Home Veline e Letterine in pensione: l’ultima moda è il trans in tv

Veline e Letterine in pensione: l’ultima moda è il trans in tv

Una provocazione (provocazione?) curiosa e, a suo modo, interessante arriva dal Secolo d’Italia: ci sono troppi trans in televisione? Il quotidiano diretto dall’Onorevole Flavia Perina (Popolo delle Libertà) sostiene dalle sue colonne che dopo l’esplosione dell’affaire Marrazzo, i palinsesti televisivi si siano riempiti di transessuali, cavalcando in maniera fin troppo eccessiva, plateale e volgare il

27 Novembre 2009 13:43

Una provocazione (provocazione?) curiosa e, a suo modo, interessante arriva dal Secolo d’Italia: ci sono troppi trans in televisione? Il quotidiano diretto dall’Onorevole Flavia Perina (Popolo delle Libertà) sostiene dalle sue colonne che dopo l’esplosione dell’affaire Marrazzo, i palinsesti televisivi si siano riempiti di transessuali, cavalcando in maniera fin troppo eccessiva, plateale e volgare il fenomeno. Noi stessi ne abbiamo parlato, seppure in termini molto diversi, negli ultimi giorni con l’inelegante caso di Porta a Porta e, in queste ultime ore, con la confessione di un Tronista di Maria De Filippi, anche lui alle prese per quattro anni con una relazione sentimentale con un trans. Nella puntata di ieri sera di Chiambretti Night è stato affrontato il medesimo argomento con un trans ospitato in studio. Si legge sul Secolo D’Italia in un articolo firmato da Giancarlo Salemi:

“Ha cominciato Matrix, poi è arrivato Porta a Porta con due serate di seguito, e piano piano anche i pomeriggi televisivi si sono adeguati: non c’è trasmissione che non abbia il suo trans quotidiano. E’ l’ultimo sdoganamento, il nuovo filone da seguire, dopo un’estate di escort e di veline. Ma a chi giova tutto ciò? Francamente non si comprende. Certo, se l’unico parametro sono gli ascolti, allora Vespa fa bene e, invece di due puntate, potrebbe farci un serial, tanto c’è sempre un trans disposto a parlare, a raccontarci chissà quale verità. […] Possiamo dire che non è così? Che dal plastico sul delitto di Cogne a quello sul caso Brenda – oltre alla morbosità di chi guarda – c’è poco o nulla di giornalisticamente interessante? […]
La televisione non può essere uno sfondo, ci impegna, ci assorbe. Proprio per questo bisognerebbe fare attenzione ai messaggi che da lì transitano a chi la guarda. Senza scadere nella retorica in ciò che è servizio pubblico o ciò che è spazzatura, a chi ha la facoltà di utilizzare questo straordinario potere come la televisione, andrebbe chiesta una maggiore attenzione. Perché un giorno è “China”, un altro è “Natali” ma il messaggio che passa è devastante e, forse, un po’ di ritorno alla normalità non farebbe male a nessuno”.

In realtà, secondo il parere di chi scrive, anche l’articolo di Salemi, che nel suo svilupparsi cita brillantemente Marshall McLuhan e la sua teoria dei “media freddi e dei media caldi”, che non abbiamo riportato per lasciare alta l’attenzione esclusivamente sull’argomento principe, anche quest’articolo, si diceva, un peccato di forma lo compie, tende cioè a considerare forzatamente il trans come una figura necessariamente “trash”, anormale. L’invocazione del giornalista a un ritorno “alla normalità” nei palinsesti televisivi è sicuramente condivisibile ma non senza essersi posti prima una domanda: normalità rispetto a quale anormalità? E’ anormale un trans? Può darsi, ma è certamente più accogliente, rincuorante e intelligente un trans rispetto a un tizio, del tutto maschio e del tutto eterosessuale, che in diretta televisiva, dentro una casa, prende una donna, la solleva su un mobile di cucina e tenta, tra il serio e il faceto, di infliggerle violenza. Cos’è anormale in questa televisione? Un individuo dalla sessualità incerta o un altro individuo che proprio in nome della sua certissima sessualità osa adoperare un corpo di donna a mò di giocattolo?

E’ sempre il troppo a stroppiare: perfino la stupidità e la dabbenaggine, in piccole dosi, ci sono necessarie. Il problema, in questa televisione, la nostra, è che tutto – tutto – passa facilissimamente dall’essere un mezzo all’essere un fine. Prendi il trans per fare ascolto e fregatene se quello intanto sta morendo dentro (oppure se è morto e basta, visto che ci si dimentica che siamo nel bel mezzo di un caso di morte violenta); prendi la cretinaggine maschile e falla diventare un grimaldello per costruire una prossima grande diretta del Grande Fratello del lunedì. E’ ancora possibile avvantaggiare il rispetto e la moderazione rispetto ai dati d’ascolto?
Le vostre opinioni, se ne avete voglia, nei commenti.

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