Grande Fratello 10: nostalgia dell’Alitalia e dei temi sociali. Un’edizione storica senz’anima?
Ora che il trans Gabriele Belli è nella casa e il gay Maicol Berti ha “checcheggiato” abbastanza il Grande Fratello ha esaurito gran parte del suo effetto sorpresa. Un effetto che, sin dalle 23.00 di ieri, si è dissolto come una bolla di sapone, trasformando tutte le attese nutrite verso un’edizione storica in illusioni perdute
Ora che il trans Gabriele Belli è nella casa e il gay Maicol Berti ha “checcheggiato” abbastanza il Grande Fratello ha esaurito gran parte del suo effetto sorpresa. Un effetto che, sin dalle 23.00 di ieri, si è dissolto come una bolla di sapone, trasformando tutte le attese nutrite verso un’edizione storica in illusioni perdute (per dirla alla Balzac). Perché diciamo la verità, dopo Luxuria, Sircana, Marrazzo e Silvia Burgio potremmo tutti laurearci in epistemologia del trans sul piccolo schermo.
Più passano i giorni, più questa decima edizione dal raro sapore autunnale assomiglia sempre di più alla quinta, quella che vide trionfare il “diverso”, ma mai sessualmente dichiarato, Jonathan Kashanian. Anche allora i suoi gridolini spadroneggiavano, nell’ambito di un cast complessivamente pecoreccio e privo di grandi personalità. E anche quell’anno, se ricordate – era il 2004 -, fu quello che vide il format “spremuto” con ben due edizioni quasi consecutive.
Endemol si sentiva, infatti, galvanizzata dal grande successo mediatico della quarta edizione, quella di Ascanio, Katia, Serena, Patrick e poi ancora del rapporto difficile tra Ilaria Turi e il suo papà. Sono rimaste delle icone, entrate nell’immaginario collettivo a testimoniare un cast ricco di personalità coinvolgenti.
E’ un po’ quello che è successo l’anno scorso, con personaggi immediatamente riconoscibili, e a loro modo familiari anche con i loro eccessi, come Cristina Del Basso, Gianluca Zito, Vittorio Marcelli, Marcello Torre Calabria solo per citarne alcuni. In realtà la nona edizione ha avuto un pregio: quello di mantenere per una volta l’impegno di discutere di temi sociali nella Casa. Dalla cecità di Gerry Longo, passando per il trascorso di Ferdi Berisa, il ragazzo Rom che ha poi trionfato, sino all’affaire più eclatante, che tenne banco seriamente sui giornali: il caso Alitalia.
La presenza di Daniela Martani, oggi tanto vituperata nelle pagine di gossip, diede effettivamente una marcia in più all’immagine del reality, finendo per rappresentare un vero caso di stato. E un episodio non dissimile fu quello che vide protagonista nella edizione precedente Lina Carcuro, che rischiava di essere radiata dall’Ordine dei medici. E’ dalla puntata record di ascolti, in cui Lina apprese la precarietà della sua condizione professionale, che il Grande Fratello fece un passo in avanti, modificando la propria struttura di “gioco pilotato a tavolino”.
Restando più in basso non si può non menzionare il triangolo tra Marco Mazzanti, Vanessa Ravizza e Alberto Scrivano, con tanto di spin-off nei vari rotocalchi tv, oppure il personaggio borderline di Federica Rosatelli e la prima lesbica dichiarata, ma con delicatezza e senza troppo rumore, Siria De Fazio.
Il cast dell’anno scorso è ancora troppo impresso nella nostra memoria per essere sostituito da uno nuovo in pochi mesi. Ovviamente siamo solo alla seconda puntata e sarebbe sin troppo prematuro gridare al flop, considerato che il Grande Fratello ieri sera ha retto dignitosamente al fortissimo Pinocchio (un caso raro di cultura che vinc sul reality, pure con tutte le sbavature del prodotto denunciate dia nostri lettori).
Eppure l’istinto ci fa pensare che questo Grande Fratello 10 manchi di anima e sia troppo anonimo rispetto agli intenti celebrativi promessici. Finito l’effetto trans, ora bisogna capire quanto dei ragazzi così omogenei e senza né arte né parte possano differenziarsi agli occhi dei telespettatori. Paradossalmente, l’unica concorrente con un background interessante, Daniela Caneo, è stata mandata in nomination all’unanimità per un semplice motivo: è l’unica che lamenta di avere una vita fuori.
L’anno scorso ogni ragazzo, dal surfista all’ormeggiatore, era identificato per un lavoro e una passione, a prescindere che fosse “prestigiosa” o ben remunerata. Quest’anno la stessa malizia del diciottenne Marco Mosca, che ragiona come un telespettatore addicted del format, fa temere che tutti facciano i concorrenti del Grande Fratello, prima di esserlo. E gli autori, senza avere alternative, coprono il vuoto narrativo con due ore di nomination. Ma scherziamo? Ancora lo stesso rituale delle nomination dopo dieci anni? E basta.
Una cosa giusta, almeno, quel flop di Reality Circus l’ha fatta: la nomination palese. Senza retorica. Tiè, ti nomino e lo sai. Ne discutiamo insieme a costo di farci scappare la polemica defilippica. Senza lungaggini che lasciano il tempo (e l’ascolto) che trovano.