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La7, Antonello Piroso e Enrico Mentana i più corretti in Tv sul caso di Sarah Scazzi

Mi aggiungo al coro delle critiche Tv di ieri a proposito del caso Sarah Scazzi. Due incipit di La7 meritano di essere portati alla ribalta di questo blog: la chiusura del Tg La7 di Enrico Mentana sul caso Sarah Scazzi e l’editoriale di Antonello Piroso a Niente di Personale sempre sulla medesima vicenda. E’ il

di marina
pubblicato 11 Ottobre 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 12:05


Mi aggiungo al coro delle critiche Tv di ieri a proposito del caso Sarah Scazzi. Due incipit di La7 meritano di essere portati alla ribalta di questo blog: la chiusura del Tg La7 di Enrico Mentana sul caso Sarah Scazzi e l’editoriale di Antonello Piroso a Niente di Personale sempre sulla medesima vicenda. E’ il caso di aprire con una chiosa: la classe non è acqua. E aggiungo che se nelle vene scorre sangue e non acqua, si sa bene come trattare determinati argomenti al di la di ogni professionalità.

Ieri, nell’edizione del Tg delle 20 Enrico Mentana ha chiuso definitivamente il capitolo Scazzi con la lettura dell’inquietante confessione di Michele Misseri, lo zio assassino (dopo il salto il video). Ha riportato parte della ricostruzione fatta dagli inquirenti specificando che ora i Pm sono alla ricerca di eventuali complicità che potrebbero essere maturare nel medesimo ambito familiare. E ha aggiunto Mentana:

A meno che non vi siano nuovi fatti, il caso Scazzi, almeno per quanto ci riguarda, lo chiudiamo qui.

Sancito così la fine del diritto di cronaca, nella più corretta deontologia professionale. Come a dire, a meno che non vi saranno altri elementi probanti sappiate che noi non faremo merchandising su questa vicenda. Chapeau.

Poco dopo, Antonello Piroso ha aperto il suo NDP con un editoriale, già pubblicato su Il Riformista, dedicato proprio al caso Scazzi e alla grande assente da tutta questa vicenda: l’umana Pietà. Legge Piroso a NDP:

Per la regola del “cane non mangia cane”, dovrei astenermi dal parlarne. Ma poi uno si chiede: e perché no? Posso dire – non come giornalista, non come cittadino, ma come persona – di aver assistito a uno spettacolo devastante, che ha trovato il suo culmine quando ci si è rivolti alla madre della ragazza cui era stata appena data in diretta la notizia delle “indiscrezioni” sulla confessione dello zio in relazione all’omicidio della figlia, chiedendo in sostanza a lei se era il caso di proseguire o meno la puntata ?!? Ma non ci si poteva fermare, “chiamare” – come si dice in gergo – la pubblicità, dare la tremenda notizia ai parenti straziati e congedarli, per poi riprendere a raccontare, dopo gli spot, gli sviluppi del caso senza più alcun collegamento con la famiglia, seduta tra l’altro nella cucina della casa dell’omicida? Forse l’audience ne avrebbe risentito, o forse no, ma sarebbe stata una scelta comunque premiante dal punto di vista del senso di umanità.

Dunque, l’atroce spettacolo della telecamera fissa sul volto agonizzante (perché tale era) della mamma di Sarah Scazzi scopriamo, poteva essere evitato. Avvisa Piroso, di non invocare il diritto di cronaca!

Ecco ancora cosa ha letto e il passo si riferisce a un editoriale precedente dedicato alla morte in diretta Tv di Franco Scoglio, l’allenatore stroncato da un infarto :

Siamo adulti e vaccinati, siamo liberal e democratici, abbiamo la libertà d’espressione tutelata dalla Costituzione, e giù le mani dal diritto di cronaca. Ma c’è un confine – segnato dall’umana pietà – che non dovrebbe essere varcato, per non mortificare (mai termine risultò più calzante) la nostra stessa dignità davanti all’Evento Supremo. Dobbiamo forse vedere in un video un pedofilo molestare un bambino per provare, suscitare o raccontare il disgusto?Dobbiamo diventare noi stessi ostaggi del guardonismo mediatico – contemplando le immagini dei fondamentalisti islamici che sgozzano i loro ostaggi per provare, suscitare o raccontare l’orrore e la ripulsa per quella ideologia di morte? Lo sappiamo: è facile fare la morale, ancora più facile ergersi a moralisti. Ma sarebbe bello, una volta soltanto, che noi giornalisti trovassimo non solo l’orgoglio di alzare la voce (quando lo troviamo…), ma il faticoso coraggio di rimanere in silenzio.

Un principio su tutti, il diritto di cronaca nulla a che fare con la pornografia del dolore che fino a oggi abbiamo visto in Tv a proposito della tragedia della ragazzina di Avetrana.

Enrico Mentana