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QUELLA DI SAVIANO NON E’ UNA SAGA NE’ UN’EPOPEA, ANZI…

“Vieni via con me” grazie a Roberto Saviano si avvia ad essere la trasmissione della stagione tv 2010-2011 di maggior successo. Sono contento per chi la fa, per Rai3 e il direttore Paolo Ruffini, e propongo una breve riflessione. Ci troviamo di fronte a qualcosa di fuori dal comune. Fabio Fazio, Roberto Benigni, Paolo Rossi,

pubblicato 21 Novembre 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 10:57


“Vieni via con me” grazie a Roberto Saviano si avvia ad essere la trasmissione della stagione tv 2010-2011 di maggior successo. Sono contento per chi la fa, per Rai3 e il direttore Paolo Ruffini, e propongo una breve riflessione.

Ci troviamo di fronte a qualcosa di fuori dal comune. Fabio Fazio, Roberto Benigni, Paolo Rossi, Antonio Albanese c’entrano ma non solo loro a far lievitare “Vieni via con me”. Non lo sono stati neanche i disciplinati politici Bersani e Fini con l’elenco dei pregi e degli ideali della sinistra e della destra. Niente di nuovo sotto il sole, Aggiungo, in quanto ai politici, che sono contento di vedere coinvolto il ministro Maroni, che da mesi sta conducendo una lotta fruttuosa contro la criminalità, la stessa che Saviano ha descritto con potenza nel suo “Gomorra” che è diventato un film e che adesso diventerà un serial.

E’ un grande momento per il giovane Saviano che ha la faccia di tanti giovani che s’incontrano dovunque nel nostro paese: sguardo intenso e deciso, buono, barba a fior di pelle, nessun capello, e sotto la calvizie tante idee che circolano, la voglia di raccontare, la voglia di essere utile, la indignazione pacata, sentita, civile che in tv non c’è più sostituita dall’invettiva, dal do di petto, dalla rissa, dallo sputo verbale.
La voglia di raccontare. Magari eccedendo nelle similitudini almeno in tv. Saviano non ha smesso mai di farlo dopo “Gomorra” in altri suoi libri (fa bene a non lasciare la Mondadori se l’editore che gli ha portato fortuna continuerà a sostenerlo)e negli articoli che scrive. Saviano fa bene a battere il ferro caldo e sempre più caldo di questa stagione d’inverno anche col sole in cui il nostro Paese cerca di traghettare non si sa verso dove e come.

Saviano fa bene a insistere sulla criminalità di cui è impastata con l’Italia e ne fa scempio da prima del’Unità (i 150 anni) e anche dopo, fino a noi (fino a quando?). Se non si combatte, e non si riduce molto o non scompare, la crisi italiana ormai di lunga data andrà avanti, anche quando verrà superata, se sarà superata, la crisi dell’Europa e dell’economia della nostra parte del mondo, l’Occidente,
La criminalità “é”, per molti aspetti, nella crisi e nella economia, la investe, la contraddistingue, la supera. L’economia nella crisi à l’economia della criminalità. La criminalità che ha i suoi capi, i suoi ministeri, le truppe di assalto, i suoi sindacati (quelli che decidono dove, quando e come lavorano i lavoratori del crimine) , i suoi istituti di pensionamento, i suoi pensionati che chiedono l’aumento (vedi “Gomorra”); insomma che punta farsi stato nello stato, in modo camaleontico, e ha una formidabile politica estera. Si potrebbe continuare…
Saviano fa bene a insistere sui temi che gli stanno a cuore, e che stanno a cuore a lettori e a telespettatori che lo seguono. La sua non è una denuncia tipica della tv: è un testo teatrale-verità (anche quando va oltre con l’immaginazione), una proposta scenica che non ha nulla in comune con gli spettacoli o i film impegnati di ieri e di oggi, documenti di smarrimento e di buona volontà che sono spariti nel tempo, e ce ne sono stati tanti, e di qualità.
La sua non è una saga o un’epopea in nome dei rimandi affabulatori della cronaca nera o dovunque i temi della criminalità vengono usati, affiorano e passano, o delle pagine scritte o delle immagini tv chiuse in capitoli fini a stessi, un ordito di fatti e personaggi che torna e ritorna come un tormentone in avvitamento.
Saviano è uno scrittore. La prima parte del libro “Gomorra” è un capolavoro. Letterario, Di stile potente, incisivo, elegante. Elegante, sì, perchè rispetta la forma diretta’, e metaforica, di parole che filano in una combinazione limpida, che svela realtà ma soprattutto idee e sentimenti. Le idee e i sentimenti dolorosi di una scoperta di recenti di situazioni criminali peraltro in corso da anni: tra lo smarrimento e il testardo intendimento di superararlo.
Non ci sono molti scrittori all’altezza di quelle pagine.
Saviano, non abbandonare la letteratura che hai praticato in “Gomorra”, letteratura concreta, vera, appassionante. Delicata, Forte. Importante. Continuare con la letteratura che va oltre il cinema, il teatro, la tv, questa è la strada. Da non abbandonare. La strada che ha aperto un’autostrada ai lati della quale ci sono le insidie: quelle del cattivo impiego, delle digressioni, degli svelamenti non contaminabili dai media. Saviano propone percorsi aperti,carichi di severa, seria ribellione verso un destino costruito da storie criminali e di protettori di criminali professionisti e persino “statalizzati”, stato o stati nello stato. Contro il cattivo gioco dei fraitendimenti imprevedibili, delle confusioni nelle polemiche e nei polveroni mediatici.
I media sono tante parentesi messe in fila, una dopo l’altra. Anche se pensano di essere dei monumenti.Monumenti costruiti a vista. Ma sono solo repertorio, contenitori di repertorio, archivio a telecomando acceso/spento.
I media sono i termoconvertitori della informazione, dei fatti e dei personaggi; creano e abbattono eroi, e se non ci sono se li inventa; macinano a comando degli addetti ai lavori, in una gamma molto ampia che fa da chi compae appena a dire il suo servizio al conduttore che monta fatti, personaggi e temi come fossero cavalli con già pronta la sella,
Stasera, dunque, terza puntata di “Vieni via con me”. Paolo Conte, autore del titolo e della canzone, non immaginava, penso, il gran successo della trasmissione. Lui ha messo il titolo e la musica, Saviano le parole che contano. Le dica ma non smetta di scrivere. Non dimentichi “Gomorra” e la sua originalità letteraria, ripeto letteraria, documenti senza pari. Servono nuovi e diversi documenti. Fuori dalla scatola delle saghe magiche, delle epopee illusorie.
Italo Moscati

Rai 3Roberto Saviano