La RAI è morta? Di certo è agonizzante
Di quanto sia ai limiti dell’incredibile, la situazione della RAI – sono solo gli ultimi in ordine di tempo, i casi Santoro e Busi – abbiamo già detto lungamente. Oggi un bel pezzo di Curzio Maltese su Repubblica ci permette di ritornare sull’argomento. Il pezzo si intitola RAI – La guerra infinita per spegnere la
Di quanto sia ai limiti dell’incredibile, la situazione della RAI – sono solo gli ultimi in ordine di tempo, i casi Santoro e Busi – abbiamo già detto lungamente. Oggi un bel pezzo di Curzio Maltese su Repubblica ci permette di ritornare sull’argomento. Il pezzo si intitola RAI – La guerra infinita per spegnere la televisione pubblica e inizia così:
Sopravviverà la RAI alle celebrazioni dei 150 anni d’Italia? In mancanza di soldi e di passione patriottica, con i presidenti dei comitati celebrativi che si dimettono uno dopo l’altro, il governo ha affidato come fosse un lavoro sporco alla sola tv di Stato l’onere e l’onore di festeggiare l’Unità d’Italia. Fra pochi giorni il direttore generale Mauro Masi dovrebbe presentare i nuovi palinsesti. Ma nei corridoi di viale Mazzini, ancora di più negli androni del carcere speciale di Saxa Rubra, immersi in un clima da apocalisse aziendale, la missione trasfigura in una specie di fantomatica Azione Parallela di Musil. Più che celebrare una festa, si sta organizzando un funerale.
Maltese si addentra in un’analisi che percorre velocemente i fatti e le azioni contro la Dandini, la querelle infinita con Santoro, le vignette di Vauro, i monologhi della Littizzetto e così via: tutte le voci fuori dal coro che suscitano, il giorno dopo la messa in onda, polemiche a non finire, come se i veri problemi del Paese-Italia derivassero tutti dalla televisione e dal modo in cui questa racconta il Paese. Un Paese che non è più tratteggiato nelle sue caratteristiche reali nemmeno dal Tg1, in caduta libera quanto a degenerazione giornalistica: lo dice la dissidente Maria Luisa Busi e lo vede qualunque telespettatore dotato di spirito critico.
E ancora, Maltese cita – pare un pensiero dietrologo, ma la citazione è d’uopo – il piano di Rinascita nazionale di Licio Gelli e della sua P2: un piano che prevedeva, guarda un po’, proprio la dissoluzione della RAI.
L’agonia della RAI, un patrimonio nazionale che viene consumato ogni giorno di più dalle ingerenze della politica, è sotto gli occhi di tutti e lo stato di salute della tv pubblica pare aver intrapreso un viaggio lungo una spirale discendente fatta di qualità scadente e polemiche.
Non si vede all’orizzonte una soluzione plausibile: l’unica, appare utopica. La soluzione sarebbe un brusco arresto dello spoil system, quella lottizzazione ad opera delle forze di governo che occupano i ruoli chiave della televisione pubblica e che fa parte della storia stessa dell’azienda: un arresto, una marcia indietro che oggi appare inverosimile se non addirittura utopica.
E così, ci congediamo dai lettori di questo breve e accorato editoriale ancora con le parole di Curzio Maltese:
Ora siamo alla battaglia finale per il fortino di viale Mazzini. Sopravviverà, la RAI alle celebrazioni per l’Unità d’Italia? E poi davvero, senza retorica, sopravviverebbe l’unità d’Italia alla dissoluzione della RAI?