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Venezia 2010 e Tv: le storie nascoste a volte brillano più dei film

In una intervista Marco Muller, abile tramviere di quel tram che si chiama desiderio di chiama cinema, lamenta che non sempre l’attenzione pubblica (dei massmedia) sappia cogliere tutte le occasioni fornite della mostra, e valorizzarle. Ha ragione. Ma sa benissimo che gli addetti ai lavori già fanno, almeno molti di loro, salti mortali per vedere

pubblicato 10 Settembre 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 12:55


In una intervista Marco Muller, abile tramviere di quel tram che si chiama desiderio di chiama cinema, lamenta che non sempre l’attenzione pubblica (dei massmedia) sappia cogliere tutte le occasioni fornite della mostra, e valorizzarle. Ha ragione. Ma sa benissimo che gli addetti ai lavori già fanno, almeno molti di loro, salti mortali per vedere i film delle sezioni più importanti, e solo di rado riescono a vedere ciò che sembra a loro interessante.

Quest’anno, in varie sezioni, sono stati inseriti dei film che vengono dalla televisione, quasi sempre Rai. Faccio solo qualche breve esempio. Il film di Giancarlo Scarchilli, “Vittorio racconta Gassman- Una vita da mattatore” contiene in gran parte dei documenti provenienti dalle Teche Rai ed è stato inserito tra i lavori fuori concorso. “Ma che storia” di Gianfranco Pannone è fra quelli inseriti in “Controcampo italiano”, contiene documenti che vengono anche dal Luce, molti dei quali sono stati usati dalle tv, e naturalmente anche dalla Rai. “Dai nostri inviati- La Rai racconta la Mostra del cinema 1954-1967” di Giuseppe Giannotti ed Enrico Salvatori,è un lavoro finito nella sezione “Eventi”.

Il doc di Giannotti e Salvatori ha un titolo chiarissimo, e mi dispiace di non avere avuto il tempo di vederlo, preso com’ero dalle pellicole in concorso e da altre che sono progettate per incontrare in prima battuta gli spettatori nelle sale.

A questi esempi si può aggiungere 1960 di Gabriele Salvatores, interamente realizzato non i documenti delle Teche Rai, anch’esso nella sezione fuori concorso. Può essere un criterio, quello degli organizzatori, di dividere le proposte secondo le caratteristiche dei film, il nome conosciuto degli autori, le strategie produttive e distributive.

Ma, ecco il punto, forse la situazione in ordine sparso potrebbe essere ordinata in coerenza con le fonti e gli stili non fiction. Sarebbe utile e interessante raccogliere in una sezione apposita, per fare confronti, il modo con cui oggi si affronta il racconto delle immagini, e in specie della storia, con i documenti delle tv e degli archivi. Potrebbe essere l’occasione di affrontare il tema dei rapporti cinema- tv in una linea di proposta più coerente.

Insomma, la mia è un osservazione che giro, come si dice, alle competenti autorità della Mostra. Un’ultima osservazione che penso calzi a pennello. M i spiace di avere perduto “Dai nostri inviati”. Uno degli autori, Giannotti, lo conosco e lo stimo. Avrei voluto vedere insieme il suo lavoro e quello che avevo fatto negli anni Ottanta intitolato “Nozze d’oro a Venezia” dedicato ai cinquanta anni della Mostra, ai suoi film e ai personaggi venuti al Lido.

Tra i personaggi nel film sono compresi gli inviati- da Piero Angela, c’era stato anche fra i cronisti tv d’antan, Carlo Mazzarella, Lello Bersani e altri-, e tante altre persone che hanno raccontato le storie della Mostra. In “Nozze d’oro”si cerca di mettere a confronto la scena e i retroscena, vera chiave per capire questa manifestazione che va avanti nonostante tutto, in attesa di un nuovo palazzo del cinema, mentre il Des Bains di “Morte a Venezia” diventa un residente e non si bene come finirà l’Hotel Excelsior, vetrina della vanità e del divismo, gente che va e gente che viene (cosa potrebbe dire Sergio Leone che girò una scena davanti all’Hotel facendoci credere di essere in un’altra parte del mondo: in “C’era una volta in America”). I documenti sono “piezze ‘e core”, direbbe Eduardo. Come i figli. Quasi.