Home Ascolti TV “L’Auditel? Si può anche barare.” Lo dice un’arpista che per 15 anni ha avuto in casa il meter. “Mi piaceva la Franzoni e Novi Ligure”

“L’Auditel? Si può anche barare.” Lo dice un’arpista che per 15 anni ha avuto in casa il meter. “Mi piaceva la Franzoni e Novi Ligure”

E’ passata stranamente inosservata un’interessante intervista-scoop effettuata da Alessandra Comazzi per “La Stampa” sul campione Auditel e apparsa sul quotidiano (successivamente anche nella versione online) nella giornata di lunedì 8 febbraio. Nel suddetto articolo la giornalista, forse per la prima volta, riesce a catturare l’identità di una delle misteriosissime persone che fanno parte del cosiddetto

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pubblicato 11 Febbraio 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 18:37


E’ passata stranamente inosservata un’interessante intervista-scoop effettuata da Alessandra Comazzi per “La Stampa” sul campione Auditel e apparsa sul quotidiano (successivamente anche nella versione online) nella giornata di lunedì 8 febbraio. Nel suddetto articolo la giornalista, forse per la prima volta, riesce a catturare l’identità di una delle misteriosissime persone che fanno parte del cosiddetto “campione Auditel“, destando non pochi dubbi circa la rilevazione dei dati e di come nel 2010 venga ancora effettuata.

Se vi ricordate, più volte Antonio Ricci e Striscia la Notizia hanno sollevato più di un dubbio circa il campione Auditel e di volta in volta anche altri personaggi televisivi hanno espresso perplessità alla società, che la stessa ha bollato anche nel proprio sito come “leggende metropolitane“. Senza che qui ci si prenda la briga come ha fatto Roberta Gisotti di mettere in dubbio un sistema su cui girano parecchi milioni di euro e che decreta la vita o la morte dei programmi televisivi, vanno rilevate alcune risposte “sibilline” della signora facente parte del campione e intervistata dalla Comazzi.

Una delle domande che tutti noi curiosi e appassionati di Auditel ci poniamo è come si venga scelti per entrare nel panel. La signora Gabriella Bosio risponde così:

“Mi telefonò una signora dalla voce anzianotta, e credevo fosse uno scherzo. Mi propose di far parte del campione Auditel. Io risposi che guardavo poco la tv, e più o meno sempre le stesse cose, alle stesse ore. Inoltre, avevo un televisore molto vecchio, che per motivi suoi, quando si accendeva si sintonizzava sempre e solo su Rete 4. Mi rispose che non c’era problema, perché la rilevazione cominciava dopo dieci minuti”.

E già questa risposta potrebbe destare non poche perplessità. Perchè far entrare nel campione chi dice apertamente di avere un televisore antidiluviano e che si sintonizza su un canale solo? Ma andiamo avanti. Si è sempre sostenuto che il campione sia strutturato per ceto sociale, zona geografica, età e così via. La signora spiega meglio anche questa faccenda:

“Da 35 anni insegno arpa nei Conservatori. Reggio Calabria, Brescia e dal ’79 Torino, dove mi sono diplomata”.

Una persona dunque dotata di una grande cultura ma che proprio per questo dovrebbe essere considerata facente parte non della massa, ma di una nicchia. Così si giustifica:

“Si vede che ero funzionale alla campionatura…”

Un dubbio che spesso abbiamo circa la rilevazione è che si possa in qualche modo barare con la magica e allo stesso tempo infernale scatoletta. La Bosio non lascia adito a dubbi (o forse sì?):

“Si accende la tele, e subito dopo si avvia il telecomando del meter. Si indica il numero di persone che seguono il programma, l’età, il sesso. Poi si segnala quando si va in vacanza. Poi basta. Ma ti controllano. Io una volta dimenticai di segnalare la vacanza, e me lo fecero rilevare. […] Una volta non riuscivo a vedere “Report” e volevo alzargli l’ascolto. Ho acceso la tele e sono uscita”.

Poteva anche barare sul numero di spettatori davanti alla tv?

“E certo. Lo avrei fatto solo se mi avessero corrotto”.

La signora Bosio afferma anche di essere stata nel campione per 15 anni smentendo ciò che viene affermato, ossia che le persone cambiano periodicamente:

“Mi dicevano che il mio “status sociale” non era cambiato, e che un “campione” come il mio serviva sempre”.

Per capire quali programmi la signora ha contribuito a portare al successo, basta leggere la risposta che segue:

“Il caso Franzoni. Ero una fan assoluta della vicenda, la guardavo dovunque la trovassi. Non male neanche Erika e Omar.”

L’arpista non ha mai visto fiction, si è persa Fiorello perchè “non l’aveva capito” e non ha mai seguito Panariello o i reality show. Era una fan di telefilm (Il tenente Colombo), raramente del Festival di Sanremo e di Miss Italia. E Vespa lo guardava principalmente “Per la Franzoni e Novi Ligure“.

L’intervista porta a conoscenza anche cosa si ottiene a “lavorare” per l’Auditel:

“Ogni anno, un premio scelto da un catalogo tipo quello dei punti della benzina: un frullatore, una macchina per fare il pane, una gelatiera…”.

Sarebbe interessante dopo queste rivelazioni che qualcuno della società desse una risposta. La signora Bosio, che dichiara di essere di nicchia e che possiede un apparecchio televisivo quasi preistorico, può essere inserita nella massa che deve rappresentare l’intera popolazione italiana?