Tutti per Bruno: la barzelletta (divertente) si fa fiction
“Tutti per Bruno” (Canale 5) in questi primi due episodi appena trasmessi sembra essere riuscito laddove “Medici miei” fallì, ovvero nel prendere in giro uno dei generi più popolari della serialità televisiva. Buon ritmo, dialoghi vivaci e tanta ironia hanno contaminato le prime puntate della serie, offrendoci un’interessante novità da tenere d’occhio le prossime settimane.Claudio
“Tutti per Bruno” (Canale 5) in questi primi due episodi appena trasmessi sembra essere riuscito laddove “Medici miei” fallì, ovvero nel prendere in giro uno dei generi più popolari della serialità televisiva. Buon ritmo, dialoghi vivaci e tanta ironia hanno contaminato le prime puntate della serie, offrendoci un’interessante novità da tenere d’occhio le prossime settimane.
Claudio Amendola aveva avvertito: il suo Bruno avrebbe potuto ricordare un po’ troppo Giulio Cesaroni, ma l’effetto “copia e incolla”, a dir la verità, s’è sentito poco. Il personaggio protagonista non brilla di originalità, ma difende bene il format spagnolo (da cui la versione italiana sembra aver attinto a piene mani: dopo il salto trovate due video emblematici, il primo dei quali ci mostra la scena col cadavere vista nella prima puntata) senza ricorrere alla popolarità di un’altra serie.
Quanto alla storia, il plot degli episodi si regge principalmente sulle gag dei tre protagonisti. Partendo da una situazione iniziale, questa viene sviluppata nell’arco della puntata senza perdere di vista la “missione” iniziale, ovvero quella di non mancare mai i tempi comici. E l’ora e mezza passa senza troppi sbadigli.
Tutti per Bruno
Amendola protagonista forse è frutto del suo contratto con l’azienda, ma come detto sopra riesce bene nel ruolo del poliziotto sbadato. Antonio Catania non delude mai, anche se ci piacerebbe vederlo in ruoli più forti e meno sfigatelli mentre Gabriele Mainetti (che ricordiamo nella fiction universitaria “Stiamo bene insieme” e nelle prime stagione di “Un medico in famiglia”) si rivela la scelta azzeccata che conferma il nostro desiderio di dare maggiore spazio ad attori meno famosi ma non per questo meno talentuosi.
Il pubblico che la fiction si appresta a conquistare è trasversale: la sbadataggine dei protagonisti per i più piccoli, la storia d’amore non corrisposto di Sara (Nadir Caselli) per i giovani e le follie del trio femminile formato da Rosy (Lorenza Indovina), Enza (Valeria Fabrizi) e Katia (Tosca D’Aquino) per le signore in cerca di una risata in rosa.
“Tutti per Bruno”, insomma, ha conquistato per l’ironia con cui ha presentato l’ennesima storia di poliziotti, portando in tv i classici stereotipi da barzelletta che sentiamo da sempre, con la differenza che, stavolta, la risata a fine battuta non lascia un po’ d’amarezza. Le istituzioni -che non hanno collaborato alla realizzazione- forse avranno un po’ da ridire, ma la serie non vuole essere una presa in giro della categoria, piuttosto vuole esorcizzare le innumerevoli serie poliziesche in onda a tutte le ore.
Ultima considerazione: il titolo. Prima Rita Dalla Chiesa che oggi a “Forum” annuncia la partenza di “Uno contro tutti”, correggendosi poi in “Tutti contro Bruno”, e stasera a “Striscia la Notizia” lo stesso Amendola che per ben due volte invita i telespettatori a vedere “Bruno e i suoi”, titolo originario: e dire che “Tutti per Bruno” rimane anche facilmente in mente…