Switch off: l’Italia lo fa meglio (ma con quali metodi?)
Se il fine giustifica i mezzi, allora l’Italia può bullarsi del digitale terrestre. Eccome se può farlo, visto che, dati alla mano, il nostro paese è stato (o sarà) il primo e più celere tra quelli europei a completare il leggendario switch off. Evviva, felicità e cotillons: peccato che per riuscirci si è avvalso, questo
Se il fine giustifica i mezzi, allora l’Italia può bullarsi del digitale terrestre. Eccome se può farlo, visto che, dati alla mano, il nostro paese è stato (o sarà) il primo e più celere tra quelli europei a completare il leggendario switch off. Evviva, felicità e cotillons: peccato che per riuscirci si è avvalso, questo nostro Paese, dei sistemi più violenti e coatti dai tempi dell’inquisizione. Programmi oscurati, ore e ore di black out televisivo forzato, in barba ai soldi regolarmente sborsati dagli abbonati e al Contratto di Servizio (quindi in barba alla legge), alleanze sospette, tutto al solo fine di favorire, tra le altre cose, quell’oggettino lì, Tivù Sat che tanta fortuna porterà a Rai e a Mediaset.
Intanto, secondo il calendario previsto dal ministero delle Comunicazioni, il 70% delle popolazione italiana sarà digitale entro la fine del prossimo anno, in vista di quella data fatidica, il 2012, che condurrà allo spegnimento definitivo della televisione analogica (intanto ricordiamo che il 16 novembre sarà la volta del Lazio a fare il salto definitivo). Per carità, non che sia una missione facile: tra leggi a vicolo cieco, condizioni capestro, politica fossile, territorio geografico difficoltoso e strumenti obsoleti, l’Italia ha sicuramente già fatto parecchio, da un punto di vista meramente tecnico, per stare al passo. C’è riuscita, si diceva, davanti a tutti gli altri Paesi che sono stati surclassati: al 31 dicembre è previsto che almeno il 62% delle abitazioni godranno di almeno un ricevitore per i canali terrestri in chiaro. Ciò significa che l’Italia è destinata a raggiungere il traguardo fissato dal programma dello switch off assai prima della scadenza decisa dall’Unione Europea.
Va peggio in Francia: Parigi e l’intera regione dell’Ile-de-France arriverà al punto convenuto solo nel marzo del 2011. In Germania, sebbene Berlino sia massicciamente all’avanguardia, il digitale terrestre ha cominciato a marciare a pieno regime soltanto negli ultimissimi tempi. Idem per la Danimarca, come si apprende da IlSole24Ore, dove pochissime famiglie hanno ammesso di essere tecnologicamente preparate e istruite al passaggio. Molto meglio, invece, la Spagna e l’Inghilterra: tutti paesi, questi, dove però il fine non condiziona forzatamente i mezzi.