La Protezione Civile – Una storia italiana. E troppo celebrativa
Raramente capita che un bel programma come La Storia siamo noi si trasformi in agiografia. Non è capitato nemmeno con la messa in onda dello speciale su Bettino Craxi: sebbene il craxiano Minoli non sia riuscito a essere completamente equidistante, sebbene si possa sollevare il legittimo dubbio sulla necessità di procedere a riscritture storiche in
Raramente capita che un bel programma come La Storia siamo noi si trasformi in agiografia. Non è capitato nemmeno con la messa in onda dello speciale su Bettino Craxi: sebbene il craxiano Minoli non sia riuscito a essere completamente equidistante, sebbene si possa sollevare il legittimo dubbio sulla necessità di procedere a riscritture storiche in televisione, la puntata era comunque una buona ricostruzione.
E’ capitato, però, ieri sera, nella puntata del 18 gennaio interamente dedicata alla Protezione Civile, di assistere a un enorme spot del Dipartimento Nazionale. In maniera un po’ acritica, si racconta la storia della Protezione Civile in Italia, attraverso la figura dell’On. Zamberletti che gestì l’emergenza in Friuli e in Irpinia ispirando la nascita della P.C. stessa; si sorvola sulle ombre della gestione dell’emergenza rifiuti in Campania e finalmente si arriva al dramma del terremoto del 6 aprile in Abruzzo. Il tutto, con parti che mescolano il documento alla fiction e alle testimonianze in maniera un po’ troppo drammaticizzata.
Sul terremoto, i connotati della documentazione assumono toni quasi trionfalistici: pare che tutto sia andato alla perfezione. Certo, l’altra campana, il contraddittorio, c’è: è rappresentato da Manuele Bonaccorsi, giornalista di Left e autore di Potere Assoluto: La Protezione Civile al tempo di Bertolaso. Ma il montaggio è costruito in modo da rendere i suoi interventi sempre facilmente smontabili. Anche qui, non vengono mai rilevati i problemi che sono sorti e che riguardano proprio questa Protezione Civile: la mancata prevenzione – culminata con una riunione della Commissione Grandi Rischi che rassicura la popolazione aquilana il 30 marzo, dicendo che non c’è emergenza, ma frutto di anni di assenza della messa in sicurezza del territorio – e la gestione autoritaria del post-terremoto, senza alcun controllo dall’alto, come voluto dalle recenti modificazioni. Nulla di tutto ciò viene rilevato. Ancora una volta, all’Aquila è tutto a posto, per la televisione.
Anche l’intervista finale di Minoli a Bertolaso lascia un interdetti: tutto ciò che è negativo viene minimizzato – sull’avviso di garanzia per la gestione dell’emergenza rifiuti si sorride – tutto il resto fortemente esaltato. Persino il passaggio di consegne nell’operatività dell’emergenza a una società di servizi che si chiama Protezione Civile Servizi SpA viene presentato come se niente fosse, minimizzato, mentre di fatto è un paletto fondamentale per la futura gestione delle emergenze. E le domande più pungenti che Minoli rivolge a Bertolaso hanno una risposta prontissima. Non manca, peraltro, un riferimento a Campi Sonori, la rassenga che ha portato molti artisti all’Aquila – fortemente criticata in loco per non aver lasciato spazio alle iniziative locali e per aver contribuito a mettere in scena il grande successo televisivo della gestione post sisma – e che è stata organizzata da The Crisis Opportunity, Onlus fondata dalla figlia dello stesso Minoli.
Tutto ciò ha un solo effetto: chiunque sappia di cosa si stia parlando, ha la pensante sensazione che manchi una fetta importante di storia e ricostruzione. Chi invece ha una conoscenza superficiale dell’argomento, si è sorbito un colossale spot dedicato a Guido Bertolaso e alla sua Protezione Civile.
Peccato. Francamente, da un bel programma come La Storia siamo noi era lecito aspettarsi molto di più.
La Protezione Civile – Una storia italiana. E troppo celebrativa