FUGHE (2) – Alla tv non frega niente dei giovani…
Di tanto in tanto rispunta il tema del giovanilismo, alibi annoso di quanti (gli adulti adulteri dei figli) vogliono mostrarsi a parole favorevoli ai cambiamenti, e mollare le poltrone: Invece, con la parolaccia magica g i o v a n i l i s m o, degradano i giovani a poveracci inginocchiati ai tavoli per
Di tanto in tanto rispunta il tema del giovanilismo, alibi annoso di quanti (gli adulti adulteri dei figli) vogliono mostrarsi a parole favorevoli ai cambiamenti, e mollare le poltrone: Invece, con la parolaccia magica g i o v a n i l i s m o, degradano i giovani a poveracci inginocchiati ai tavoli per potere per mangiare gli avanzi, le molliche, le tossine.
Il tema è rispuntato in un editoriale di Giovanni Sartori che, a 86 anni, dice cose sensate, e cioè che i giovani hanno energie da vendere ma non sanno molto e che i vecchi sanno poco o molto ma non hanno energie da spendere. Tesi di conio lapalissiano che serve per andare in tv, e infatti il simpatico Vegliardo è stato intervistato a “Niente di personale” a la 7 e ha fatto pubblicità ad un suo libro in uscita.
Il tema è stato ripreso qua e là da stampa e tv per lo spunto fornito da una polemica di Pier Luigi Celli che, in nome di un ‘intervista sulla Repubblica -mi pare- uscita di qualche tempo fa, ha suscitato brividi in tutti compresa la sua datrice di lavoro (Marcegaglia) sulla necessità dei giovani di smammare all’estero per esistere. Scandalo. In casi del genere a chi porta scandalo, sapendo bene di volerlo fare, scappa di fare un libro. Lettura che si può omettere, tanto la minestra è sempre la stessa.
Il tema viene ripreso alla radio, alla tv, sui giornali a proposito del libro che cominciò a rendere famoso Pier Vittorio Tondelli, un bravo e sensibile scrittore. Tondelli, si dice, ha inventato il “giovane scrittore” che incoraggiò, o celebrò anzitempo in tre antologie under 25 intitolate “Gli scarti”. Non so se è vera l’invenzione. Ma è certa la perplessità di chi, giovane oggi come Antonella Lattanzi, ha scritto in proposito, sulla Repubblica: “Nel 2010 le ‘scoperte’ tondelliane hanno perso spesso il loro carattere innovativo per diventare sbadiglio, sterile epigono:in queste spaccature oggi ci troviamo comodi. Smettiamo di osare”. Esatto.
Il tema, coniugato in libri, è esattamente questo: gli editori, vecchi e nuovi, nuovissimo o al gerovital, hanno creato piste di bob per autori da lanciare senza criterio, un tanto al chilo, non importa come e perchè, in virtù di un “largo ai giovani” che assomiglia all’allattamento di pecorelle coniate in laboratorio e poi mandate a pascolare nella caxxa del mercato, dove si trova già altra cacca sedimentata.
Il tema ha una lunga preparazione in radio e televisione. Impagabili le interviste radio al povero Tondelli, inizi anni Ottanta, che doveva rispondere a domande-drogate se si sentiva scrittore e nuovo e laboratoriale; o quelle televisive in una puntata di “Mixer Cultura” in cui sempre il povero Tondelli aveva una pistola puntata sulla fronte e doveva mostrarsi estroso, avanzato, avanguardista, avanti popolo della futura letteratura, avariato in senso di letale i nome dell’anticonformismo.
Io non sono più giovane. Arriccio però il naso quando sento puzza di mode che scoprono l’ombrello del ricambio generazionale, ricambio che gli adulti (noi, molti di noi) propalano ai quattro venti dopo essere passati al bisturi del chirurgo senza estetia e a nutristi col viagra, per poi rischiare la morte facendo lo jogging.
Quanto ritorna sugli scudi e sull bandiere delle chiacchiere sul giovanilismo, bisogna stare attenti.
I pro-giovanilisti, cadenti per età e per idee, godono un mondo quando vedono le loro “creature”, scelte e formate da loro stessi, finire nel tritacarne e caxxa del mercato editoriale o cinematografico o musicale o televisivo; e nei fuochi e non fatui della protesta promossa dai tg e dagli speciali.
I pericolo è serio soprattutto quando gli adulti che hanno in gran parte responsabilità in quel che succede, si mettono al lavoro con carta penna e telecamera per fare i meditabondi, puntanto il dito verso il demone giovanilistico, dimentichi di essere figli di chi l’ha creato.
Meditate, ragazzi, meditate. E fate finta di niente. Fidatevi solo di chi non pronuncia il motto: “largo ai giovani”, viene dai nostalgici di un fascismo carico di gerontocrati e di geriatri. Altri tempi…
Italo Moscati