Home Fiction Tutti pazzi per amore 2, la sieropositività di Raoul “sveglia” la serie da troppi momenti caotici

Tutti pazzi per amore 2, la sieropositività di Raoul “sveglia” la serie da troppi momenti caotici

“Tutti pazzi per amore 2” ieri sera ha giocato il suo asso nella manica. La seconda stagione della fiction di Raiuno, per quanto rivoluzionaria nell’essere riuscita a portare sulla prima rete Rai una gran numero di giovani interessanti per gli inserzionisti, aveva dato qualche segno di cedimento rispetto alla scorsa stagione.Gradevoli i brani musicali, belle

pubblicato 26 Aprile 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 16:22

“Tutti pazzi per amore 2” ieri sera ha giocato il suo asso nella manica. La seconda stagione della fiction di Raiuno, per quanto rivoluzionaria nell’essere riuscita a portare sulla prima rete Rai una gran numero di giovani interessanti per gli inserzionisti, aveva dato qualche segno di cedimento rispetto alla scorsa stagione.

Gradevoli i brani musicali, belle le coreografie, divertente il clima da commedia che racconta una storia d’amore moderna (quella tra Paolo/Emilio Solfrizzi e Laura/Antonia Liskova) e gli ostacoli a cui può andare incontro, ma qualcosa, in queste puntate, continuava a non convincere.

Sarà forse l’eccessiva dose di isteria che è stata somministrata a quasi tutti i personaggi della serie che, a prescindere da quello che gli capiti, reagiscono sempre in modo eccessivamente urlato e mucciniano, o forse la scelta di slegare maggiormente i momenti musicali dal resto della storia; fatto sta che “Tutti pazzi per amore” sembrava aver preso una direzione sì diversa rispetto al resto della fiction, ma con la marcia sbagliata. A cercare di risollevare le sorti della seconda stagione, però, c’ha pensato la puntata di ieri (il riassunto su Blogapuntate), nella quale è stato svelato il segreto per cui Raoul (Gabriele Rossi) ha deciso di non fidanzarsi con Cristina (Nicole Murgia).

Tutti pazzi per amore 2
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Raoul è sieropositivo. La ragazza, prima distrutta, riesce col tempo -e con l’aiuto del fratello Emanuele, che le prepara un piccolo vademecum sul significato di sieropositività- a comprendere le ragione del ragazzo che lo tenevano lontano da lei ma anche, allo stesso tempo, ad accettare la realtà del fidanzato, standogli vicino nonostante la paura, ma al tempo stesso con tanto amore.

Di storie sull’Aids, in serie televisive, se ne sono viste tante (e gli americani in questo sono dei maestri: ricordiamo, ad esempio, “Beverly Hills” ed “Everwood”, dove la sieropositiva di turno era Marcia Cross), ma questa è la prima volta che Raiuno l’affronta con un coraggio degno di nota.

Non ci viene raccontata la storia di un ragazzo che, per paura di contagiare qualcuno, si chiude in sé stesso e vive in solitudine, ma assistiamo alla storia di una coppia che, consapevole delle difficoltà e dei pregiudizi a cui sta andando incontro, decide di vivere il proprio amore alla luce del sole.

Spiegandoci che “sieropositività” non vuol sempre dire che il soggetto sia malato di Aids (anzi, le cure di oggi danno più possibilità ad un sieropositivo di non manifestare i sintomi della malattia, al punto da vivere questa condizione come vive la sua un malato di diabete, suggerisce il personaggio di Vittoria), Raiuno abbatte uno dei pregiudizi più duri della nostra società e ci regala una lezione a cui raramente assistiamo nella tv italiana.

“Il nostro è un messaggio di ‘normalità’”, spiega al Corriere della Sera l’autore Ivan Cotroneo. “Avevamo voglia di raccontare una storia legata a un problema con un approccio e una sensibilità dei nostri giorni. Per fortuna è finito il tempo degli untori e del terrore. Il personaggio di Cristina certo non si getta in questa storia ad occhi chiusi. Al contrario diventa estremamente consapevole.”

“Il servizio pubblico, lo credo fermamente, ha un compito preciso. Veicolare valori sociali. Tra questi c’è l’integrazione nella vita normale di chi è colpito da una malattia”, ha detto invece Fabrizio Del Noce, direttore di Rai Fiction. Purtroppo, però, questo resta un caso eccezionale in una serialità italiana fatta di troppi schemi già visti e rivisti.

La storia di Raoul e Cristina potrebbe essere la svolta di cui “Tutti pazzi per amore 2” ha bisogno. Una volta dimostrato che si può unire fiction e musica (ancora prima di “Glee”), era necessario dare prova che una delle serie più amate dai giovani possa anche aiutarli a capire quanto sia fondamentale essere informati.

E, una volta ogni tanto, dimentichiamoci di quanti avranno visto l’episodio di ieri sera, ma consoliamoci col fatto che, forse, la fiction italiana sta muovendo i suoi primi passi verso una nuova direzione, più vicina alla società e meno chiusa nel solito commissariato.



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