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Onda rossa in Tv: secondo Il Giornale l’antiberlusconismo in Tv vince in share. Ma forse a pensar male…

Ho letto con grande gusto e delizia l’articolo a firma di Paolo Bracalini su Il Giornale. Una irriverente ironia lo sostiene, mi manca di capire se voluta o spontanea. La cosa peraltro interessante è che l’articolo, che mi è parso di capire sia un libello, è sotto Interni e non sotto Spettacoli. La ciccia è

di marina
pubblicato 10 Settembre 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 12:56


Ho letto con grande gusto e delizia l’articolo a firma di Paolo Bracalini su Il Giornale. Una irriverente ironia lo sostiene, mi manca di capire se voluta o spontanea. La cosa peraltro interessante è che l’articolo, che mi è parso di capire sia un libello, è sotto Interni e non sotto Spettacoli. La ciccia è questa: non ci si può lamentare del fatto che in Tv non ci sia spazio a chi non la pensa come il premier. Scrive Bracalini:

Due terzi dei programmi al via critici col premier. C’è chi urla contro l’epurazione ma Annozero, Otto e mezzo, Ballarò e Report già scaldano i motori. E c’è ancora chi parla di tv in mano a Berlusconi.

La chiama, Bracalini, Onda Rossa e snocciola i dati (o presunti tali, fate voi):

Tolti Vespa con Porta a porta, Matrix e il talk show di Paragone sul Due, il resto – la parte maggiore – punta dritta agli stinchi del premier, con gradazioni diverse di acredine.


Insomma sostiene Bracalini, che almeno televisivamente parlando, stare dall’altra parte forse conviene. Fa nascere così il genere televisivo dell’antiberlusconismo che avrebbe corrispettivi in ambito giornalistico e letterario:

Qui, va detto, l’ossessione si mescola allo share, perché l’antiberlusconismo, nuovo genere giornalistico e letterario, fa ascolti. E dunque i programmi del regime antiberlusconiano si rinnovano di stagione in stagione, anche quelli più odiati dal Cav, tipo Santoro, a giorni pronto a far suonare i suoi violini per ordine del giudice.

Una prova provata? Il boom di Mentana a La7. Il suo Tg come prima azione consistente ha intervistato in esclusiva l’On. Gianfranco Fini. Secondo Bracalini non si tratta di ottimo esercizio della professione di giornalista, ma di antiberlusconismo, anzi meglio ancora di “finismo”:

L’anticavalierismo su cui si stanno sintonizzando i talk di quella rete in effetti ricorda il vagheggiato terzo polo politico, e in particolare il «finismo», la più recente versione di opposizione al premier.

Con tutte queste nuove categorie televisive, confesso che inizia a girarmi la testa. Comunque, Bracalini continua a scrivere che dalla trasmissione della Dandini a Riccardo Iacona a Milena Gabanelli a Luisella Costamagna alla D’Amico, tutti ma proprio tutti rosicchiano share costruendo una tv del genere antiberlusconismo. Perdona Daria Bignardi, che ritorna con Le Invasioni Barbariche e che definisce:

La dependance televisiva di Vanity Fair. La Bignardi non è propriamente una anti Cav, anche se i berlusconiani direbbero di sì. È piuttosto rappresentante di quel mondo intelligente, che legge i libri e le riviste glamour, per cui l’universo del centrodestra (pidiellino-leghista) è comunque troppo popular (per non dire plebeo) per essere condivisibile. Per puntare a share più alti rispetto alla scorsa stagione (in Rai) la Bignardi avrebbe deciso di caricare la porzione di politica del programma, più ospiti tra ministri, onorevoli e leader di partito.

Insomma, di che ci lamentiamo? In tv ci sarebbe spazio per tutti e neanche tanto per il Cav:

Certo, il centrodestra può contare sui due tg di Rai Uno e Rai Due, ma l’idea di una Rai berlusconizzata non sta in piedi. A meno di non dar retta al Fatto, che qualche tempo fa metteva tra gli avamposti della propaganda Pdl programmi come La vita in diretta, L’Italia sul due, L’arena di Giletti, Tv7. E il meteo no?

Magari il meteo no, caro Bracalini, anche se a vederlo inserito tra le pagine del Tg1 viene il sospetto. Comunque, si è chiesto se, piuttosto che un genere, l’antiberlusconiscmo non sia esercizio della libera informazione? E poi viene anche in mente quell’adagio di un vecchio della politica che diceva: a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca sempre. Forse è questo uno dei segreti del successo delle trasmissioni dell’Onda rossa?