TG1 – Minzolini difende anche Bertolaso
E’ assolutamente normale che un direttore di telegiornale faccia editoriali: chi dice niente? Un po’ meno normale è che questi editoriali siano costantemente a senso unico.L’ultimo, ieri sera, con Minzolini – direttore del Tg1 – che si prende la briga addirittura di difendere Guido Bertolaso. L’editoriale di Minzolini del 18 febbraio segue, in particolare, quello
E’ assolutamente normale che un direttore di telegiornale faccia editoriali: chi dice niente? Un po’ meno normale è che questi editoriali siano costantemente a senso unico.
L’ultimo, ieri sera, con Minzolini – direttore del Tg1 – che si prende la briga addirittura di difendere Guido Bertolaso. L’editoriale di Minzolini del 18 febbraio segue, in particolare, quello su Spatuzza che dice balle, quello su Craxi, quello sul approdata al CdA RAI.
Perché un direttore di Tg si debba prendere la briga di difendere qualcuno è cosa che, obiettivamente, sfugge al senso comune. Dure, durissime le reazioni. Cominciando da quella del segretario dell’Usigrai, Carlo Verna:
Devo ricordare a Minzolini che il giornalista è il cane da guardia della democrazia, non il cane da guardia del potere. Quello di stasera allunga la serie di esemplari editoriali faziosi.
Nessuno dei predecessori di Minzolini è mai entrato così come un elefante in una cristalleria. Abbiamo assistito a una brutta pagina di propaganda di governo. Non so neanche se Bertolaso possa essere contento di un’operazione così costruita, servile, di una difesa così a gamba teasa. Altro che par condicio.
Altrettanto duro il commento di Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21:
E’ assolutamente legittimo che un direttore di un tg faccia un editoriale di tanto in tanto. Quello che è singolare è che ogni editoriale sia fatto a sostegno delle tesi del presidente del Consiglio,Al direttore Minzolini non è mai capitato, neanche per sbaglio, di fare un editoriale per cercare di dare voce a persone oscurate e umiliate magari proprio dalle leggi ad personam volute da Berlusconi. Questo conferma che quella che abitualmente chiamiamo ‘rete ammiraglia’ è diventata in realtà uno dei tanti fogli di partito del premier.