Autori Tv e cinema in sciopero contro i tagli alle fiction
Gli autori, maestranze e professionisti di fiction e cinema domani 24 dicembre, incroceranno le braccia e saranno in sit-in davanti la sede della Rai in Via Mazzini. L’oggetto della vertenza, indetto dalla CGIL, è il decreto sulla televisione approvato nei giorni scorsi dal Governo che prevede l’annullamento per i network degli obblighi di investimento e
Gli autori, maestranze e professionisti di fiction e cinema domani 24 dicembre, incroceranno le braccia e saranno in sit-in davanti la sede della Rai in Via Mazzini. L’oggetto della vertenza, indetto dalla CGIL, è il decreto sulla televisione approvato nei giorni scorsi dal Governo che prevede l’annullamento per i network degli obblighi di investimento e programmazione di fiction e film provenienti da produzioni italiane indipendenti.
In pratica con il nuovo decreto, come spiega 100 autori, si stabilisce che:
Le emittenti televisive riservano il 10 per cento dei propri introiti netti annui “alla produzione, al finanziamento, al preacquisto e all’acquisto di opere europee realizzate da produttori indipendenti”. E solo successivamente afferma che “la percentuale di cui al presente comma deve essere raggiunta assegnando una quota adeguata ad opere recenti, vale a dire quelle diffuse entro cinque anni dalla loro produzione, incluse le opere cinematografiche di espressione originale italiana ovunque prodotte”. In questo modo, non solo la quote della Rai viene abbassata dal 15 al 10 per cento, ma l’espressione “quota adeguata” rende di fatto discrezionale l’investimento da destinare alle produzioni europee indipendenti “recenti” cosicché, eliminato l’obbligo di programmazione “nelle fasce orarie di maggiore ascolto” previste dalla precedente legge, le emittenti possono rispettare il decreto anche diffondendo prodotto non “recente” e in qualunque fascia oraria (vecchi film nel cuore della notte).
Se fino alla legge Gasparri il limite era stato fissato al 10% da oggi in poi ogni network fa un po’ quello che vuole, considerato che la quota minima è sparita e che ognuno, per le fasce orarie di maggiore ascolto può programmare quello che ritiene più opportuno.
Ecco cosa scrive 100autori nel comunicato che annuncia lo stato di agitazione:
Dopo i tagli al fus, questo governo riduce progressivamente tutte le occasioni di lavoro del settore cineaudiovisivo. La modifica apportata al “testo unico della radiotelevisione”, prima smentita, poi sostanzialmente applicata, intende riportare con poche righe la situazione a prima del 1998, ovvero alla completa liberalizzazione degli obblighi di produzione e investimento a carico di tutti i fornitori di contenuti ( broadcasters gratuiti e a pagamento, privati e pubblici su qualunque piattaforma incluso il satellite). Parliamo dell’obbligo di produzione e investimento in opere audiovisive europee recenti di produttori indipendenti nella misura del 10% netto del totale dei ricavi, divenuta ormai opzionale, a completa discrezionalità delle emittenti e quindi con la possibilità che venga ridotto a zero. Nel panorama legislativo europeo la stessa delibera viene acquisita in forme che salvaguardano la produzione di opere. Solo in Italia assistiamo all’attacco per il progressivo disfacimento dell’industria del cineaudiovisivo con il conseguente attacco ai posti di lavoro e alle professionalità coinvolte, con l’obiettivo di esercitare il pieno controllo della produzione culturale nazionale a svantaggio della qualità dei prodotti .Ora basta!!! Proclamiamo l’immediato stato di agitazione del settore con sospensione di ogni prestazione straordinaria o aggiuntiva.
Le conseguenze di questo decreto? Che in tv inizierà a girare sempre roba più vecchia poiché le emittenti, per decreto possono diffondere prodotto “non recente” in qualunque fascia oraria. Salta a questo punto il meccanismo che aveva sin qui costretto i network a investire in fiction e cinema anche attraverso grandi produzioni e portando sugli schermi prodotti di qualità.
Il decreto, prevede inoltre, che entro nove mesi, e cioè presumibilmente nel prossimo settembre/ottobre il Ministero per lo Sviluppo economico e il Ministero per i Beni e le attività culturali definiscano cosa si intende per:
opere cinematografiche di espressione originale italiana ovunque prodotte, nonché le quote percentuali da riservare a queste ultime nell’ambito della quota indicata.
Manca però l’indicazione se la riserva debba riguardare prodotti recenti. Inoltre si apre la strada al passaggio di deleghe per il cinema dal Ministero della Cultura al Ministero per lo Sviluppo economico.
Spiega 100autori:
Ancora una volta il conflitto di interessi, permette al Presidente del Consiglio di condizionare le politiche editoriali della Rai a vantaggio degli interessi di Mediaset. Se la Rai smette di proporre film e fiction di successo, Mediaset può sottrarsi alla competizione e risparmiare sui propri investimenti. A causa di questo provvedimento, da oggi l’industria del cinema e della narrativa televisiva che negli ultimi anni ha generato cultura ed enorme ricchezza, prodotti di qualità e posti di lavoro, rischia di morire lasciando questo paese e i suoi cittadini più poveri e privi della possibilità di raccontarsi.