Donne in tv: si aggrava la situazione. Da Rai a Mediaset parlano e contano solo gli uomini
Un interessante articolo oggi su L’Unità, a firma Maria Zegarelli, parla delle donne e sul loro ruolo in televisione. Il pezzo prende il via da un’antica indagine del Censis, datata 2006, in cui traspariva un dato oggi consueto per il quale il ruolo della donna nel piccolo schermo appariva sterotipato e patinato, ovviamente sessuale. Allora,
Un interessante articolo oggi su L’Unità, a firma Maria Zegarelli, parla delle donne e sul loro ruolo in televisione. Il pezzo prende il via da un’antica indagine del Censis, datata 2006, in cui traspariva un dato oggi consueto per il quale il ruolo della donna nel piccolo schermo appariva sterotipato e patinato, ovviamente sessuale. Allora, soltanto al 6,4% delle donne impegnate in politica veniva dato spazio in tv: i programmi condotti da uomini erano il 58%, mentre le donne comparivano moltissimo “nei programmi di informazione ma soprattutto nei fatti di cronaca nera (67%) in quanto vittime o carnefici”. Tutto ciò risultava dall’analisi effettuata dallo stesso Censis su 578 programmi televisivi di sette emittenti nazionali.
Nel frattempo sono successe molte cose e i dati sono addirittura peggiorati. Non è certo una sorpresa. Nel frattempo è cambiato un governo, nel frattempo è morto Mike Bongiorno. Nel frattempo c’è stata Vallettopoli e il presidente del Consiglio italiano in carica ha candidato alle Europee delle prostitute. Queste escort sono poi entrate a far parte del meccanismo televisivo, non avendo trovato spazio fortunato all’interno del Parlamento. Qualcuna ha fatto il processo inverso: dalla televisione all’incarico di Governo. Nel frattempo l’Isimm Ricerche ha effettuato una nuova ricerca, come riportato sempre nell’articolo della Zegarelli, e i risultati non incoraggiano l’appassionato osservatore. Monitorati i telegiornali e i programmi extra tg di Rai, Mediaset, Telecom Italia Media, All Music, Sky Tg 24, con lo scopo di studiare “il pluralismo politico-istituzionale in televisione con focus sulla presenza in video di donne e uomini”, ne è uscito un quadro agghiacchiante.
In tv il “tempo di parola” dei maschi è di otto ore, 8 minuti, 37 secondi; femmine zero ore, 33 minuti, 49 secondi. Questo per quanto riguarda i Tg Rai. Un gap allucinante. In Mediaset gli uomini godono di qualche miuto in più, mentre le donne passano da 33 minuti a 58. Medesimo andazzo sui tg Sky e Rainews. Andiamo a vedere i programmi extra tg: nelle reti Rai gli uomini parlano complessivamente per 28 ore, 13 minuti, 54 secondi; le donne 4 ore, 55 minuti, 42 secondi. Su Mediaset sei ore e 43 minuti gli uomini; un’ora e 2 minuti le donne, mentre su Telecom Italia media il rapporto è di quasi 17 ore contro poco più di tre.
Naturalmente la politica si è mossa in tal senso, nell’unica maniera che conosce: con l’ipocrisia e una tempistica talmente casuale da sfiorare la malafede. E’ di settembre scorso il documento bipartisan approvato dal Senato che chiedeva l’assunzione di responsabilità da parte del Governo, in tal senso, perché la televisione potesse tornare a rispettare la dignità della donna. Niente si è mosso, come si è visto: è ora di attribuire colpe e responsabilità.