Antonio Marano in esclusiva a TvBlog: “Nel 2002 volevo portare American Idol su Rai2, ma dovetti fare Destinazione Sanremo”
Ospite oggi delle colonne di TvBlog è il vice direttore generale della Rai con delega sul coordinamento delle offerte Antonio Marano. Con lui abbiamo fatto una lunga chiaccherata partendo dall’origine della sua passione per la televisione, nata sulla fine degli anni ’70 a Varese. Iniziando da lì ripercorreremo la sua storia professionale, passata attraverso una
Ospite oggi delle colonne di TvBlog è il vice direttore generale della Rai con delega sul coordinamento delle offerte Antonio Marano. Con lui abbiamo fatto una lunga chiaccherata partendo dall’origine della sua passione per la televisione, nata sulla fine degli anni ’70 a Varese. Iniziando da lì ripercorreremo la sua storia professionale, passata attraverso una piccola televisione locale fino all’ingresso dalla porta principale in Rai alla direzione di Rai2, culminata ora con l’arrivo al suo importante ruolo di coordinatore dell’offerta di tutte le reti del servizio pubblico radiotelevisivo. In questa nostra chiaccherata non mancano inoltre aneddoti e confessioni inedite, che vi invitiamo a scoprire, buona lettura.
Come nasce la passione per la televisione ad Antonio Marano ?
Fu una cosa strana. Io allora facevo l’architetto, lavoravo a Varese e a Como avevo 26 anni. Mi capitò di costruire nel Luinese un albergo per un imprenditore edile. Lui aveva la passione del ciclismo, in quel periodo aveva partecipato ad una gara ciclistica da Gornate fino al Passo della Forcora e un dipendente di una minuscola tv locale gli disse “se ci da 50 mila lire le facciamo un bel servizio televisivo”. Lui con il classico discorso da imprenditore molto varesino disse “ma quanto costa tutta la tv, perché io me la compro”. Allora lui invece del servizio comprò tutta la televisione. Si parla della fine degli anni ’70, era il periodo pioneristico dell’emittenza locale in Italia.
E poi ?
Io gli misi in piedi questa piccola televisione, gli disegnai anche il marchio e devo dire che fra me e la televisione fu amore a prima vista. Entrai in quegli studi televisivi e non tornai più negli uffici. Tutti mi diedero del pazzo, lasciare i miei uffici da architetto per entrare in questo mondo era davvero come fare un salto nel buio, ma la passione che sentivo crescere dentro in me era davvero tanta.
Passione che poi nel tempo si trasformò in lavoro vero e proprio, come furono quei primi tempi ?
Cominciai appunto con Rete55 che era una piccola televisione di Varese e che tuttora c’è. Nell’arco di pochi anni la portai da 1/2 frequenze a 50. Era una televisione provinciale e la portai a diventare una televisione regionale. Tutto in autofinanziamento. Poi diventai direttore di Rete A, quindi fondammo FRT, associazioni, Super Six, ne abbiamo fatto davvero tantissime di belle cose in quegli anni.
Dalle Tv locali alla politica, sottosegretario alle telecomunicazioni del primo governo Berlusconi, perché quella scelta?
Parto dall’inizio, era il periodo 1982-84, c’era un personaggio che nella provincia di Varese iniziava a parlare di politica. La nostra essendo ovviamente una televisione locale era naturale che desse voce alle realtà del posto. Quell’uomo era Umberto Bossi. Personaggio eclettico ancora di più di quanto si potesse pensare. Da allora nacque questa nostra amicizia personale che dura tuttora. Per la verità all’inizio non fu un amicizia politica, io venivo da un altro back ground politico, io lo consigliavo su alcuni aspetti della comunicazione. Poi man mano mi affascinò questo uomo, fino a quando mi ha candidato per le elezioni del 1994. Durò poco, restai per due anni a Roma sottosegretario alle telecomunicazioni, feci delle belle cose, ma quello della politica non era il mio mondo. Infatti poi tornai a fare il mio lavoro in televisione, ma nel frattempo Rete55 mi era diventata stretta, mi guardai in giro e feci tante cose, diventai consulente di Cecchi Gori, fondai Stream News e molti canali del bouquet di Stream, fra cui Viaggi, Sport, in quel periodo mi appassionai al mondo dei canali tematici.
