei periodi extra-Gf è che, in quest’ultimo caso, sono i contenitori quotidiani gli unici responsabili del trash che mandano in onda.
Insomma, se la D’Urso può trincerarsi dietro le malefatte degli ex-inquilini, dissociandosi quando le portano i panni sporchi della Casa, non può restare “basita” quando SCEGLIE di invitare nella stessa puntata Vittorio Sgarbi e Giampiero Mughini. O fa il processo a Fabrizio Corona nello stesso studio in cui c’è Platinette. La rissa è assicurata, prevedibile e sta nella mente di chi, furbamente, ha previsto lo scontro tra titani acchiappaudience. L’unica scusante che si può dare alla D’Urso è che la Rai ha messo in campo l’artiglieria pesante, trasformando La Vita in Diretta in un talk corale a tinte forti, spesso incentrato su temi sociali di sicuro scandalo.
L’omosessualità, ad esempio, è diventato un argomento perfetto per accendere la miccia, specialmente se Alessandra Mussolini si confronta in diretta con Franco Grillini, vero Sposini? A Pomeriggio Cinque, spesso e volentieri, non ci si fa mancare nulla sull’argomento, dando ad Alessandro Meluzzi la possibilità di lanciare messaggi velatamente omofobi, con l’approvazione politica di una Daniela Santanché, guarda caso co-presente in studio, e lo sdegno della trans Vladimir Luxuria in collegamento.
Alla D’Urso, però, va dato atto di aver introdotto un argomento tutto nuovo nel filone delle risse televisive: lo scontro tra il vip di turno e il figurante nip. Sia Sgarbi che Corona si sono, infatti, ferocemente scontrati con il pubblico parlante delle sue trasmissioni, con tanto di accuse pesanti mosse all’atteggiamento “guardone” e “frustrato” del tipico telespettatore da casa.
Insomma, cara D’Urso, non può essere sempre colpa degli altri o dell’inatteso. E forse sarebbe l’ora di spodestare la povera Paola Perego, che ha pagato abbastanza per il trash commesso, e incoronare una nuova regina. Perché, diciamo la verità, il trash a tutti i costi non risparmia nessuna ed è figlio di un meccanismo preciso a cui la conduttrice di successo finisce per cedere. Per poi rischiare l’epurazione da una dirigenza altrettanto “ipocrita”, nel far ricadere le colpe solo sulla singola trasmissione e a sua volta dissociarsi.