ON THE ROAD: nel pulviscolo delle reti e delle liti…
Sulla strada dell’estate per prepararsi alla campagna autunnale. Già Mastella si candida all’Isola dei Famosi, e la Melandri lancia aghi perchè i dirigenti delle tv costringano i loro costumisti a rinforzare le custodie dei dei seni delle soubrette troppo liberi. Sono notizie che da un lato riportano tutti noi, mettiamola così, al centro di una
Sulla strada dell’estate per prepararsi alla campagna autunnale. Già Mastella si candida all’Isola dei Famosi, e la Melandri lancia aghi perchè i dirigenti delle tv costringano i loro costumisti a rinforzare le custodie dei dei seni delle soubrette troppo liberi.
Sono notizie che da un lato riportano tutti noi, mettiamola così, al centro di una questione capitale, ovvero il riciclo di una classe politica che ha vissuto di televisione e di televisione vuole morire o almeno farsi celebrare un funerale fittizio.
Se Mastella rivendica un posto al sole sul piccolo schermo poichè su quello grande dell’agone politico lo ha perduto (e non stiamo qui a ragionare se a torto o a ragione), la Melandri nelle ombre trasversali del suo partito affollato di ombre e gesti dell’ombrello recupera una esigenza di compostezza in nome della dignità delle donne. Battaglie fatte in passato che non hanno avuto alcun risultato, anzi.
Ciò che tiene insieme due persone e le due esternazioni di cui parliamo, è in parte responsabilità della stampa che ricopia le televisioni.
In particolare, forse automaticamente, i giornali fanno grancassa ai politici che pensano alla tv, e ciò sta diventando una tendenza sempre più impetuosa. In tempo di crisi, i politici al potere sono o rischiano di apparire giganti di paura, malgrado i sorrisi di circostanza. I giornali corrono ai ripari travasandoli nel gossip, nella curiosità, nello sfizio informativo, nel gioco piccante con il suo debito risvolto moralistico. Per ravvivarli, rifar loro la maschera capace di suscitare curiosità.
Da un altro punto di vista, chi si occupa di televisioni, fuori o dentro i blog, fuori o dentro i luoghi deputati della critica o dell’opinionismo dilagante, cosa può fare se non stare al gioco? Un gioco in cui i programmi, la loro qualità, la differenza fra di loro sembrano risucchiati da un vago senso di inutilità.
Soltanto un “vago” senso di inutilità?
Spinto dalla curiosità, vado di tanto in tanto su internet di blog in blog come un pellegrino assetato in cerca di un bicchiere d’acqua. Ricordo tempi abbastanza recenti in cui capitava che il pellegrino trovasse riparo e ristoro nelle oasi di confronti sinceri, spontanei, anche duri, persino deliziosamente avvelenati. Ma adesso? I commenti sono o mi sembrano in calo. C’è solo voglia di insulti, battute o battutine.
E’ un segno di inutilità? Ovvero che, così stando le cose, le televisioni nel pulviscolo delle reti, delle liti, dei rimbalzi polemici, dei giudizi ormai impotenti, del trash vincente, siano riuscite a polverizzare pareri, reazioni, resistenze?
Me lo domando. Lo spettacolo della ripetitività e del velleitarismo continua ad essere il vincente assoluto. Mastella che si offre a ri-diventare famoso; la Melandri che recupera la dignità sacrasanta della donna in tv, senza parole nuove, e segna il passo in politica.
Due esempi che cercano spazio, magari senza saperlo, fra Michele Santoro e la Barbara d’Urso. Per forza di realtà. Per disperata voglia di esistere.
Insomma, hanno vinto le televisioni che vanno dritte per la loro strada, asfaltata di notizie morte, tra un pubblico in silenzio, malgrado l’auditel, da cui parte un coro a bocca chiusa . Mugolii. Nessuna protesta. Mugolii scambiati, e usati, come consenso. Anche nei blog (che calano di numero e di presenze nella gran rete)
Italo Moscati