Arrivò poi la nomina a Rai2, come fu entrare in Rai?
Arrivò poi la nomina a Rai2, come fu entrare in Rai?
Racconto un aneddoto. Ricordo che l’allora Presidente Rai Baldassarre, quando ci vedemmo mi disse “ecco Marano della Lega”. Io risposi “certo sono della Lega, ma per me la Rai è come la Nazionale, quando ci si veste della sua maglia, la precedente la si deve lasciare a casa”. Per me la Rai era la Nazionale, a maggior ragione poi avendo iniziato da una piccola emittente come Rete55.
Com’era la Rai2 che aveva trovato e quali furono le prime decisioni che prese per dare alla rete la sua impronta?
Sarei stato arrogante e presuntuoso a pensare di cambiare tutto appena arrivato in una rete come Rai2, diretta poi in modo eccellente da una persona come Carlo Freccero che allora come oggi stimo tantissimo. Anzi ti dirò, quando io ero sottosegretario alle telecomunicazioni e c’erano da fare le nomine alla direzioni Rai, io dissi “ma scusate perché non chiamate Carlo Freccero dalla Francia?”. Questo per dirti quanto stimassi Carlo. Quando arrivai non fu facile perché trovai una Rai2 forte, ma moribonda e non per colpa di Carlo.
Quali furono i veri problemi in quei primi tempi di direzione?
Quello che stava avvenendo, grazie alle mosse del nuovo direttore generale che era Agostino Saccà, che ricordo veniva dalla direzione di Rai1, era che tutte le fiction di grande audience che fino a quel momento andavano in onda su Rai2, tipo “Montalbano”, “Incantesimo” e altre sarebbero passate a Rai1. Quindi la mia rete si veniva a trovare senza prodotti forti, già pronti, da mandare in onda. C’era da ricostruire tutto e devo dire anche però che questa cosa, assieme all’indirizzo per la mia rete dello stesso Saccà che era quello di puntare al nord e ai giovani, mi entusiasmò molto. Iniziò dunque un lavoro molto duro, ma per me appassionante.
Quali furono le sue prime mosse appena diventato direttore di Rai2?
Quando ero a Stream conoscevo molto il mercato americano e quando arrivai in Rai proposi alcuni programmi che avevo conosciuto in quella esperienza. Il primo programma che proposi per la mia Rai2 era “American Idol”. Chiamai Roberto Sessa, allora direttore della Grundy e chiedo di poter mettere in piedi questa trasmissione, ma la cosa poi saltò. E saltò perché nell’accordo che fu firmato dalla Rai per Sanremo c’era la clausola che dovevamo fare quel programma, che poi facemmo il venerdì sera dal titolo “Destinazione Sanremo” condotto da Baudo. Quindi mi trovai da “American Idol” a “Destinazione Sanremo” che faceva il 6%. Infatti da allora e fino a quando ho fatto “X Factor” ho sempre detto che al primo che mi parlava di un programma musicale gli avrei sparato.
Questo aneddoto mi fa venire in mente una domanda: quanto è reale l’autonomia di un direttore di rete?
E’ giusto che i direttori di rete si prendevano, si prendono e si prenderanno tante responsabilità, ma molte volte le scelte non sono facili e soprattutto, come ti ho raccontato, fatte in autonomia.
Parliamo dei dati auditel, pane quotidiano di chi fa questo mestiere
Non basta fermarsi al numerino, per esempio un paio di anni fa mi feci un mese al 4% per le tramissioni elettorali, poi riuscimmo ugualmente a recuperare nell’ultimo mese e mezzo ma un cavolo di giornale che abbia scritto che eravamo sotto di un punto perché eravamo costretti a mandare in onda le tribune elettorali non c’è stato, salvo forse qualche eccezione. Non sempre anche l’analisi dei dati auditel, tiene conto di tutti i fattori.
Quali furono le mosse vincenti della sua direzione a Rai2 ?
