Michele Santoro: la protervia e l’opportunismo di un eroe traditore
Partiamo da un punto: Michele Santoro ha fatto molto, moltissimo per la tv italiana e per il giornalismo. Dopo il suo rientro in Rai, e la già felice esperienza de Il Raggio Verde, diede l’impulso ad uno dei migliori programmi tv giornalistici mai visti nel nostro paese: Sciuscià. Non si trattava di un talk show
Partiamo da un punto: Michele Santoro ha fatto molto, moltissimo per la tv italiana e per il giornalismo. Dopo il suo rientro in Rai, e la già felice esperienza de Il Raggio Verde, diede l’impulso ad uno dei migliori programmi tv giornalistici mai visti nel nostro paese: Sciuscià. Non si trattava di un talk show (per intenderci quelli con la formula dei vari Samarcanda, Moby Dick e dello stesso Annozero), era pura inchiesta. C’era una squadra straordinaria era al servizio di Santoro, tanti validissimi elementi avevano la possibilità di raccontare il nostro paese nella seconda serata di RaiDue. Gente del calibro di Riccardo Iacona, Paolo Mondani, Alberto Nerazzini e Stefano Maria Bianchi, per intenderci.
Poi venne Sciuscià – Edizione Straordinaria, la summa di reportage e dibattito in studio. Stimolante, nuovo, aggressivo, confezionato alla perfezione. Lì avvenne “l’incidente“. Santoro entrò nel mirino del Presidente del Consiglio, l‘editto bulgaro lo rese un martire (suo malgrado, non si faccia confusione su questo punto) e la tv pubblica lo mise ai margini su ordine del padrone. Una lunghissima battaglia giudiziaria, inframezzata dall’inutile esperienza al parlamento europeo, lo ha riportato sugli schermi.
Il direttore “Michele Santoro ha diritto ad una trasmissione d’attualità in prima serata“, Tribunale di Roma, 26 gennaio 2005. Punto. Da lì in avanti l’esperienza di Annozero. Una boccata d’aria fresca nell’informazione Rai dominata da Vespa e dal brillante ed innocuo Floris. Con gli anni il programma, giudizio personale sia chiaro, ha perso smalto. Tanti di quei preziosi collaboratori sono migrati altrove (a Report, principalmente) e la parte della trasmissione dedicata al reportage si è via via assottigliata.
Santoro si è ritagliato un ruolo da star, improprio e straripante moderatore di dibattiti sterili fra politici. L’ossessione, perché di questo si tratta, per i guai giudiziari di Berlusconi a dominare troppo spesso (sì, c’è anche un troppo) la scena. Nonostante, o forse anche grazie a questo, Annozero ha visto crescere i suoi ascolti toccando punte di share che a RaiDue possono solo sognare. Un successo dietro l’altro, insieme alla difesa di punti di vista che, che che ne dica il nostro premier e la sua servitù, hanno diritto di tribuna.
Marco Travaglio, l’ospite vietato in Rai per definizione, che si ritaglia il suo preziosissimo spazio in prima serata. Vauro, con le sue vignette, testimonia in quei 5 minuti settimanali che la satira in questo paese non è stata ancora del tutto seppellita dalla comicità da cabaret di Zelig. Il protagonismo del conduttore spesso rallenta il ritmo e peggiora la qualità complessiva, ma appare un male necessario se l’alternativa è Vespa, se la benedetta sentenza del Tribunale di Roma che dona a Santoro l’intangibilità dagli attacchi e dai sabotaggi occulti del presidente del consiglio (si vedano le intercettazioni della Procura di Trani), protegge l’intera squadra di Annozero.
Due giorni fa la svolta, inattesa: Santoro accontenta il DG Masi, messo lì apposta, e si fa cacciare dalla Rai. Una buonuscita milionaria (si parla di quasi 3 milioni di euro), la qualifica di collaboratore “libero di sperimentare nuovi generi televisivi“. Si tratterebbe di misteriose e costosissime docu-fiction (una decina a stagione) che Santoro produrrà in proprio vendendole poi, in un’asta truccata (quindi a caro prezzo), alla tv di stato. Nessun progetto di una “Santoro Tv”, idea coraggiosa, quasi folle, e potenzialmente rivoluzionaria: il contratto da collaboratore con la Rai è “in esclusiva” (anche se non tutti sono d’accordo sul punto), al limite si vedrà più avanti.
Come le bizzose ed inutili starlette dell’intrattenimento televisivo (mi spiace per Malaparte, ma non c’è niente di “qualunquista” nella realtà dei fatti) si affida a Lucio Presta per farsi aiutare a strappare le condizioni migliori e senza nemmeno avere le tette di una Belen Rodriguez qualunque da offrire all’affamato pubblico televisivo. Imperdonabile. Annozero evapora, l’informazione sarà definitivamente affidata ai Vespa e prossimamente ai Belpietro, in una Rai nella quale spadroneggiano già giornalisti come Monica Setta, solerti agiografi di Silvio Berlusconi.
Santoro aveva una responsabilità, avrebbe dovuto sentire il dovere di onorarla nei confronti del pubblico e dei suoi giornalisti (soprattutto quelli privi di paracaduti milionari), invece ha scelto di farsi emarginare, incassare e mettersi a “sperimentare”. Il tutto mentre il livello del giornalismo nostrano affonda. Chissà cosa ne pensa di questa astuta mossa l’FNSI, che tanto si è spesa per difenderlo (e difenderci) durante il deprecabile bavaglio imposto dal governo con la scusa della par condicio.
Mi va di dirlo chiaramente. Io, per quello che può valere, mi sento tradito, anche se da tempo avevo smesso di porre una fiducia incondizionata nel giornalista e, soprattutto, nell’uomo.