Maria Luisa Busi: “Gli sfottò al Tg1 mi hanno fatta vergognare come un’assassina”
Maria Luisa Busi racconta finalmente, senza censura e a tutta copertina, la sua verità in un’intervista esclusiva a Vanity Fair. La giornalista che ha fatto il giro del mondo, per aver lasciato l’ambita conduzione del primo telegiornale della tv di stato italiana, ha deciso che probabilmente non condurrà mai più un tg in vita sua.
Maria Luisa Busi racconta finalmente, senza censura e a tutta copertina, la sua verità in un’intervista esclusiva a Vanity Fair. La giornalista che ha fatto il giro del mondo, per aver lasciato l’ambita conduzione del primo telegiornale della tv di stato italiana, ha deciso che probabilmente non condurrà mai più un tg in vita sua. Per ora dice di restare alla Rai con la sua qualifica di inviato e di continuare a fare quello che ha sempre fatto: proporre servizi per gli Speciali. Peccato che, anche in questo caso, qualcuno le metta i bastoni tra le ruote:
“Va detto che la maggior parte delle mie proposte, da settembre a oggi, sono state ignorate. Niente da fare per servizi sulla crisi, sui precari della scuola, su Termini Imerese, sul Sulcis, sulle donne costrette ad andare all’estero per fare la fecondazione assistita. Mi hanno bocciato anche una storia, con una testimonianza fortissima, sull’eutanasia. Prenderei in considerazione altre offerte, si capisce. Ma credo che cercherò di fare altro”.
In risposta a chi l’ha accusata di fare un uso privato della tv pubblica, risponde:
“E perché? Perché avrei commentato qualche notizia in diretta, invece di limitarmi a leggere il gobbo, come avrebbe voluto Minzolini? L’uso privato della tv pubblica è ben altro: è accettare compensi e regali da parte di aziende private per indossare gioielli o andare a presentare convention, tutte cose che io ho sempre rifiutato perché lo considero un preciso dovere del giornalista del servizio pubblico. Sono riservata di natura. Non mi sono mai sentita vedette. Credo che questa mia condotta mi abbia permesso di avere un matrimonio felice e una famiglia serena. E che mi abbia portato la lucidità necessaria per prendere la decisione di cui stiamo parlando. La tv può essere terribile: cambia le persone che ci lavorano, e induce tutti quelli che la guardano a voler apparire”.
Sul direttore del Tg1 Augusto Minzolini, responsabile della famosa lettera polemica affissa dalla Busi in bacheca, la giornalista ha iniziato ad avere delle perplessità dopo il suo editoriale sulla vicenda D’Addario:
“Poi c’è stata la nostra notizia scorretta su Mills: i telespettatori ancora aspettano la rettifica del Tg1. E’ seguita la raccolta di firme pro-direttore. Chi non l’ha firmata è stato messo all’angolo, chi l’ha firmata – una maggioranza di precari e di capiredattori – è stato promosso. Il problema è che nella scelta delle notizie, di fatto, il giornale di Minzolini scegliere di non raccontare più il paese. Ogni giorno, pur di non dare conto della realtà, viene dedicato spazio a notizie che dire leggere è poco. Il risultato è la rappresentazione di un Paese finto, come fosse di plastica. Le prese in giro mi fanno vergognare come un’assassina. Io ho provato a combattere certe scelte, senza successo. Mi sono trovato in riunione certi pezzi senza poter far nulla. Eppure lo stesso Minzolini, quando gli ho chiesto di togliermi dalla conduzione, mi disse di restare, perché il marketing della Rai non avrebbe mai approvato una cosa simile”.
La Busi conferma di avere una visione profondamente etica del mestiere di giornalista:
“Si confondono troppo spesso comunicazione e informazione. Se faccio informazione sui precari, non sto facendo politica. Se informo i cittadini sulla crisi economica, faccio giornalismo, non sono un gufo che rema contro le sorti del paese”.
L’ex anchorwoman ha avuto il sostegno degli ex-direttori Gianni Riotta, Gad Lerner e Albino Longhi, ed è stata sorpresa dall’enorme solidarietà ricevuta dal popolo web, in particolare su Facebook in cui pure non risulta iscritta. Quanto alle malelingue sul fatto che sarebbe stata favorita dal suo aspetto fisico, ribatte che “quando muore il Papa e devi andare in diretta, o quando ti capita di avere in studio Woody Allen e iniziano a bombardare il Kosovo e tu devi trovare modo di tenere insieme queste due cose, la bellezza serve a poco”.
Per il resto parla di difficoltà delle donne nel fare lobby, responsabile della mancanza di direttrici nella storia del Tg1, oltre al fatto che ci siano solo 2 caporedattrici. E, mentre augura buona fortuna alla sua erede Laura Chimenti, smentisce ogni tipo di rivalità con Lilli Gruber, alimentata solo dai media. Le due sono sempre andate d’accordo e si sentono tutt’ora.