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Mediaset taglia la pubblicità a Sky (grazie al conflitto d’interessi)

Vista dall’esterno, Mediaset sembra una di quelle anziane signore un po’ scorbutiche sempre arrabbiate con il vicino di casa rumoroso. Così, dopo il famoso rialzo dell’Iva per al 20%, il Biscione, nelle persone dei suoi strateghi più politicamente fini, sta orchestrando un nuovo sistema per portare al silenzio il fastidiosissimo vicino di casa, cioè Rupert

pubblicato 15 Dicembre 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 20:15

Vista dall’esterno, Mediaset sembra una di quelle anziane signore un po’ scorbutiche sempre arrabbiate con il vicino di casa rumoroso. Così, dopo il famoso rialzo dell’Iva per al 20%, il Biscione, nelle persone dei suoi strateghi più politicamente fini, sta orchestrando un nuovo sistema per portare al silenzio il fastidiosissimo vicino di casa, cioè Rupert Murdoch, papà di Sky. Come? Ritoccando i tetti di raccolta pubblicitaria verso il basso. Tradotto: se fino a oggi Sky poteva piazzare spot per il 18% di ogni ora, da domani dovrà scendere al 12. Una botta niente male per le casse della tv satellitare. Come può Mediaset, una “semplice” azienda televisiva, fare questo? Facilissimo se il proprietario della stessa è, nell’ambito di uno dei più irrisolti e inconcepibili conflitti d’interesse della storia politica mondiale, anche il presidente del Consiglio. Il decreto legge è stato messo a punto dal viceministro Romani e approderà in Consiglio dei Ministri questo stesso giovedì, compatibilmente con le condizioni di salute di Silvio Berlusconi.

Questa norma, insieme ad altre, arriva in conseguenza di una precisa volontà dell’Unione Europa in merito alla direttiva “Tv senza Frontiere”. Mediaset non ha perso tempo, naturalmente, dimostrando al contempo grande solerzia nell’obbedire ai piani alti e colossale furbizia? Perché? Anche questo è semplice a spiegarsi: la raccolta pubblicitaria di Mediaset Premium non supera ancora il tetto del 12% e quindi non subirà alcuna contrazione. Viene perciò da pensare che se tale tetto di Mediaset non avesse superato, per dire, il 15%, o il 7, la nuova norma avrebbe avuto anch’essa un numero diverso. Insomma, le leggi sulla televisione in Italia, le fa Mediaset. Che è un po’ come se nel campionato di calcio italiano le leggi le facesse, per dire, la Juventus. Quando è successo qualcosa di simile, sappiamo tutti cos’è successo: processi. Condanne. Sanzioni. Nel calcio, fortuna loro, non esiste né immunità parlamentare né Lodo Alfano: giustizia vuole che qualcosa (qualcosa) stia cambiando anche nel Paese.

Tra le altre norme ne spicca un’altra che riguarda i permessi per la trasmissione via parabola. In sostanza da questo momento in avanti l’autorizzazione ai servizi audiovisivi o radiofonici via satellite è rilasciata dal Ministero, quindi dal Governo, e non più dall’Autorità per le Comunicazioni. Cosa significa? Che Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio e proprietario di Mediaset deciderà come, quando e CHI potrà entrare a competere con l’establishment televisivo attualmente in auge. La vicenda Cielo vi dice qualcosa?

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