Home Notizie Venezia 2010 e Tv: ma di che si parla? Le parole vuote delle trasmissioni dal Lido…

Venezia 2010 e Tv: ma di che si parla? Le parole vuote delle trasmissioni dal Lido…

Mi chiedono, gente di cinema, spettatori, veneziani sempre più delusi della loro vecchia mostra: perché le televisioni mandano in onda i soliti personaggi da molti anni a questa parte (sia Rai che Mediaset) e, seguendole, non si riesce a ricavare una informazione con commenti utili su quel che vale la pena di vedere? e soprattutto

pubblicato 6 Settembre 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 13:04


Mi chiedono, gente di cinema, spettatori, veneziani sempre più delusi della loro vecchia mostra: perché le televisioni mandano in onda i soliti personaggi da molti anni a questa parte (sia Rai che Mediaset) e, seguendole, non si riesce a ricavare una informazione con commenti utili su quel che vale la pena di vedere? e soprattutto del “dibattito” (esiste un sinonimo efficace?) che viene provocato dai film, dal cinema ventaglio internazionale che sbarca al Lido e rimbalza sempre meno dal ret carpet (cronache penose) alle serate ufficiali e alle soporifere conferenze stampa.

In genere non rispondo. Non so o non saprei cosa dire. O meglio qualcosa mi affiora alla mente. Ma che pro? A cosa servirebbe? E’ possibile cambiare qualcosa in questa benedeta –detto alla veneta- Mostra in corsa sui binari logori dei suoi faticosi 78 anni? La Mostra sembra uno di quei trenini regionali che si vedono sfrecciare i costosi eurostar a fianco e non riescono a garantire, a parte la puntualità sogno del passato, neanche un puntuale rotolo di carta igienica delle antiche “ritirate”, come si chiamavano i vecchi cessi.

Mi limito ad osservare che il difetto sta nel manico. Nei dirigenti tv che non cambiano- forse non saprebbero come fare- e nelle scarse esigenze della Mostra che si accontenta troppo, è di bocca buona. I giorni festivalieri in tv sono noiosi come un carnevale bagnato. I critici tv dei giornali, che fino a qualche anno fa, attaccavano a testa bassa, inseguendo spunti insignificanti, adesso osservano una grassa astinenza, dopo aver magari aiutano qualche amico a inserirsi e a prendere i comandi. Nessuno dice: ecco un bel tema da sviluppare in onda. Ne offro uno, gratis. Perché hanno tanta fortuna tra gli addetti ai lavori pellicole russe, cilene, cinesi, che sono diverse o diversissime dai film- spettacolo, che siano drammi o drammoni o commedie?

Beh, in attesa, indico un’altra pellicola come dire esotica, nel senso appena indicato: Essential killing del polacco Jerzy Skolimovsky, un regista non giovanissimo fu all’inizio di carriera collaborato del suo connazionale Roman Polanski. Due emigrati che hanno lasciato il loro paese per essere capiti fuori dalle cappe staliniste e per mangiare pellicola. Questo lavoro, in concorso, si avvicina per sobrietà di stile e contenuti sorvegliati a “Post morte del cileno Larrain e a “Ovsyanki” di Ferdorchenko, zona premiandi.

Presenta la disavventura e gli incubi di un afgano che, catturato dai marines, viene trasferito in un campo di reclusione nell’Europa dell’Est. Lo vogliono interrogare, torturare, come è avvenuto nelle prime battute del film. Poi, per un caso l’afgano riesce a fuggire in mezzo alla neve e alla foresta; e dovrà uccidere per sopravvivere, avere una speranza di uscirne. Però…

Skolimowski è sapiente e a poco a poco si smarrisce, la sceneggiatura non l’aiuta. Si getta nella pulizia del linguaggio e in un sentimento di pietà verso il protagonista, che recita da solo in pratica per quasi tutto il tempo. Basterà per commuovere Tarantino e la su composita giuria? Ci facciamo su un “dibattito”? Staremmo freschi, visti i talenti tv in campo.