Lavorai molto sulla programmazione, riposizionai i cartoni animati, le seconde serate con “La grande notte” e con “Bulldozer”. Poi Giù al nord e Su al sud di Edmondo Berselli, purtroppo scomparso. Un uomo dalla cultura immensa, un grande programma a cui sono molto legato. Chiaramente però la cosa che mi ha dato la champions è stata l’isola.
Come è nata l’Isola dei famosi ?
Quando scelsi l’Isola mi trovavo, proprio come adesso a Milano, era il 2003. Arrivò Giorgio Gori che mi mostrò alcuni dvd, format giapponesi, americani, di tutto un po’. Dopo due ore non mi convinceva nulla, perché erano format che avevano il limite di essere sempre sui classici filoni. Nel frattempo Mediaset aveva provato “Survivor” che fu un flop. Mentre la riuonione stava per finire, mi dicono che dalla Spagna c’era questo format, mi fanno vedere questo VHS, lo guardo 30 secondi e dico “okei questo mi piace”. Quando lo portai a viale Mazzini, ricordo che il marketing mi disse “questo programma al massino fa il 9/10% di share”, ti ricordo che abbiamo chiuso la prima edizione al 42%… La vera forza dell’Isola poi non è solo il format, ma anche tutto quello che gli abbiamo messo attorno: studio, immagini, personaggi, collegamenti e la vera forza principale ed il motore che ha lanciato questo formato al top e cioè Simona Ventura.
Ha pensato subito a Simona oppure aveva in mente qualche altro nome per la conduzione dell’Isola?
Diciamo che non fu la prima ma la seconda, anche se diventò la conduttrice dopo 3 secondi. Nel senso che prima avevamo pensato ad un personaggio maschile, ma prima ancora di pensare ad un nome di uomo, subito decidemmo che era meglio una donna, allora pensammo alla numero uno e la numero uno era ed è Simona Ventura.
Lei accettò subito ?
Ci ha dovuto pensare, non è stato semplice convincerla. Le facemmo vedere i filmati della versione spagnola del programma e poi decise di buttarsi in questa avventura e noi ne fummo molto felici.
La sua più grande delusione negli anni a Rai2
Quello che mi piange il cuore, è che nella prima fase della mia direzione di Rai2 ho costruito uno dei programmi più belli che era “Bulldozer”. Infatti molti dei comici usciti da quel programma ora lavorano in “Zelig” oppure in “Colorado”. Era un programma che faceva il 18% in seconda serata, quindi era pronto per la prima. Però alla fine quando ho visto che quella trasmissione non è stata più riposizionata ci sono rimasto male, perché non ha fatto tanto male a me, quanto all’azienda.
E’ stata dura quindi vedere la Rai2 che faticosamente aveva costruito negli anni, prendere strade diverse
Mentire non serve. Questo non solo è un mestiere ma è anche una passione. Fa parte del gioco, ne fai una questione morale ma non lo fai vedere, diciamo che te lo tieni per te.
Qualcosa invece su cui aveva puntato e che tuttora su Rai2 funziona
Una decisione mia che poi si è rilevata giusta è stata anche quella di proporre molte serie di telefilm, che tuttora vanno in onda. Serializzare alcune serate della rete si è rivelata davvero una decisione vincente che è partita proprio nei primi anni della mia direzione, grazie anche a Giorgio Buscaglia.
Abbiamo parlato prima della genesi dell’Isola dei famosi, ci dice come è nato X factor ?
Pensai “dato che sto per chiudere la direzione di Rai2 voglio farlo con lo stesso proposito di quando ho iniziato”. Per tutto quel periodo avevo avuto quel dispiacere per la mancata realizzazione di “American idol”, allora decisi che prima di lasciare la direzione dovevo mettere in piedi un grande programma musicale.
Ma come mai allora non “American idol” ed invece “X factor” ?
