Il sangue dei vinti: su Raiuno dal libro di Pansa alla fiction, passando per il cinema (e le polemiche)
Stasera alle 21:30 (e domani alle 21:10) Raiuno manderà in onda la miniserie in due puntate “Il sangue dei vinti”, diretta da Michele Soavi -già regista di “Uno Bianca” e “Nassiriya”-, liberamente tratto dall’omonimo libro di Giampaolo Pansa e con protagonisti Michele Placido, Alessandro Preziosi, Barbara Bobulova e Giovanna Ralli.E proprio come il libro, anche
Stasera alle 21:30 (e domani alle 21:10) Raiuno manderà in onda la miniserie in due puntate “Il sangue dei vinti”, diretta da Michele Soavi -già regista di “Uno Bianca” e “Nassiriya”-, liberamente tratto dall’omonimo libro di Giampaolo Pansa e con protagonisti Michele Placido, Alessandro Preziosi, Barbara Bobulova e Giovanna Ralli.
E proprio come il libro, anche questo film (presentato al Festival di Roma 2008 fuori concorso, a maggio di quest’anno è arrivato al cinema –qui la recensione di Cineblog-) ha suscitato alla prima visione numerose polemiche, per via del delicato tema trattato, fino ad ottenere la bocciatura dell’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
Tutto questo, nonostante gli sceneggiatori Dardano Sacchetti e Massimo Sebastiani abbiano inserito nel film alcuni elementi non presenti nel libro, come il personaggio di Francesco Dogliani (interpretato da Placido), poliziotto alle prese con un caso di omicidio di una prostituta (la Bobulova, nei panni anche della sorella della donna), che ci porterà dentro la storia della fine della Seconda Guerra Mondiale, della Resistenza e della Liberazione d’Italia.
Francesco ha infatti un fratello ed una sorella: Ettore (Preziosi) si unirà ai partigiani, mentre Giulia (Giovanna Ralli) diventerà una Repubblichina. Tra loro due, Francesco non assumerà posizioni, fin quando però la guerra non entrerà anche in casa sua.
“Il sangue dei vinti”, come abbiamo accennato, ha suscitato orde di polemiche prima col libro (a metà tra il saggio ed il romanzo) di Pansa e poi col film, stroncato dalla critica per numerosi motivi, tra cui la durata troppo breve per una storia inizialmente scritta per occupare 5 ore di pellicola -e quindi fin dai suoi primi passi destinata alla tv-, perciò eccessivamente sbrigativa nel raccontare i fatti. E poi, appunto, i fatti, che vedono i partigiani in un’inedita veste di “cattivi” che, nelle fasi finali della guerra, si scontrano contro i fascisti più per vendetta personale che per riacquistare la libertà.
A prescindere dalle reazione che un prodotto del genere potrà provocare tra chi ancora non l’ha visto, sta di fatto che “Il sangue dei vinti” ha per lo meno centrato l’obiettivo di far parlare di sè, provocando reazioni sia a destra che a sinistra (reazioni che torneranno a farsi sentire con ogni probabilità anche domani, a seconda degli ascolti che la miniserie otterrà).
Il cast, di fronte alle critiche, non è stato a guardare. Michele Placido, in un’intervista di un anno fa al “Corriere della Sera”, difendeva l’intenzione di mostrare un nuovo punto di vista di un capitolo importante della nostra storia:
“Pansa è un autore sensibile, il contenuto del suo libro sulla guerra civile italiana, tutto documentato da ricerche storiche, è stato filtrato dagli sceneggiatori, da un bravo regista e io ci metto la faccia. Sono sempre stato e sono un uomo di sinistra, non credo che questo film mi farà uscire fascista. Se un comunista, in passato, si è comportato come un nazista, è un nazista. Pansa ha avuto il coraggio di mettersi in discussione e di smuovere le coscienze. Io, forse, ho avuto più coraggio di altri colleghi ad accettare il ruolo (inizialmente offerto a Carlo Cecchi, ndr), anche se quando ho dovuto indossare la camicia nera ho avuto un moto di ripulsa.”
Più recenti, invece, le dichiarazioni di Alessandro Preziosi, che sulle pagine di “Tv Sorrisi e Canzoni”, oltre a difendere fortemente gli intenti del film, ha sottolineato la differenza nel trattare prospettive diverse da quelle già note tra l’Italia e gli altri Stati:
“Mi dispiacerebbe se venisse considerato un film politico, troverei fuori luogo scaricare su un film l’incapacità di un Paese di raccontare come sono andate davvero le cose. La verità interesserà pure a tutti, ma si è preferito credere che dal 25 aprile in poi si sia provveduto soltanto a mettere ordine. Mentre invece si formarono gruppi di potere che non avevano certo lo spirito della Resistenza. Ma, si sa, l’Italia è uno strano Paese. In Gran Bretagna un regista come Ken Loach può permettersi di fare un film come ‘Il vento accarezza l’erba’ sulla rivolta del 1920 degli irlandesi contro i britannici per interrogarsi sulle ragioni degli uni e degli altri. Noi invece, non possiamo nemmeno permetterci di avere un punto di vista. Eppure io credo che tutti, soprattutto i giovani, abbiano il diritto di conoscere le vicende e le contraddizioni del loro Paese.”