Enrico Mentana sul TgLa7 – “Fare ogni giorno un giornale evidentemente libero e completo”
Lunga intervista a Enrico Mentana su Il Fatto Quotidiano. Il neo-direttore del TgLa7 si gode il trend positivo dell’edizione delle 20 del suo telegiornale (che si mantiene sopra il 4% di share e nell’edizione di ieri ha totalizzato il 4,63%) e parla di quel che prova a fare, in questa sua nuova avventura giornalistica. E
Lunga intervista a Enrico Mentana su Il Fatto Quotidiano. Il neo-direttore del TgLa7 si gode il trend positivo dell’edizione delle 20 del suo telegiornale (che si mantiene sopra il 4% di share e nell’edizione di ieri ha totalizzato il 4,63%) e parla di quel che prova a fare, in questa sua nuova avventura giornalistica. E della situazione dell’informazione in Italia.
Sui colossi Tg1 e Tg5, Mentana dice:
Non voglio offendere nessuno ma c’è chi dice che il Tg1 e Tg5 sfumano o a volte non danno le notizie più scomode. Quindi, se c’è un telegiornale che dà tutto, e che è perentorio e non allusivo nel suo racconto, gli spettatori possono cominciare ad optare per un’alternativa. Prendendo con le molle questa critica che viene fatta, il nostro tentativo è di fare ogni giorno un giornale evidentemente libero e completo.
Mentana ha una sua opinione ben precisa anche sulla sospensione dei talk show e dei programmi di approfondimento per l’estate. Bastano i Tg, si è detto.
Sono sicuro che la cosa più importante non fosse riaprire i talk show. Più utile capire se c’è una modalità adeguata di informare il cittadino sulla politica. E mi fa impressione vedere gente che deplora la presenza di Vespa in tv e poi magari è pronta a deplorarne l’assenza. Nec tecum possum vivere nec sine te, non posso vivere né con te né senza di te, direbbe Ovidio.
E rincara ancora, in particolare a proposito del servizio pubblico:
Non è ingiusto che quando non c’è la crisi politica all’inizio di giugno finiscano i talk show e riprendano a settembre? C’è un motivo per cui il servizio pubblico manda in vacanza i suoi programmi? Perché un’azienda con 13 mila dipendenti e più di 1000 giornalisti affida i suoi programmi sempre a professionisti esterni o che lo sono diventati? Se questi fossero giornalisti Rai, avrebbero un mese di vacanze, come prevede il nostro contratto di lavoro.
Insomma, in una frase:
il problema è l’indole pigra del servizio pubblico che ha i ritmi come quelli della scuola.