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Gabriella Cims – Evitare di condir la tv con pezzi di carne

Il servizio pubblico può e deve, visto che si finanzia anche con il canone, impegnarsi per un nuovo corso della figura femminile nei diversi programmi, rispettando la dignità culturale e professionale delle donne. Si potrebbe evitare di condire ogni contesto di trasmissione con un pezzo di carne di donna. Perché è di questo che si

pubblicato 11 Novembre 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 21:21


Il servizio pubblico può e deve, visto che si finanzia anche con il canone, impegnarsi per un nuovo corso della figura femminile nei diversi programmi, rispettando la dignità culturale e professionale delle donne. Si potrebbe evitare di condire ogni contesto di trasmissione con un pezzo di carne di donna. Perché è di questo che si tratta quando al conduttore di turno si affianca una forma corporea femminile di visibile prorompenza.

Sono parole, che condivido e sottoscrivo, pronunciate da Gabriella Cims, che guida l’Osservatorio sulla direttiva europea per la tv e che si rivolge al viceministro Paolo Romani e a Corrado Calabrò, Presidente dell’Autorità Garante per le Comunicazioni.

Tuttavia, mi preme sottolineare il fatto che oltre a cambiar l’approccio – perlomeno quello del servizio pubblico – nei confronti della figura della donna in televisione, occorrerebbe provare a cambiare anche l’approccio delle donne dello spettacolo alla televisione: cresciute nella convinzione che per far carriera basti mostrarla, quella carne, non esitano a farlo, in un meccanismo biunivoco che si autoalimenta.