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GURU DAPPERTUTTO: LA TV ALLA GRANDE RADIO…

Ordine alfabetico. Corrado Augias, Aldo Grasso, Angelo Guglielmi, il maestro Manzi, Peppino Ortoleva, Enrico Vaime. In fila, non alla tv, in uno dei canali Rai o dei tantissimi altri, bensì alla radio. Titolo della trasmissione “La Grande Radio”, a cura di Daniela Sbarrini, brava e attenta nel cercare negl archivi della radio e della tv,

13 Dicembre 2009 18:33

Ordine alfabetico. Corrado Augias, Aldo Grasso, Angelo Guglielmi, il maestro Manzi, Peppino Ortoleva, Enrico Vaime. In fila, non alla tv, in uno dei canali Rai o dei tantissimi altri, bensì alla radio. Titolo della trasmissione “La Grande Radio”, a cura di Daniela Sbarrini, brava e attenta nel cercare negl archivi della radio e della tv, a cui sono ricorso talvolta anch’io e mi ha procurato frammenti molto utili (ricordo un brano dedicato alla Callas per il mio “Non solo voce”, doc tv).
Domenica 13 dicembre la trasmissione aveva per tema la Tv, ovvero “La Tv buona o cattiva maestra?”. Tema non nuovo, sempre però interessante. Molti interessi, molti spunti, molte citazioni, molte trappole. Naturalmente, non poteva mancare la citazione del “Truman Show”, il film che più ha saputo diventare esemplare. Molte opinioni, molti ricordi, molti riferimenti anche a se stessi degli intervenuti.
Dunque molti Guru. I nomi sopra ricordati sono tutti, più o meno, Guru, nel senso che per lavoro produttivo, creativo o critico sono spesso in cattedra- vengono anche richiesti di qua e di là- e dicono assennate. Ma il passato è il passato. E il presente? Come si stabilisce se la Tv è una buona o cattiva(come sosteneva Karl Popper) maestra?
Dalla trasmissione è risultato che la faccenda si è fatta complicata, complicatissima. Tutti sono, siamo capaci- gonfiando il petto della memoria e dell’orgoglioso “io c’ero”- di raccontare la Tv fino alla fine degli anni Ottanta. Ovvero, la realtà televisiva si è chiarita col tempo, tutti elogiano (io un pò meno) la tv pedagogica in azione dal 1954 fino al 1975, anno della riforma della Rai.
I Guru del cast hanno parlato di ieri e hanno esposto, soprattutto da parte di Angelo Guglielmi, la preoccupazione di cambiare e di provare a fare una tv diversa, com’è accaduto a Guglielmi che ha cominciato a dirigere Rai3 dal 1987 e l’ha condotta fino al 1994, una stagione che viene generalmente considerata in modo positivo. Una stagione che sembra, ed è lontana, anzi lontanissima. Peccato che ci sia fermati alla rievocazione “storica”.
Gli altri hanno ricordato (Ortoleva) l’Italia dei primi televisori, lavatrici, lavapiatti e aspirapolvere, e la tv che toglieva polvere ai costumi di vita . Augias ha cercato di affrontare l’irto problema della cultura in onda, tra libri e musica, misurandosi anche con l’oscurità d’eloquio di certi programmisti radio quando si occupano di cultura.
A proposito di questa osservazione , un inciso. Questi programmisti sfoggiano spesso, o sempre, toni e linguaggi al limite del compiacimento ridicolo: mi riferisco alla rubrica “I giorni della vita” o similari che alternano testimonianze valide a imbarazzanti domande e dialoghi, cercando di anticipare gli illustri ospiti e di strizzare l’occhiolino al pubblico con battute e motti confidenziali.
Si è sentito anche Grasso che, ripreso da un programma che faceva alla radio “A video spento”, ha citato un racconto di Italo Calvino , in cui il grande scrittore, assalito dalle tv e dalle loro invadenze, suggeriva di usare il telecomando non più verso il televisore ma verso la finestra, fuori, per spegnere l’irruzione della cattiva maestra (almeno sul piano degli abusi di ogni tipo perpetrati da canali in continua proliferazione). Ockey. Paradosso vincente.
Poco prima Grasso aveva reso e ancora rende felice le mie orecchie. Ha detto, in tempi non proprio d’antan ma quasi, che la tv stava infilandosi dovunque, andava con le sue infernali in tutto il mondo e ce lo restituiva a suo modo. Non era una semplice notazione di un qualcosa di acclarato, e non da oggi, ma era l’annuncio di una tendenza che la tv, anzi le tv, continuano. Con la pretesa di sostituirsi a ogni altro mezzo d’informazione e di comunicazione.
Sono contento che Grasso abbia detto questo. Che è esattamente quel che ho cercato di fare per cinque anni con tre cicli di “Viziati”, come possono confermare gli amici che guardano la tv, e seguono Tv Blog, o leggono i giornali che lo hanno sottolineato. Al Guru dei Guru “Viziati” non è piaciuto, pazienza. Tuttavia, la sua notazione se l’è dimenticata negli anni. Parlava da storico che lavora sulla visione e non invece sul mezzo tv, le sue tecniche, i suoi linguaggi, la ricerca concreta su di essi, attraverso di essi.
Ecco il punto, credo. Molti, se non tutti, sono pronti e scattano nel fare solo storia in questo senso . Spesso astrattamente. Ma la tv, anzi le tv sono andate e vanno più avanti di chi le giudica e la sua azione si sviluppa, e si conosce, attraverso i linguaggi e i viaggi che propone, organizza e ci consegna sul televisore, creando una grigia popolazione di “viziati” che spesso non sanno di esserlo.
Conclusione dell’ascolto domenicale della “Grande Radio”? Che la storia o la storiografia non bastano, nelle tv delle immagini che creano o ricreano la realtà a loro piacimento, per stabilire se le sono sono buone o cattive maestre. Servono analisi più aperte e spregiudicate. Da mandare in onda. Grazie, comunque, grande radio.
Italo Moscati