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FUGHE (3)- Sono andato Torino con Giamburrasca…

Ero a Torino, Cinema Massimo 3, per partecipare a “Sottodiciotto”, un rassegna di film, documentari, tv che da anni si occupa dei giovani e anzi dei giovanissimi. Torino con questa rassegna completa la sua ricognizione annuale su tutto il cinema e la tv, considerando che il Festival diretto da Gianni Amelio, subentrato a Nanni Moretti,

pubblicato 18 Dicembre 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 10:13

Ero a Torino, Cinema Massimo 3, per partecipare a “Sottodiciotto”, un rassegna di film, documentari, tv che da anni si occupa dei giovani e anzi dei giovanissimi. Torino con questa rassegna completa la sua ricognizione annuale su tutto il cinema e la tv, considerando che il Festival diretto da Gianni Amelio, subentrato a Nanni Moretti, alle origini si dedicava specificamente ai giovani autori, alle opere prime e seconde.

A “Sottodiciotto”, occasione importante, a cura di organizzatori efficienti e gentili, ho portato il mio film doc “Giamburrasca & C” , già trasmesso da La Grande Storia di Rai3 e di recente ritrasmesso nei canali satellitari e anche da Rai Internazional per gli italiani del mondo.
Il film racconta i giovanissimi che entrano nella scuola, asili ed elementari, e si ferma al termine della scuola media. Lo spunto di partenza, per le immagini, sono le sequenze del cinema e della tv, sceneggiati e programmi di taglio giornalistico, sui primi e ultimi giorni di scuola. Da “Cuore” a “Twiligh”, dalle comiche tv con Mario Riva e Aldo Fabrizi, eccetera…
Nell ‘incontro torinese la proiezione ha lasciato il posto a considerazioni sulla televisione ieri e oggi, sui programmi per i bambini e i ragazzi. Un tema scottante. Una questione aperta. Un punto dolente nei palinsesti. Grande insoddisfazione di tutti gli adulti, mentre i ragazzini continuano ad essere messi in poltrona, affidati alla baby sitter dei canali tv, una baby sitter permissiva e present ventiquattro ore su ventiquattro, poco costosa e soprattutto ipnotica.

Le considerazioni si sono spinte anche a quei programmi di prima serata, presenti in Rai e in Mediaset, che hanno per protagonisti i ragazzini e conduttori o conduttrici (da Paolo Bonolis ad Antonella Clerici, a Gerry Scotti) .
E’ una miniera d’oro per gli ascolti, si sa. Nel cinema, tra cineasti e produttori interessati soprattutto al botteghino, da sempre circola il motto: “cani e bambini fanno ricchi i botteghini”. Poteva la televisione non seguire l’alto magistero del cinema? Non poteva.

Tutti sanno che dallo ” Zecchino d’oro” ai giorni nostri la corsa al motto-formula magica è continuata senza posa, in mezzo alle polemiche. Ne ricordo una.
In una puntata di “Novecento” di un paio di anni fa avvenne una curiosa scenetta. Il Pippo Baudo, orgoglio della nazione tv, aveva invitato una giovanissima cantante ad esibirsi, e aveva voluto in collegamento da Milano la psicologa Maria Rita Parsi. Al termine della esecuzione, Baudo interpellò la Parsi sul tema dei debutti, delle apparizioni dei minorenni sul piccolo schermo.
La Parsi attaccò test bassa. Disse che la trasmissione aveva fatto qualcosa di estremamente grave: puntare riflettori sulla giovanissima. Baudo reagì. La Parsi replicò che lui ,il Grande Big, si era reso responsabile di una iniziativa inaccettabile: aver “consumato” la piccola protagonista. Il Grande Big si offese, il tono si avvicinò alla rissa, e la Parsi si alzò e se ne andò, sotto gli occhi della piccola protagonista sgranati per la sorpresa e l’imbarazzo.
Ecco. La scenetta riproduceva in sintesi la vecchia, ardua domanda: dove sta il confine tra abuso e consumo, e un rapporto corretto con i giovanissimi in tv? Una domanda che risulta senza risposta. Nonostante i convegni, gli incontri, i saggi, le avvertenze, gli scontri. La tv, anzi le tv hanno deciso che i ragazzini devono indossare non la divisa ma “le divise” delle tv e i limiti sono gestiti e gestibili dai produttori delle emittenti e dagli autori-conduttori.
Se le tv sbagliano spesso sulla questione (servirebbe sensibilità, ma dov’è?) sbagliano spesso le organizzazioni che vogliono tutelare i minori e sanno solo protestare genericamente, sconfitti con regolarità. Perchè? Dovrebbero dircelo loro che sono i competenti.
Personalmente penso che solo il buon senso e la misura potrebbero essere utili. Ma così non ho detto niente. E allora?
Quando ho scritto il progetto di “Giamburrasca & C” e, prima ancora, di “Adolescenti- Principianti assoluti” sono partito da un’idea- base, questa: faccio vedere, racconto i ragazzini e i ragazzi che hanno vestito le “divise” loro imposte nel secolo scorso e fino ad oggi. Le divise dei “balilla” nel fascismo e quelle dei “pionieri” nel comunismo, nel nazismo tedesco o nella Cina di Mao. Ma anche le divise che non si presentano come tali: le mode con i piccoli modelli a sfilare in passserella, le cronache sulle baby gang che vestono i ragazzini della divisa criminale, gli show dallo “Zecchino” agli appuntamenti delle star tascabili sotto gli occhi ghiotti dei genitori e soprattutto dei produttori tv.
Servirebbe buon senso, misura. Come? Mi pare che sempre più, in questi anni, si sia allargata la vecchia formula del cinema: nella formula “cani e bambini fanno bene ai botteghini” bisogna aggiungere ai cani e bambini anche conduttori, genitori e produttori. Con questa rima: “tutti uniti appassionatamente tanto non si può far niente”.
Italo Moscati