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INNOVAZIONI: la radio come il piercing?

Radio3Rai ha compiuto i suo primi sessant’anni: complimenti alla radio, al suo direttore Marino Sinibaldi e a tutti coloro che lavorano con lui. Mi dispiace di non aver potuto essere presente a una festa di qualche giorno fa negli studi di via Asiagio, a Roma; ma ero impegnato altrove, per la grande sorella televisione. Agli

11 Ottobre 2010 09:51

Radio3Rai ha compiuto i suo primi sessant’anni: complimenti alla radio, al suo direttore Marino Sinibaldi e a tutti coloro che lavorano con lui. Mi dispiace di non aver potuto essere presente a una festa di qualche giorno fa negli studi di via Asiagio, a Roma; ma ero impegnato altrove, per la grande sorella televisione. Agli spot che sono stati trasmessi dalla radio, registrati da nomi d’ogni campo, vorrei aggiungere il mio.

Fuori dalla retorica celebrativa (le celebrazioni vanno bene, la retorica no) tengo a dire che alla radio mi sono sempre, o quasi sempre, molto divertito facendo o partecipando ai suoi programmi: dal lontano “Combinazione suono” a “Radioe3suite” (che ho condotto, imparando molto), “Hollywood Party”, ” Alle 8 della sera”, “Spazio Tre”, “La storia in giallo”, e a tante altre; inoltre, come non ricordare i radiodrammi che ho scritto- uno fra tutti, “Rossiniana” interpretato dal grande Renato De Carmine nel ruolo del compositore-, lo sceneggiato “Il ritorno di Belfagor” di cui ho curato la regia, i docudrama “Ma com’era il 1968? ” e “1989: il crollo del Muro di Berlino” in cui ho cercato di innovare un genere favolosamente adatto alla inventiva radiofonica: il racconto col documentario. Penso, e passo oltre, che sia i radiodrammi e i docudrammi potrebbero avere un grande futuro.

Questa mia speranza, come ho detto a “Revolver” la radio della Università di Perugia durante lo svolgimento del Prix Italia, nasce anche da un fatto che riguarda sia le radio che le televisioni. Questi media, mai abbastanza sperimentati, si trovano spesso a ripetere fino alla noia, e alla consunzione, o alla sopravvivenza stentata, le logiche dei contenitori. Lo schema dei contenitori soffre dalla fissirà della formula: studio con conduttore e ospiti, telefonate, stacchi musicali, e così via. Lo schema non è rinunciabile e dipende dalle scelte compiute nei temi e nella impaginazione dagli autori, oltre che dei conduttori (mestiere difficilissimo). Se le scelte vengono sperimentate, provate e riprovate, accade come accade per Radio3Rai, trovando vie giuste, la formula può essere rigenerata.

Un’altra questione è quella legata alla strategia di coivolgere tante fatte di pubblico (interessati al cinema, alla musica, al teatro eccetera). Tante comunità e modi diversi di proporre argomenti e modi di svilupparli, spesso tante parti che rischiano di non diventare “coro”. Cosa voglio dire? Molto semplicemente che le radio, come le tv, non possono rinunciare a linguaggi generalisti, aperti o, come dicono gli esperti, fruibili anche dagli ascoltatori- spettatori curiosi, interessati a capire, essere attratti, coinvolgersi.

Un’ultima annotazione. Ho sentito proprio su Radi3Rai, nel corso di una rubrica varia e a volte molto stimolante, che ci saranno radio che potranno sdraiarsi su e nella nostra epidermide. Il nostro corpo potrà funzionare come un’antenna radio e quindi ricevente. Il nostro corpo, che può “indossare” la radio in una delle tante miniaturizzano e rilanciano potrà incorporarla, addirittura. Fantascienza a portata di mano. Piercing da sintonizzare.

Concludo. Le radio possono, e debbono, fare giornalismo e informazione culturale. Anzi, così fanno qualità, spesso grande. Amo la musica, tutta, e la radio (in particare la beneamata Radio3Rai) fa già molto, e ascolto spesso imparando molto, moltissimo, spesso godendo molto o moltissimo.Il mio corpo-orecchio funziona bene, anzi benissimo. La qualità musica è tale che si può persino pensare che la si possa trasformare in un motore creativo con le sue emozionie e le sue storie. La musica è stretta parente della fantascienza( i futuri piercing-antenna).

Quindi, auguri a Radio3Rai. Con una domanda da appassionato o meglio devoto: come la radio può uscire da sue certe comodità realizzative e trovare magari qualche sentierino per provare a creare la nuova “fantascienza” della comunicazione, in senso coraggiosamente generalista?
Buon ascolto! Buoni ascolti!
Italo Moscati