Undercover Boss – Quando un reality show “estremo” può essere costruttivo
Un esempio concreto di come si possa architettare un reality show commerciale, non certamente costruttivo dal punto di vista culturale, però riuscendo lo stesso nell’intento di proporre al pubblico una situazione “reale” interessante da un punto di vista anche sociale, oltre che d’impatto televisivamente parlando. Si tatta di Undercover Boss, in onda sulla Cbs, programma
Un esempio concreto di come si possa architettare un reality show commerciale, non certamente costruttivo dal punto di vista culturale, però riuscendo lo stesso nell’intento di proporre al pubblico una situazione “reale” interessante da un punto di vista anche sociale, oltre che d’impatto televisivamente parlando. Si tatta di Undercover Boss, in onda sulla Cbs, programma più visto della televisione americana dopo American Idol, con un’audience di partenza di più di 38 milioni di persone.
Funziona così: alcuni boss (appunto) d’azienda, quindi capi, titolari di grandi industrie americane, si mescolano per una settimana tra i loro dipendenti, però in incognito, senza che questi ultimi se ne possano rendere conto. Gli stessi cameraman presenti, vengono giustificati asserendo che si tratta di un documentario. I risultati sono straordinari e conducono a riflessioni tutt’altro che marginali. Qualche esempio: il signor Dan Rife, proprietario della catena di fast food White Castle, riesce a rovinare 4.800 panini adoperando il macchinario sbagliato. Non solo: parlando con un suo dipendente, collega per una settimana, scopre che quest’ultimo vive da tempo con il terrore di venire licenziato. Un altro esempio: Larry O’Donnell, presidente dell’azienda di smaltimento di rifiuti Waste Management, si rende conto, lavorando coi suoi sottoposti, che i suoi dettami non consentono ai dipendenti nemmeno di andare al bagno: addirittura una ragazza è costretta a orinare in una tazza.
“Questo è il programma più sovversivo della televisione. L’America reale soffre, ma non è quasi mai rappresentata in tv: il 20 per cento della popolazione ha uno stipendio medio di 10 mila dollari, ora finalmente vediamo le loro storie”.
A parlare è Arianna Huffington, direttore del quotidiano online Huffington Post. La Cbs ha già commissionato una seconda stagione dello show.