Fabrizio De André ricordato a Che tempo che fa
Mentre ieri sera, con il terzetto delle canzoni vincenti a Sanremo si è celebrata, in qualche modo, la morte della musica italiana – questo il mio banalissimo pensiero in merito, a proposito della qualità delle canzoni che il popolo del televoto ha piazzato sul podio -, questa sera, Che tempo che fa regala un’altra meravigliosa
Mentre ieri sera, con il terzetto delle canzoni vincenti a Sanremo si è celebrata, in qualche modo, la morte della musica italiana – questo il mio banalissimo pensiero in merito, a proposito della qualità delle canzoni che il popolo del televoto ha piazzato sul podio -, questa sera, Che tempo che fa regala un’altra meravigliosa pagina di televisione, musica, storia a tutti i suoi telespettatori.
E anche un po’ di speranza a tutti coloro che la musica la amano veramente e ai quali non può bastare il teatrino dell’orchestra del Festival che strappa gli spartiti per protesta. La musica, la musica di qualità, non è la musica del televoto. E per fortuna che esiste Che tempo che fa a ricordarcelo, con Fabio Fazio, Dori Ghezzi e un Cristiano De André che cresce ogni anno di più – senza essere come il padre, non si può essere come il padre, e pensare a quanto debba essere difficile essere figlio di quel padre non fa che far apprezzare la sua crescita -.
Insomma, per farla breve e per non sbrodolare, Che tempo che fa regala la solita isola felice di non-televisione – e quindi di vero intrattenimento -, che si attende come una boccata d’aria di questi tempi.
Se poi il tutto arriva sulle note di Faber, su un Amico Fragile che fa sempre venire i brividi, be’, ancora meglio.