Home Notizie GURU: ricordare? meglio dimenticare, pigrizie dei boss…

GURU: ricordare? meglio dimenticare, pigrizie dei boss…

Nomi questa volte non ne faccio. I guru in tv sono tanti e sono a diversi livelli. Alto, medio, basso, infimo. Li puoi trovare ai massimi livelli di una azienda (la questione non riguarda solo la Rai) ma anche nei sottoscala, nel cimitero degli elefanti trombati. E tutti quanti o quasi tutti, ormai, hanno assunto

1 Febbraio 2010 14:43

Nomi questa volte non ne faccio. I guru in tv sono tanti e sono a diversi livelli. Alto, medio, basso, infimo. Li puoi trovare ai massimi livelli di una azienda (la questione non riguarda solo la Rai) ma anche nei sottoscala, nel cimitero degli elefanti trombati. E tutti quanti o quasi tutti, ormai, hanno assunto tante tossine da auditel e da programmi che parano (anche il loro c…) da guai e responsabilità che non vogliono o non sanno distinguere.

Facciamo un test? Qualcuno ricorda il nome di un regista, di uno sceneggiatore, di un soggettista, insomma di un autore che abbia frequentato i luoghi e gli studi delle televisioni? Chi lo sa, si faccia sotto.

Gli anonimi o gli sconosciuti o i nomi che non dicono nulla sono incalcolabili, scavalcati da dive, divette, divi e divetti, conduttori vecchi di più e nuovi di meno, entertainer vecchi di più e nuovi di meno. Un gran vuoto; eppure gli elenchi alla fine dei programmi, se non vengono rimossi per recuperare ritardi, sono infiniti e talmente veloci che ti sembra di essere affacciati a nastro trasportatore di una fabbrichetta di bulloni.

Anche le società esterne, che producono su commissioni delle grandi aziende tv, nascondono gli autori ed evidenziano i campioni di incasso (del consenso poichè gli incassi veri li fanno loro, le società). Gli autori sono spezzatino, usa e getta, mordi e fuggi, prendi tre e paghi due, offerta speciale, seconda scelta, materiale pronto e dimesso, eccetera.

Il bello o il brutto è che nessuno fa caso ai segnali che vengono anche, indirettamente, dai premi televisivi, dal Telegatto al Gatto di Piombo (il premio di regia tv del simpatico decano Daniele Piombi). I celebrati sono sempre gli stessi. Incartapecoriti. Infastiditi dal dover partecipare allo stesso rito ripetitivo della Coppa de Nonno.

Il bello o il brutto 2 è che anche i premi sparsi per l’Europa o il mondo a portata di mano che lava l’altra (i premi di marca Usa o UK) non fanno grandi sforzi. Magari scelgono, in qualche caso, bene o abbastanza bene, eppure l’effetto premio-promozione non esiste, si vanifica, finisce nel cestino dei boss…

I quali boss non sono vittime del pessimo destino di una tv che continua ad essere snobbata dalla cultura e dai veri gran premi, ma sono i protagonisti. Sono essi che scelgono, o hanno scelto. Non vanno al di là della punta del loro naso. Prediligono gli ereditati, gli smunti, gli sfiatati, gli esausti.

Possibile, mi domando (domanda retorica), che non si possa tentare un cambiamento? possibile che non si possa ad esempio creare una sorta di torneo vero, in nome del buon senso, della qualità, del coraggio con giudizio, in cui sul video si possano confrontare gli autori (registi, sceneggiatori, soggettisti, eccetera) invece che le solite ugole pigolanti di una canzone (italiana) che non esiste più o meno (all’estero qualcuno nasce, da noi nisba)?
Punto interrogativo.
Italo Moscati