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X Factor 3 – Gli inutili inediti

Reduci dalla semifinale di ieri sera, ci avviciniamo alla finale di X Factor 3 facendo una breve riflessione sugli inediti ascoltati nottetempo – a orari indegni, diciamolo -, affibiati al quartetto di semifinalisti (ecco anche i giudizi dei colleghi di Soundsblog, decisamente in linea con il sottoscritto).E non me ne vogliano i lettori, ma ancora

pubblicato 26 Novembre 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 20:54


Reduci dalla semifinale di ieri sera, ci avviciniamo alla finale di X Factor 3 facendo una breve riflessione sugli inediti ascoltati nottetempo – a orari indegni, diciamolo -, affibiati al quartetto di semifinalisti (ecco anche i giudizi dei colleghi di Soundsblog, decisamente in linea con il sottoscritto).

E non me ne vogliano i lettori, ma ancora una volta sto con Morgan (nell’immagine, la sua espressione durante l’esecuzione di Fuori c’è il sole, singolo di Silver, il suo figlioletto). Il quale, dopo aver dato una lezione su come si faccia a costruire un percorso musicale con un artista – rivedetevi le sue indicazioni a Marco subito dopo l’esecuzione di Senza fine, brano che il talent non aveva potuto provare col cantante – come prima cosa definisce il singolo di Giuliano Rassu un gran bel prodotto. E nulla di più è questo Ruvido. Nulla di più davvero: un compitino confezionato ad hoc, senza la minima originalità. Il migliore fra i quattro. Ma non è difficile, eccellere fra la nullità.

Sulle Yavanna, oltre alla pesante sensazione di dejavù – anche qui rilevata da Morgan -, pesa un brano sicuramente ben arrangiato ma anonimo. Il singolo di Silver è di una banalità sconcertante, sia dal punto di vista del testo – pseudogiovanilistico finto pop italiota zeroassolutista. Indimenticabile il verso Ed è fantastico far nascere una nuova emozione – sia da quello musicale. Infine, Marco, artista che Elio (Stefano Belisari) definisce potenzialmente di eccellenza internazionale, alle prese con un altro compitino, banalotto, insufficiente sia dal punto di vista musicale sia da quello del testo. O forse sufficiente. Sufficiente a scaldare il geriatrico pubblico sanremese cui Marco, vincendo X Factor 3, dovrà abituarsi. Emblematico – e condivisibile, anche qui – il commento di Morgan: Tu, Marco potresti cantare l’elenco telefonico, che è sicuramente più profondo di questa canzone.

Già. Almeno l’elenco del telefono è (era) utile. Ha (aveva) una sua utilità intrinseca. Questi inediti, francamente, a giudizio del sottoscritto, no. Il che è perfettamente coerente con tutta questa nera e lunghissima stagione di p(i)attume dell’entertainment italiano. Una stagione che dura da tempo e che è perfettamente in linea con il p(i)attume culturale generalizzato. Avvilente (potete giudicare voi stessi, se non credete al giudizio e se vi sembra troppo duro: dopo il salto, tutti i video: Ruvido, Una donna migliore, Fuori c’è il sole e Dove si vola).




Ed è deprimente vedere come sia annullato un percorso artistico di quattro talent comunque giunti a una semifinale di una kermesse che catapulterà il vincitore sul palco dell’Ariston, nel nome di non si sa bene cosa. Chi decide cos’è un successo radiofonico? Perché un programma giovane come X Factor non può mai osare un po’ di più (se non dal punto di vista del turpiloquio, beninteso)?

Fa bene Morgan, che pure ad un orario improbo, fa proprie – verosimilmente – le istanze dei cantanti stessi che avevano a che fare con brani assolutamente avulsi dal percorso fatto. Assolutamente avulsi dalla realtà. La musica, grazie al cielo, non è solo la hit pop che diventa tormentone dell’estate o dell’inverno.

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