Semplicemente perché “X factor” è un format europeo e lo trovavo più adatto alla nostra televisione. Poi il momento più bello fu la costruzione del programma, quando nel mio ufficio si pensava a mettere assieme i tasselli del puzzle. Mara per esempio per quel suo carattere forte, poi Morgan per la sua originalità e Simona la numero uno. Con la conduzione del grande Francesco Facchinetti, un conduttore a cui sono particolarmente legato e reputo fra i migliori ora in circolazione.
Un programma, per esempio, che non è stato riproposto dall’attuale direzione di Rai2 e che invece lei avrebbe rimesso in onda
Un programma che avrei rifatto, avendone visti tutti i limiti e capito dove si doveva andare a correggere era “Academy”. Scalo 76 no, perché mi ero reso conto che la tematizzazione non può essere fatta dalla televisione generalista e tenere il confronto con il web o con i canali tematici musicali. Oggi nel mio ruolo punterò sui programmi musicali, ma non nella televisione generalista ma su Rai4, RaiGulp, sul web. L’errore che feci allora e che ora ho capito, non bisogna più pensare ai programmi per le reti ma ai programmi per le piattaforme. Scalo 76 non era un programma sbagliato ma non era sulla piattaforma giusta.
Passiamo dalla sua direzione a Rai2 al suo attuale e prestigioso compito in Rai, ci spiega esattamente il ruolo del vice direttore generale Rai con delega sul coordinamento?
Il mio compito è che non ci siano sovrapposizioni, che ci siano i target diversificati,che le reti rispettino, quando è possibile, gli obbiettivi dei target ricordando loro le mission che ogni canale ha. Quando inserire gli eventi, quando inserire lo sport, insomma tutta una serie di cose che servono ad armonizzare la programmazione delle varie reti.
E’ più divertente la direzione di una rete o la vice direzione generale di tutta la Rai ?
Non c’è dubbio, per me divertirsi è leggere una scaletta, star dietro al copione di un programma che va in onda. Vedere i risultati auditel la mattina dopo, analizzarli, scegliere gli artisti che devono fare la tal trasmissione. Io mi faccio mandare le analisi auditel, guardo attentamente le curve, i vari target e credo che fra coloro che fanno queste mestiere siamo rimasti davvero in pochi a vedere tutte queste cose, che poi sono fra le cose più importanti per capire la televisione.
Entrando nello specifico del suo attuale ruolo, perché per esempio Mattina in famiglia è passata da Rai2 a Rai1 ?
Quel programma era da Rai1, l’errore era che andava su Rai2. L’errore di fondo non era il programma, ma la rete che era sbagliata. Il fatto che su Rai2 nel week end andranno dei programmi per ragazzi fatti dalla struttura di RaiGulp è proprio il segno del nuovo modello industriale in cui si vuole porre la filiera non più nella logica della direzione verticale ma di una gestione dei palinsesti orizzontale e per aree tematiche da spalmare all’occorrenza nelle varie piattaforme.
Non pensa poi che due programmi che vanno in contemporanea nel pomeriggio Rai come quel che sarà di “Festa italiana” su Rai1 e quel che sarà del “Pomeriggio sul 2” non vadano a cannibalizzarsi fra di loro?
E’ un problema che c’è ed io l’ho detto nel consiglio di amministrazione. Noi quest’anno chiederemo con forza a Rai2 di andare a modificare quel modello. Va detto però che il pubblico del pomeriggio non è fatto da giovani, che come sappiamo si spostano sui canali tematici oppure sul web.
Cosa chiederete quindi concretamente a Rai2 per il suo pomeriggio ?
Quello che noi chiederemo con forza a Rai2 è un riposizionamento su un target leggermente più giovane, almeno nella prima parte del pomeriggio, anche per esempio nella scelta dei temi. Poi abbiamo messo nella seconda parte del pomeriggio dei telefilm. Ci tengo a dire che le modifiche che abbiamo fatto ai palinsesti della nuova stagione sono le più corpose degli ultimi anni.
La collocazione di “Vieni via con me” su Rai3, se n’è parlato molto in questi giorni ai margini della presentazione dei palinsesti Rai. Sarà al mercoledì per quattro settimane consecutive?
Sarà una decisione del direttore generale rispetto a quello che andranno definendo i direttori interessati.