ESTATE TV (3)- Dov’è finito Cavour? Chi ricorda Renzo Palmer?
La tv e il cinema servono spesso a chi studia, insegna, scrive di storia per sentire il polso degli italiani (spettatori di tv e cinema) rispetto a fatti e personaggi storici. Siamo a pochi mesi dal 2011, anno in cui saranno ricordati e celebrati i 150 anni dall’Unità d’Italia. Ne riparleremo. Intanto, vorrei fare qualche
La tv e il cinema servono spesso a chi studia, insegna, scrive di storia per sentire il polso degli italiani (spettatori di tv e cinema) rispetto a fatti e personaggi storici. Siamo a pochi mesi dal 2011, anno in cui saranno ricordati e celebrati i 150 anni dall’Unità d’Italia. Ne riparleremo.
Intanto, vorrei fare qualche puntualizzazione e considerazione a proposito di un articolo del “Corriere della sera” del 10 agosto firmato da Ernesto Galli della Loggia, professore e commentatore dedicato all’oblio e alla trascuratezza riservati a Cavour.
Nel giorno in cui si compivano i 200 anni dalla nascita di Camillo Benso di Cavour, uno dei padri della patria, il più lungimirante, Galli della Loggia ha scritto :”…negli ultimi trent’anni, e fino a pochissimo tempo fa, nei manuali scolastici non gli veniva assegnato nessun rilievo particolare; e sono almeno altrettanti anni che a nessun regista italiano viene in mente di girare un film serio su quel periodo, il Risorgimento (del resto su Cavour, che io sappia, non ne è mai girato nessuno)”.
Poichè, per motivo che rivelerò in uno dei prossimi post, mi è capitato di lavorare sul tema del Risorgimento e sui personaggi che hanno portato all’Unità d’Italia, mi pare utile indicare che nel poco che il cinema e la tv hanno fatto sull’Unità, e sugli eventi che l’hanno preparato, qualcosa di specifico c’è. Qualcosa di interessante e che però non cambia molto il giudizio di Galli della Loggia.
Posso confermare che Cavour, sul piccolo e grande schermo, è stato presentato sempre come una figura laterale, se non di secondo piano. In lavori peraltro indietro nel tempo. Un elenco breve, film di registi che vanno da Blasetti ad Alessandrini e a Rossellini. La figura che occupa tutto lo spazio è sempre Garibaldi, con i Mille e le imprese dei Garibaldini, come accade anche in due film per la tv, la tv non il cinema, si badi : “Il giovane Garibaldi” di Franco Rossi (1974) e “Il generale Garibaldi” di Gigi Magni (1985). Cavour è quasi un fantasma.
C’è però da ricordare una “Vita di Cavour” realizzata nel 1967 da Piero Schivazappa, inserita in un programma di grandi biografie interamente ricostruite in studio. Ho rivisto questa “Vita” che porta, indelebili, le caratteristiche di lentezza e di teatralità dei lavori dell’epoca; e che appare lontana, lontanissima se si pensa che quegli anni erano anni febbrili o deliranti o appassionanti o comunque vivaci, con la contestazione dei giovani e degli studenti che batteva alle porte, e che poneva altri problemi, altri fatti, altri personaggi (la fortuna di Che Guevara nasce allora e continuerà).
Ma, rivista oggi, questa “Vita” ha i suoi meriti. In una sceneggiatura, scritta da Giorgio Prosperi, con rispetto delle fonti storiche e in molti momenti persino drammaticamente travolgente: la rivendicazione per gli italiani “non indegni di libertà”; l’idea che l’Italia non fosse “un’utopia” bensì una realtà da conquistare; gli scontri con Garibaldi; i rapporti con l’Eroe dei due mondi, e la mediazione di re Vittorio Emanuele.
Cavour viene presentato come uomo dai principi chiari e risoluti, un politico di razza che fa valere in Europa (la partecipazione alla guerra di Crimea) le ragioni di un Regno Sabaudo che si presenta come interprete del disegno d’Unità.
Un contributo al bel ritratto lo dà Renzo Palmer, un attore di cinema e teatro, un doppiatore famoso, molto presente in quegli anni in tv, purtroppo scomparso in età ancora giovane.
Ho poi rivisto la puntata di “Serata Garibaldi” , sempre per il progetto di cui dicevo, con Beniamino Placido e Indro Montanelli. Ne ricavo solo uno spunto, quello in cui Montanelli definisce Garibaldi un uomo coraggioso ma anche un uomo “che non capiva nulla di politica”, e indica in Cavour e Mazzini i veri protagonisti politici del Risorgimento.
Infine, un particolare. Cavour viene citato talvolta in qualche tv movie o sceneggiato come colui che organizzò con l’apporto della contessa Castiglione l’alleanza con la Francia di Napoleone III. L’apporto? L’incarico di vivere patriotticamente un amore segreto cui si fa cenno anche in “Ottocento” (1959), sceneggiato in cinque puntate di Anton Giulio Majano, specialista del genere, in cui la Castiglione viene interpretata da Virna Lisi e Cavour interpretato da Antonio Battistella, interni dall’aspetto polveroso e costumi usciti dai magazzini del cinema.
Insomma, Cavour da soffitta, anche se serio e determinato, e in certi casi da politico da complotti.
La ragione di questo trattamento ? Penso che l’abbia individuata Galli della Loggia nel suo articolo, o almeno c’è andato molto vicino: “Cavour non piace perchè la sua azione non rientra nelle due categorie con le quali, invece, la più parte dei suoi connazionali è abituata a pensare alla politica: quella del vuoto moralismo da un lato, ovvero quella della scaltrezza da magliari dall’altro. Unite entrambe da un’invincibile propensione alla faziosità”.
Termino promettendo che, nel lavoro a cui mi sto dedicando, non ci sarà propensione alla faziosità, nè tanto meno a un “patriottismo, in se nobile e giusto, che fa presto da noi a scadere in nazionalismo cretino e retorica insopportabile”. Parole di Montanelli che faccio mie.
Italo Moscati